Il governo Meloni ha svelato le prime carte sulla riforma delle concessioni balneari, convocando le associazioni di categoria per sentire il loro parere sul da farsi. Si è trattato di audizioni singole tenutesi tra ieri e mercoledì, durante le quali il ministro agli affari europei Raffaele Fitto – che a quanto pare è diventato il referente ufficiale della questione – ha messo i sindacati davanti a un bivio: sostenere la proroga di un anno delle concessioni, proposta da Lega e Forza Italia attraverso un emendamento al decreto milleproroghe, oppure appoggiare il rinvio di tre mesi del termine per esercitare la delega prevista dalla legge sulla concorrenza voluta dal precedente governo Draghi, che prevede la scadenza dei titoli al 31 dicembre 2023 e la successiva riassegnazione tramite procedure selettive.
La posizione del governo
Negli ultimi giorni, la vicenda delle concessioni balneari ha subìto un’escalation. La legge sulla concorrenza di Draghi aveva recepito le disposizioni di una sentenza del Consiglio di Stato, che ha annullato l’ultima proroga dei titoli al 2033 e imposto di riassegnarle tramite gare pubbliche entro la fine di quest’anno, preannunciando anche che qualsiasi eventuale ulteriore proroga sarebbe stata disapplicata perché in contrasto col diritto europeo. Le modalità per disciplinare le gare dovrebbero essere decise da un decreto attuativo da approvare entro la fine di febbraio; tuttavia, durante la campagna elettorale, le forze di centrodestra (soprattutto Fratelli d’Italia dall’opposizione) hanno promesso che avrebbero tutelato le attuali imprese balneari e lavorato per escludere dalle gare previste dalla direttiva europea Bolkestein. Invece, in seguito a un incontro tra governo e forze di maggioranza e alle successive dichiarazioni di alcuni esponenti dell’esecutivo, è emersa l’intenzione di rispettare il diritto europeo e dunque disciplinare la riassegnazione delle concessioni tramite gare pubbliche entro la fine di quest’anno, seguendo così la strada tracciata da Draghi. L’unica indecisione del governo sarebbe nelle modalità tecniche con cui prendersi qualche mese in più per lavorare a una legge molto complessa, che richiede più tempo rispetto alla scadenza di febbraio prevista dalla legge sulla concorrenza. In base a questa, infatti, il decreto attuativo dovrebbe ricevere il parere affermativo di cinque diversi ministeri competenti (turismo, affari regionali, affari europei, sviluppo economico, infrastrutture), della Conferenza delle Regioni, dell’Anci, dell’Agenzia del demanio e del Consiglio di Stato; ma dal momento che il precedente esecutivo si è dimesso e che si sono tenute le elezioni anticipate, il governo Meloni non ha ancora avuto il tempo per lavorare alla stesura della norma ed è obiettivamente impossibile che nel giro di un mese la completi e riceva il placet di tutti gli enti coinvolti. Perciò l’alternativa proposta dal governo, come confermato da tutte le associazioni balneari, sarebbe come detto tra prorogare le concessioni di un anno oppure allungare il termine per esercitare la delega prevista dalla legge sulla concorrenza di tre o quattro mesi.
In realtà, però, si tratta di una falsa alternativa. La proroga delle concessioni, infatti, sarebbe un provvedimento automatico e generalizzato su cui il Consiglio di Stato e la Corte di giustizia dell’Unione europea si sono già espressi, dichiarandone l’incompatibilità col diritto comunitario. Pertanto un provvedimento come quello proposto da Lega e Forza Italia al decreto milleproroghe, se venisse approvato, sarebbe immediatamente disapplicato da tutti i tribunali e funzionari comunali. Le forze di maggioranza ne sono perfettamente consapevoli; pertanto stanno sottoponendo alle associazioni di categoria la scelta fra una strada illegittima e pericolosa, che rischia di complicare ancora di più una situazione già difficile, e una strada invece più facilmente percorribile, che però implica l’applicazione della legge sulla concorrenza e delle gare per le concessioni, sulle quali il centrodestra si è sempre dichiarato contrario. Ciò dimostra quanto abbiamo affermato su Mondo Balneare nei giorni scorsi, ovvero che il governo pare proprio orientato a rinnegare gli impegni presi in passato e a disciplinare le evidenze pubbliche delle concessioni. Infatti, se ci fosse stata la reale intenzione di escludere le attuali imprese balneari dalle gare, alle associazioni di categoria sarebbe stata sottoposta quantomeno una terza scelta: ovvero quella di abrogare gli articoli 3 e 4 della legge sulla concorrenza e approvare una nuova norma per avere maggiori margini di manovra. Invece, allungare i tempi della delega significherebbe di fatto mantenere la “legge Draghi” in vita e di fatto accettarla. In definitiva, quelle dei giorni scorsi appaiono come consultazioni di facciata per confrontarsi su una decisione già presa e per avviare il gioco dello scaricabarile rispetto a una decisione che comunque farà perdere molto consenso alle forze di maggioranza, ormai sull’orlo di un vero e proprio suicidio politico rispetto ai balneari. Non è un caso che la questione sia stata affidata al ministro Raffaele Fitto – che già nel 2009 fu autore di una proposta di legge sulle gare delle concessioni balneari, respinta con furore dalle associazioni di categoria – e non invece al suo collega Nello Musumeci, nonostante quest’ultimo abbia deleghe meno impegnative rispetto all’agenda di Fitto e nonostante nei mesi scorsi gli si attribuisse il ruolo di referente ufficiale sulla materia.
