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Mappatura spiagge, lavoro concluso: la palla torna al governo

Confermato il 33% di coste marittime in concessione: ora Palazzo Chigi deve applicare i dati in una legge

Il lavoro del tavolo tecnico sulla mappatura delle concessioni balneari è stato ritenuto terminato: con un dato del 33% di risorsa occupata, non del tutto completo ma giudicato sufficiente, la presidente della commissione Elisa Grande ieri ha dichiarato conclusi i lavori iniziati lo scorso giugno e ha rimesso la questione in mano al governo Meloni, che ora dovrà applicare questi dati in una norma. Il che significa affrontare la fase più complessa e delicata della vicenda, oltre che non più rinviabile.

Com’è noto, l’obiettivo di Palazzo Chigi è quello di dimostrare che in Italia c’è un’abbondante quantità di litorali disponibili per permettere di avviare nuove imprese, in modo da garantire la concorrenza richiesta dall’Europa senza mettere a gara le concessioni esistenti, nel rispetto dell’articolo 12 della direttiva Bolkestein. Per fare ciò, la presidente del consiglio Giorgia Meloni lo scorso giugno ha dato mandato al suo capo dipartimento Elisa Grande di istituire un tavolo tecnico fra ministeri e associazioni di categoria per lavorare a una ricognizione ufficiale e completa delle concessioni demaniali sulle coste italiane, in modo da calcolare la percentuale di spiagge occupate e di quelle concedibili. Un lavoro di cui si è occupato il Ministero delle infrastrutture estrapolando i dati dal Sid (“Sistema informativo demanio”), e arrivando ieri a dichiarare che solo il 33% delle coste marittime italiane è in concessione a stabilimenti balneari (al precedente incontro era stato comunicato il 19%).

In una nota diramata dalla presidenza del consiglio al termine dell’incontro, sono stati ufficializzati i dati individuati dal Mit e gli intenti del governo sui prossimi passi da compiere: «Durante l’incontro, che si è svolto in un clima partecipato e costruttivo, il tavolo ha fatto un punto sui lavori svolti, allo stato degli atti e sulla base dei dati ad oggi disponibili. I dati sui rapporti concessori in essere sulle aree demaniali marittime, nelle more dell’operatività del sistema Siconbep, sono stati acquisiti attraverso la banca dati Sid. Tale banca dati, tuttavia, non contiene i dati sul demanio lacuale e fluviale, la cui acquisizione richiede tempi lunghi di elaborazione, in quanto sono gestiti a livello comunale o sovraregionale e subordinati a preventive e complesse valutazioni di natura idraulica e idrogeologica. Sulla base dei dati disponibili ad oggi, è risultato che la quota di aree occupate dalle concessioni demaniali equivale, attualmente, al 33% delle aree disponibili. Quanto ai criteri tecnici utili a determinare la sussistenza della scarsità della risorsa naturale, il tavolo ha evidenziato come, in base agli elementi finora raccolti e analizzati, questi debbano essere individuati tenendo conto del dato nazionale, secondo un approccio generale e astratto, proporzionato e non discriminatorio. Il tavolo ha infine segnalato anche la necessità di un passaggio in Conferenza unificata e di presentare in via preliminare l’esito dei criteri e dei lavori alla Commissione europea».

In sostanza, il dato delle concessioni sulle coste marittime è stato ritenuto sufficiente per poter dichiarare chiusi i lavori, durati tutta l’estate e riunitisi ieri per l’ultimo appuntamento, e per rinviare la questione al governo che ora dovrà scrivere una legge al fine di decidere il futuro delle concessioni in scadenza il 31 dicembre 2023. In base alle informazioni in nostro possesso, la scrittura di questa norma sarebbe già stata avviata tramite un tavolo parallelo e tenuto più sottotraccia, e riguarderebbe una riforma organica del settore.

La percentuale del 33% di occupazione, hanno precisato i funzionari del Mit al tavolo di ieri, riguarda sia le spiagge già in concessione sia quelle oggetto di domande di concessione non ancora perfezionate. Per essere più complete, le statistiche dovrebbero scindere queste due tipologie, oltre che tenere conto anche del demanio lacuale e fluviale, dove insistono molti stabilimenti balneari nonché aree concedibili per avviarne di nuovi, ma che non è ancora stato preso in considerazione. Per questo le associazioni di categoria dei balneari, nonostante si siano dichiarate soddisfatte del lavoro fatto finora e abbiano elogiato la ricognizione effettuata dal Mit, hanno comunque chiesto che il tavolo proseguisse ancora i lavori fino ad arrivare a una mappatura più completa. Ma a quanto pare la coordinatrice del tavolo tecnico – che aveva compiti consultivi e non normativi – ha ritenuto di avere completato l’opera che le era stata assegnata. Pertanto, ora sta al governo usare i dati emersi per portare avanti la sua proposta in una norma da concordare con la Commissione europea. Anche perché i tempi stringono: le attuali concessioni sono in scadenza il 31 dicembre 2023, con solo un anno di deroga previsto dalla legge 118/2022, e in assenza di una legge nazionale che dia disposizioni diverse, le amministrazioni comunali non potranno fare altro che iniziare a istituire i bandi per riassegnarle nel giro di pochi mesi. Ora dunque sulle spalle del governo Meloni pesano le promesse fatte in campagna elettorale sull’esclusione delle concessioni esistenti dalle gare: i dati e le teorie per metterle in pratica non mancano, e non resta che agire in fretta per mantenere gli impegni.

I commenti delle associazioni di categoria

Come di consueto, pubblichiamo di seguito i comunicati stampa delle associazioni di categoria presenti al tavolo di ieri e giunti in redazione.

