Una “proroga transitoria” di un solo anno, in attesa di chiarimenti del governo in merito all’estensione al 2033. Sarebbe la strada intrapresa da ben sei amministrazioni comunali liguri in merito alle concessioni balneari: nonostante la legge 145/2018 abbia disposto il prolungamento di 15 anni, i sindaci dei Comuni di Chiavari, Sestri Levante, Lavagna, Zoagli, Moneglia e Monterosso avrebbero scelto una strada simile a quella di Lecce, il cui primo cittadino si è rifiutato di applicare l’estensione al 2033 prevista dalla normativa italiana per proporre una “proroga tecnica” di soli tre anni. Ma i balneari del Tigullio non ci stanno: una nota delle associazioni locali di categoria ha già annunciato ricorso contro la decisione dei sindaci, annunciata nei giorni scorsi sulla stampa.
L’impasse dei Comuni
I Comuni costieri che non hanno ancora rilasciato l’estensione al 2033 delle concessioni balneari, devono prendere una decisione entro la fine dell’anno: la precedente scadenza dei titoli, infatti, è il 31 dicembre 2020 e i funzionari si trovano tra due fuochi. Da un lato c’è la legge italiana che impone di estendere le concessioni fino al 2033, dall’altro lato c’è la Commissione europea che ritiene questa estensione contraria al diritto comunitario (come afferma la lettera di messa in mora inviata nei giorni scorsi da Bruxelles, alla quale il governo Conte è tenuto a rispondere entro la fine di gennaio).
La maggior parte dei Comuni costieri ha già applicato la 145/2018, mentre quelli che non lo hanno ancora fatto per il timore di conseguenze penali, hanno individuato le soluzioni più fantasiose: prima Olbia che vorrebbe istituire le evidenze pubbliche già nel 2021, poi Lecce che propone una proroga tecnica di tre anni in attesa di una riforma generale del settore, infine i Comuni del Tigullio che vorrebbero concedere un solo anno, giustificandolo con l’emergenza Covid. Un’impasse da cui si potrebbe uscire solo con il tanto atteso riordino del demanio marittimo, su cui tuttavia il governo Conte continua a latitare. Nel frattempo si stanno generando gravissime disparità di trattamento, anche tra località vicine: per esempio, mentre a Zoagli il sindaco opterebbe per la proroga di un solo anno, nella confinante Rapallo la giunta ha approvato proprio ieri l’atto di indirizzo che dispone l’estensione fino al 2033.
I balneari annunciano ricorso
Ma c’è un’altra stranezza nella decisione dei Comuni del Tigullio, e riguarda la giustificazione che i sindaci hanno annunciato sulla stampa. Il sindaco di Chiavari Marco Di Capua, infatti, ha spiegato al Secolo XIX che la proroga di un anno «si allineerebbe sulla scelta del Comune di Genova», mentre il realtà il capoluogo ligure ha rilasciato l’estensione al 2033 da oltre un anno. Non solo: il consiglio comunale ha approvato proprio qualche giorno fa un ordine del giorno, con 33 voti favorevoli e 5 astenuti (in quota Movimento 5 Stelle), in cui si «impegna il sindaco e la giunta a esprimere una netta condanna rispetto all’atteggiamento dell’Ue che si rifiuta di riconoscere la specificità e l’importanza del settore turistico-balneare italiano; e ad assumere ogni iniziativa possibile volta a far pressione sul governo italiano affinché difenda in sede europea l’estensione delle concessioni marittimo-demaniali previste dalla legge 145/2018».
Proprio su questa contraddizione si basa l’attacco delle associazioni di categoria del Tigullio, che in una nota sottolineano come la legge 145/2018 «non solo non è mai stata cassata dagli unici organi deputati a farlo, ma anzi è finora sempre stata univocamente considerata valida da tutte le sentenze e decisioni della giustizia amministrativa, in ultimo dal Consiglio di Stato», e pertanto sarebbe «perfettamente vigente».
«La recente lettera di messa in mora della Commissione europea – prosegue la nota – non costituisce una fonte di diritto né tantomeno può sostituirsi agli organi costituzionalmente deputati, e stupisce che venga usata a giustificare le proprie decisioni da chi ha giurato di rispettare le leggi e la Costituzione italiana. I sindaci del Tigullio orientale raccontano di volersi allineare alle scelte dell’amministrazione comunale di Genova, che però ha rilasciato le estensioni fino al 2033 per la stragrande maggioranza dei concessionari. I Comuni sostengono poi l’idea di rilasciare concessioni per un anno, con ciò riuscendo a violare contemporaneamente sia la legge italiana vigente, sia la loro interpretazione di una direttiva europea che pure non è automaticamente applicabile. La giurisprudenza amministrativa ha ben chiarito che la legge va applicata e i funzionari pubblici non hanno in questo caso alcun problema interpretativo da porsi, ma devono solo eseguire ciò che la legge ha stabilito».
Per questo, conclude il comunicato, «i concessionari rilevano che la necessità di adire le consone sedi giurisdizionali amministrative per ottenere dai sindaci il rispetto della legge non è una minaccia; è piuttosto la corretta e unica strada che verrà percorsa da chi finora ha sperato che i propri amministratori e funzionari pubblici applicassero la legge anziché scegliere una posizione grave, che mette a rischio l’intera economia turistica del territorio oltre alle famiglie interessate direttamente e che provoca danni agli interessati e all’erario».
Insomma, l’inverno 2020/21 si preannuncia particolarmente caldo per gli imprenditori balneari, e finché il governo non interverrà con una riforma e con un’adeguata risposta alla Commissione Ue, c’è da temere che il caos normativo sul demanio marittimo continui purtroppo ad aumentare, in un anno già difficile.
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