Le posizioni delle associazioni di categoria
Durante i colloqui con il ministro Fitto, le numerose associazioni di categoria degli imprenditori balneari hanno espresso posizioni differenti tra loro, di cui abbiamo notizia nei giorni scorsi pubblicando i rispettivi comunicati. Per comodità, le riassumiamo qui di seguito. Al momento ci risultano due associazioni a favore della legge sulla concorrenza (Confartigianato e Confimprese), cinque a favore della proroga delle concessioni (Assobalneari, Federbalneari, Base balneare, Cna balneari e Itb Italia), una che ha chiesto l’approvazione di entrambe le misure (Fiba-Confesercenti) e una che invece si è opposta a tutte e due le alternative e ha chiesto l’abrogazione della legge sulla concorrenza (Sib-Confcommercio).
A favore di attuare la delega sulla legge sulla concorrenza, e dunque le immediate gare per le concessioni balneari anziché la proroga, si è schierata Confartigianato imprese demaniali: «Priorità assoluta nel definire una condizione di stabilità che consenta ai concessionari di far valere la loro professionalità e di poter pianificare investimenti, che allo stato attuale sono impossibili, e immaginare uno slot di qualche mese per impostare assieme al governo i criteri delle gare, in modo da evitare le battaglie legali». Leggi la nota completa >
Analoga la posizione di Confimprese demaniali: «Qualsiasi proroga determinata potrebbe non essere rispettata. A nostro avviso sarebbe più urgente lavorare ai decreti attuativi con più respiro temporale, evitando di commettere errori sulla pelle delle imprese italiane, dell’identità italiana e dei confini nazionali, col rischio di compiere danni irreversibili». Leggi la nota completa >
A favore della proroga è invece Assobalneari-Confindustria: «Fermamente convinti che ci siano tutti gli estremi per dimostrare che le procedure di selezione previste dalla direttiva Bolkestein non riguardano le concessioni demaniali marittime ai fini turistico ricreativi, abbiamo espresso con chiarezza al governo la necessità di sostenere gli emendamenti sulla proroga, perché ci permettono di tutelare amministrazioni comunali e concessionari dal termine del 2023. Inoltre, finalizzando la mappatura prevista dalla legge sulla concorrenza alla determinazione se la risorsa oggetto delle concessioni sia scarsa o ancora disponibile, si metterebbe in mano al governo un argomento importante per un necessario confronto con la Commissione europea. Infatti, qualora il risultato dimostrasse – e ne siamo certi – che la risorsa è ancora disponibile, il governo guidato da Giorgia Meloni riuscirebbe a tutelare le coste italiane dall’assalto di capitali stranieri mantenendosi nell’ambito della corretta applicazione della direttiva servizi». Leggi la nota completa >
Sulla stessa linea Base balneare: «Abbiamo deciso di chiedere al governo di sostenere gli emendamenti segnalati, perché sono gli unici che hanno evidenziato la necessità di una preventiva mappatura al fine di verificare la sussistenza o meno di una “scarsità delle risorse”, presupposto indispensabile per l’applicazione dell’articolo 12 della direttiva Servizi. È necessaria quindi una ricognizione del numero, dell’estensione e della tipologia delle concessioni demaniali marittime esistenti, al fine di accertare la sussistenza o meno della “scarsità della risorsa”». Leggi la nota completa >
Così anche Federbalneari si è espressa a favore della proroga: «Insistiamo sulla necessità di proroga delle concessioni, confermando il termine al 2024 con estensione al 2025, abbandonando la delega al governo alla legge sulla concorrenza poiché inadeguata ed economicamente non compatibile con questo sistema turistico e con l’obiettivo di organizzare entro il 2023 una legge di riforma organica seria, che tuteli il comparto balneare, eccellenza italiana del settore turistico». Leggi la nota completa >
L’appoggio alla proroga è arrivato anche dall’assemblea di Cna Balneari ieri a Viareggio: «Siamo convinti che la politica debba andare in Europa a chiedere una proroga della scadenza con uno strumento valido che ne appoggi le motivazioni. Per questo è necessario effettuare al più presto una mappatura delle concessioni di beni pubblici, comprese le aree demaniali libere affidabili in concessione, che potrà restituire la giusta e necessaria informazione sul grado, molto ampio, di disponibilità della “risorsa spiagge” attualmente presente in Italia. Questo servirà per contrattare con l’Europa e chiedere una programmazione per il rilascio delle nuove concessioni (in adesione ai principi comunitari per lo sviluppo del mercato) e i criteri di stabilità per le attuali concessioni da non assoggettare alla Bolkestein in quanto precedenti al recepimento della stessa nel nostro ordinamento». Leggi la nota completa >
