Si fa ogni giorno più intricato il caos nei Comuni costieri che non hanno ancora applicato l’estensione delle concessioni balneari fino al 2033 previsto dalla legge 145/2018. Tra proposte di “proroghe tecniche” di pochi anni, rifiuti categorici di applicare qualsiasi ulteriore prolungamento delle concessioni oltre il 2020 e amministrazioni che hanno addirittura già aperto i bandi di gara per riassegnare i titoli a nuovi imprenditori, per i titolari degli stabilimenti balneari italiani si sta creando un’enorme disparità di trattamento tra chi ha ottenuto quanto stabilito dalla legge italiana e chi invece è vittima di funzionari inadempienti e quindi rischia di trovarsi il 1° gennaio 2021 con un titolo formalmente scaduto e l’impossibilità di pianificare la prossima stagione estiva. Il precedente termine delle concessioni, infatti, è il 31 dicembre 2020 – tra appena una settimana – e con la complicità della lettera di messa in mora inviata a inizio dicembre dalla Commissione europea, la situazione da confusionaria è diventata complicatissima.
La maggior parte delle amministrazioni comunali costiere ha già provveduto a rilasciare ufficialmente le concessioni con la nuova scadenza del 2033, che oltre a essere stata stabilita esattamente due anni fa dalla legge 145/2018, è stata ulteriormente confermata dalla legge 77/2020 della scorsa estate. Tuttavia, svariati Comuni italiani non lo hanno fatto: molti funzionari hanno infatti il timore di applicare una norma giudicata in contrasto con il diritto europeo e quindi di trovarsi a risponderne penalmente davanti alla Corte dei conti. Ma dall’altra parte, i concessionari che non si sono ancora visti riconoscere un diritto previsto dalla legge italiana potrebbero decidere di avviare cause legali per il reato di abuso d’ufficio e di danno patrimoniale. Una vera e propria impasse che ha portato alcune amministrazioni comunali a trovare delle fantasiose scappatoie per non applicare l’estensione al 2033 e al contempo per non lasciare gli imprenditori balneari con un titolo scaduto: su Mondo Balneare ci siamo più volte occupati di questi casi particolari, e nei giorni scorsi ci sono stati degli sviluppi concitati. Li analizziamo qui di seguito.
Olbia non estende le concessioni, Comune a rischio commissariamento
Il sindaco di Olbia Settimo Nizzi rappresenta uno dei casi più eclatanti. Il primo cittadino della località sarda è infatti stato il primo a opporsi pubblicamente all’estensione delle concessioni balneari al 2033, andando persino contro il suo partito (Forza Italia) che invece difende la proroga con convinzione. Il dibattito va avanti da quasi due anni con toni molto accesi (su Mondo Balneare è possibile ripercorrere tutta la cronistoria) e nei giorni scorsi il Comune di Olbia ha respinto ufficialmente le richieste di prolungamento presentate dagli imprenditori balneari, i quali in tutta risposta hanno presentato una richiesta di commissariamento.
Ebbene, gli ultimi aggiornamenti forniti da Federbalneari Sardegna rendono noto che sulla vicenda sarebbe intervenuta direttamente la Regione: «L’assessore agli enti locali Quirico Sanna è stato informato del diniego del Comune di Olbia – afferma il segretario dell’associazione, Claudio Maurelli – e ha scritto una missiva con cui dà sette giorni di tempo all’amministrazione per estendere le concessioni balneari in base alla normativa nazionale. In caso di inottemperanza, la Regione commissarierà il Comune per quanto riguarda la gestione del demanio». Nel frattempo, i balneari stanno predisponendo i loro ricorsi contro la decisione del sindaco, assistiti dall’avvocato demanialista Vincenzo Cellamare dello Studio Zunarelli; mentre Settimo Nizzi è stato confermato come candidato sindaco della coalizione di centrodestra per le prossime elezioni amministrative a Olbia.