Maurizio Rustignoli (presidente Fiba-Confesercenti): «Dalla mappatura è emerso con chiarezza che, per quanto riguarda il demanio marittimo e le spiagge in particolare, non sussiste alcuna scarsità della risorsa. Ora si arrivi, in tempi brevi, a una nuova norma che tenga in considerazione questo fatto. Finalmente l’importante lavoro svolto dal Mit ci permette, dopo ben 15 anni, di avere una mappatura ufficiale, assolutamente indispensabile per una corretta applicazione della direttiva Bolkestein. Riteniamo che ora sia fondamentale elaborare rapidamente una bozza di normativa basata sui dati della mappatura e contemporaneamente avviare una nuova programmazione del demanio marittimo. Siamo pienamente fiduciosi che sia possibile raggiungere al più presto un accordo con la Commissione europea per una norma che assicuri un’applicazione equa della direttiva e ripristini l’equilibrio nel settore balneare».

Antonio Capacchione (presidente Sib-Confcommercio): «Durante la riunione abbiamo condiviso la relazione conclusiva che conferma quanto da noi sempre affermato sulla “non scarsità della risorsa” e, quindi, sulla disponibilità del demanio marittimo per nuove attività economiche. Viene meno, pertanto, il presupposto per la messa a gara delle concessioni demaniali marittime attualmente vigenti, così come chiarito dalla Corte di giustizia dell’Unione europea con la sentenza del 20 aprile 2023. Abbiamo auspicato che questi dati, senza alcun indugio, vengano riportati alla Commissione europea per l’archiviazione della procedura di infrazione, e abbiamo suggerito la necessità e l’urgenza di un intervento normativo che impedisca l’avvio delle procedure di pubblica evidenza delle concessioni demaniali vigenti, da parte degli enti concedenti, perché le stesse sarebbero solo foriere di un certo contenzioso, anche alla luce dei risultati del tavolo interministeriale. Infine, abbiamo sottolineato che la recente sentenza dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, oltre a essere stata smentita dai dati di fatto accertati dai ministeri interessati, non è comunque definitiva, in quanto è pendente il ricorso alla Corte di Cassazione a sezioni unite».

Fabrizio Licordari (presidente Assobalneari-Confindustria): «Il tavolo di ieri è stato un momento importante perché istituito dopo 15 anni di pressappochismo in questa materia, e questo governo si è approcciato alla vicenda istituendo un gruppo di lavoro davvero operativo. Il dato che emerge è che la risorsa non è scarsa: ci attestiamo circa a un 33% di risorsa occupata e i rimanenti tratti della costa marittima risultano ancora liberi da concessioni. Perciò non ci sono più incertezze, si tratta solo della volontà politica di risolvere definitivamente il problema. Le risorse non sono scarse, anzi la risorsa ancora disponibile polverizza gli effetti dell’articolo 12 della direttiva Bolkestein, che basa tutti i suoi presupposti di gara iniziando con la preposizione “qualora la risorsa sia scarsa”. Quindi, appurato che la risorsa non è scarsa, riteniamo che dobbiamo ricadere nell’applicazione dell’articolo 11 che non pone limiti alla durata delle autorizzazioni, che per noi sono le concessioni, e addirittura contempla il rinnovo automatico. Ovvero quella che noi tutti conosciamo come “legge Baldini”, la 88 del 2001, che è stata frettolosamente ed erroneamente abrogata. Bisogna far valere a Bruxelles le nostre ragioni e la difesa delle imprese balneari italiane, ma anche di tutte quelle che operano nel comparto turistico-ricreativo: porti, campeggi, alberghi, ormeggi, ristoranti tutti coloro che hanno una concessione demaniale marittima. Oltretutto, mancano ancora i dati del demanio lacuale e fluviale, che renderanno questa percentuale dell’occupazione ancora più bassa. Da segnalare che il criterio di analisi deve essere nazionale. Le organizzazioni di settore in modo quasi totalitario hanno apprezzato il lavoro svolto dal tavolo e come Assobalneari abbiamo ribadito che deve essere assolutamente acquisito il dato lacuale e fluviale, così da avviare un’interlocuzione con la Commissione europea proprio a seguito del dato già acquisito».

Marco Maurelli (presidente Federbalneari): «Abbiamo appreso con piacere che la risorsa costiera è ampiamente disponibile, per cui si possono assegnare in concorrenza numerose concessioni balneari, insieme al relativo piano di tutela per gli attuali concessionari. Il dato, seppure soddisfacente, è incompleto perché carente del piano del demanio idrico, che comprende laghi e fiumi, come previsto dalla legge Draghi. Federbalneari Italia, pertanto, ha chiesto che il tavolo interministeriale rimanga aperto per individuare e condividere in Commissione europea un percorso valido a valorizzare il nostro sistema concessorio, che vale il 30% del Pil turistico in Italia. Inoltre chiediamo al governo di definire una norma che consenta di proseguire il lavoro di mappatura del demanio idrico, già acquisito sul piano marittimo grazie al prezioso lavoro compiuto dal Mit e dal tavolo, per raggiungere un quadro realmente complessivo da condividere in Commissione europea».

Mauro Della Valle (presidente Confimprese demaniali): «Siamo soddisfatti del difficile lavoro del tavolo tecnico della mappatura. Chiediamo però di aggiornare il tavolo alla luce della prossima interlocuzione con l’Europa e auspichiamo un intervento del legislatore per la determinazione del parametro utile a definire la scarsità della risorsa demanio».

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Alex Giuzio

Caporedattore di Mondo Balneare, dal 2008 è giornalista specializzato in economia turistica e questioni ambientali e normative legate al mare e alle spiagge. Ha pubblicato "La linea fragile", un saggio sui problemi ecologici delle coste italiane (Edizioni dell'Asino, 2022), e ha curato il volume "Critica del turismo" (Grifo Edizioni 2023).
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