Per Itb Italia, l’appoggio della proroga delle concessioni è necessaria per «procedere alla mappatura del demanio fluviale, lacuale e marittimo italiano, al fine di comprendere se la risorsa è scarsa o meno», e per «motivare la sdemanializzazione delle aree dove insistono le nostre imprese, grazie al diritto di superficie con riscatto». Leggi la nota completa >
Fiba-Confesercenti ha chiesto l’approvazione sia della proroga delle concessioni che dello slittamento dei termini per la delega sulla concorrenza: «Abbiamo sostenuto con decisione che la strada di buon senso da percorrere sia quella di raccogliere sia il percorso emendativo di differimento dei termini di dodici mesi dei titoli concessori che la proroga di sei mesi per la delega al governo, prevista dalla legge sulla concorrenza, per scrivere i decreti attuativi. In questa direzione, infatti, il tavolo interministeriale sarà fondamentale per iniziare una discussione ampia con le associazioni di categoria insieme ai ministeri di competenza, a partire dalla definizione delle regole per le evidenze pubbliche, per affrontare finalmente in modo strutturale la questione, come sottolineato anche dal presidente del consiglio Giorgia Meloni, e raggiungere quel punto di equilibrio indispensabile per il futuro delle imprese balneari. Si tratta perciò di due percorsi complementari, che si sostengono a vicenda e che necessitano di tempi congrui». Leggi la nota completa >
Infine, il Sib-Confcommercio ha espresso una “terza via”, rifiutando sia la proroga che la delega alla legge sulla concorrenza, per chiedere l’abrogazione degli articoli di quest’ultima che riguardano le concessioni balneari. «Come la legge Draghi ha abrogato la legge Centinaio, che aveva delineato un serio percorso riformatore della materia, così ci vuole una nuova “legge Meloni” che sostituisca gli articoli 3 e 4 della legge Draghi. Abbiamo anche evidenziato e sottolineato che, a nostro avviso, una delle due Camere debba sollevare davanti alla Corte costituzionale un conflitto di attribuzione contro la sentenza dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato che ha di fatto espropriato le funzioni legislative del parlamento». Leggi la nota completa >
Nel prendere una decisione, si confida che il governo prenda atto degli equilibri in campo e soprattutto che restituisca certezze a migliaia di imprese, che si apprestano ad affrontare la prossima stagione senza conoscere il proprio futuro, e a centinaia di amministrazioni comunali in attesa di una disciplina nazionale che faccia ripartire un settore trainante per l’economia italiana.
Nota bene
I sindacati citati in questo articolo sono le uniche realtà riconosciute e ascoltate dal governo e dai partiti di maggioranza, che non hanno nessun’altra interlocuzione in corso con nessun’altra associazione. Le informazioni diffuse via chat e social da alcuni sedicenti comitati, che stanno millantando falsi meriti sugli emendamenti e possibilità di intervento sulle decisioni del governo, sono invece delle gravi menzogne, in quanto non esiste nessuna conferma da nessun rappresentante istituzionale. Si tratta di enormi bugie e furbe retoriche che purtroppo stanno illudendo alcune persone. Rinnoviamo il nostro invito ai balneari a prestare la massima attenzione in questo momento molto delicato, in cui possono trovare facile strada i tentativi truffaldini di approfittare della disperazione delle persone per attirare consensi in maniera falsa e scorretta e per perseguire intenti che non hanno nulla a che fare con la tutela del settore. Chi desidera avere maggiori chiarimenti e prove in merito, può contattare la nostra redazione. Suggeriamo anche di leggere la nostra recente intervista a Marco Lisei, uno dei firmatari degli emendamenti di Fratelli d’Italia, in cui il senatore smentisce le bugie diffuse da un sedicente comitato.
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