Lecce: 5 balneari accettano proroga tecnica di tre anni, gli altri presentano ricorso e vincono
Un altro caso eclatante di cui ci siamo occupati su Mondo Balneare riguarda il Comune di Lecce: qui, il sindaco Carlo Salvemini ha annunciato la sua contrarietà all’estensione delle concessioni fino al 2033 in quanto rappresenterebbe una proroga automatica in contrasto con il diritto europeo, deliberando dunque di non applicare la 145/2018.
Il Comune ha proposto ai balneari la scelta tra due alternative: accettare una “proroga tecnica” di tre anni oppure sgomberare le strutture entro il prossimo 31 dicembre. In base a quanto riferito dall’assessore Rita Miglietta sulla stampa locale, dei 21 titolari di concessioni balneari sul territorio leccese, 5 hanno accettato la proroga tecnica triennale, mentre 16 ritengono di avere diritto all’estensione fino al 2033 prevista dalla legge italiana e quindi hanno presentato ricorso contro il Comune di Lecce. Nei giorni scorsi è arrivata la prima vittoria per due balneari ricorrenti, che hanno chiesto e ottenuto dal Tar un decreto cautelare di sospensione della delibera comunale.
Tigullio: balneari compatti contro la proroga di un anno
Forse prendendo ispirazione dalla scelta di Lecce, anche sei Comuni liguri della zona del Tigullio (Chiavari, Sestri Levante, Lavagna, Zoagli, Moneglia e Monterosso) si sono rifiutati di applicare l’estensione al 2033 e hanno avanzato la contro-proposta di una “proroga tecnica”, che però in questo caso è addirittura di un solo anno.
Una nota congiunta di tutte le associazioni balneari del territorio ha annunciato ricorso contro la decisione delle amministrazioni, che ha scatenato anche un putiferio politico. In particolare, a esporsi contro i sei sindaci è stato il capogruppo consiliare della lista “Giovanni Toti – Liguria” a Sestri Levante, Giancarlo Stagnaro: «Il nostro tessuto economico è basato sul turismo e in particolare sul nostro mare e sulle nostre spiagge, che danno lavoro diretto e indotto a migliaia di concittadini», ha detto Stagnaro in una nota. «L’estensione delle concessioni demaniali al 2033 è prevista da una legge che, è doveroso ricordarlo per smontare una serie di errate affermazioni, è stata considerata applicabile da univoche e anche recentissime sentenze e ordinanze di Tar e Consiglio di Stato; non è mai stata cassata dalla Corte di giustizia europea; non può essere oggetto di revisione sulla base di una semplice richiesta di informazioni dalla Commissione Ue; e viene correttamente applicata dalla stragrande maggioranza dei Comuni italiani».
Ora non resta che attendere l’esito dei ricorsi dei balneari del Tigullio: se davvero la legge è uguale per tutti, la decisione del giudice che sarà chiamato a esprimersi sulle delibere dei sei Comuni liguri non dovrebbe discostarsi troppo da quella del Tar Lecce.
Roma ha già aperto le gare per gli stabilimenti di Ostia
Ancora più clamorosa è la scelta fatta pochi giorni fa dal Comune di Roma, che non solo si è rifiutato di applicare l’estensione al 2033, ma addirittura ha pubblicato lo scorso martedì l’avviso di gara per riassegnare 37 stabilimenti balneari. Il Campidoglio ritiene che le concessioni siano in scadenza il prossimo 31 dicembre e ha invitato a presentare offerte entro il 15 marzo 2021, proponendo l’assegnazione dei lidi per una sola stagione estiva. Una doccia gelida arrivata del tutto a sorpresa sulle spalle dei balneari di Ostia, che non avevano ricevuto nessun preavviso pubblico né privato in merito all’intento della giunta Raggi. Anche in questo caso, i ricorsi sono scontati e sarà interessante conoscerne l’esito.
Le diffide dell’Antitrust a Piombino, Carrara e Castiglione della Pescaia
Un ultimo caso particolare di cui ci siamo occupati riguarda i tre Comuni toscani di Piombino, Carrara e Castiglione della Pescaia. Qui l’estensione delle concessioni balneari al 2033 è stata rilasciata molti mesi fa; tuttavia l’Autorità garante per la concorrenza ha inviato una diffida alle amministrazioni comunali, ritenendo che la legge 145/2018 non dovesse essere applicata poiché in contrasto col diritto europeo. In base alle informazioni in nostro possesso, per ora si tratterebbe degli unici Comuni ad avere ricevuto una diffida dall’Antitrust, ma non è da escludere che possano arrivarne altre nelle tante località costiere che hanno applicato la medesima legge.
Le amministrazioni di Piombino e Castiglione della Pescaia non si sono fatte intimorire dalle missive e hanno chiarito di non avere intenzione di ritirare i provvedimenti di prolungamento al 2033 già protocollato, mentre il Comune di Carrara ha comunicato ai concessionari proprio due giorni fa, il giorno della vigilia di Natale, di avere intenzione di sospendere il rilascio dell’estensione in attesa di chiarimenti da parte del governo.
In definitiva: cosa devono fare i funzionari?
La situazione in cui si trovano i funzionari comunali non è affatto semplice, ma per chi dovesse avere ancora dei dubbi, resta valido quanto scritto nel nostro articolo di un mese fa: “Cosa rischiano i funzionari che non estendono le concessioni balneari al 2033“.
Pochi giorni dopo quell’articolo, è arrivata la lettera di messa in mora da Bruxelles che ha alimentato ulteriori dubbi tra le amministrazioni comunali inadempienti, ma sull’impasse dei funzionari siamo tornati sopra con un’intervista al presidente del Tar di Lecce Antonio Pasca, a cui abbiamo posto una domanda precisa per avere una risposta illuminante, che riportiamo qui:
«Trovo assurdo che i funzionari oggi si trovino tra due fuochi, esposti sia alle possibili denunce e richieste di risarcimento da parte dei concessionari che non si stanno vedendo riconosciuto il diritto all’estensione al 2033, sia a eventuali provvedimenti dei giudici che potrebbero contestare l’applicazione di una norma contraria al diritto europeo. La legislazione caotica che si è determinata sul demanio marittimo ha portato ogni Comune ad agire per conto proprio: alcuni non hanno rilasciato l’estensione al 2033, altri l’hanno concessa nei modi più disparati, altri ancora l’hanno prima data e poi tolta in autotutela, e così via. Se si aggiunge il rischio di processo penale nei confronti dei funzionari che hanno applicato una legge italiana, si capisce come siamo arrivati davvero alla frutta. Solo una legge nazionale può interrompere questa confusione. Nel frattempo, un buon modello per i funzionari che ancora non hanno applicato la 145/2018 potrebbe essere quello del Comune di Otranto, il quale ha rilasciato l’estensione al 2033 con una clausola di risoluzione del rapporto nel caso in cui dovesse intervenire una norma nazionale, ovviamente con un’adeguata moratoria».
La vicenda continuerà purtroppo a intricarsi in questo infuocato finale di un anno già tragico, e la nostra opinione è che non si doveva arrivare a questo punto. Tutti i governi degli ultimi dieci anni, di ogni colore politico, che non hanno voluto mettere mano alla questione in maniera seria, sono colpevoli di negligenze gravi e irresponsabili nei confronti di un settore così importante per l’economia turistica italiana. Il demanio marittimo si trova ormai nella totale anarchia, sommerso da centinaia di sentenze in contraddizione tra loro e da delibere comunali che hanno applicato o non applicato l’estensione al 2033 ognuna a proprio modo, in assenza di indicazioni a livello nazionale. Confidiamo che l’enorme caos a cui siamo arrivati, unito alla procedura di infrazione europea che obbliga l’Italia a dare quantomeno una risposta entro il 2 febbraio, spinga il governo a risolvere il problema più in fretta possibile e nella maniera migliore per tutti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA