Il Comune di Lecce non applicherà l’estensione delle concessioni balneari al 2033 disposta dalla legge 145/2018, ma si limiterà a concedere una “proroga tecnica” di appena tre anni. Lo ha deciso il sindaco Carlo Salvemini, con una delibera già approvata ieri dalla giunta comunale. Secondo l’amministrazione della località salentina, si legge nella delibera, «un eventuale provvedimento comunale di proroga/rinnovo ex lege n. 145/2018 risulterebbe illegittimo, esponendosi al sindacato di legittimità del giudice amministrativo, in quanto palesemente contrastante con le disposizioni del diritto eurounitario direttamente operanti nell’ordinamento interno e prevalenti rispetto alla legge nazionale nonché all’attenzione del giudice penale».
Tuttavia, senza il rinnovo al 2033 le attuali concessioni demaniali marittime scadranno il 31 dicembre 2020, tra meno di due mesi, e riconoscendo che «non vi sono i tempi necessari per procedere, con procedure ad evidenza pubblica, alla riassegnazione delle aree “vacanti”», il Comune di Lecce ha deliberato di istituire una “proroga tecnica” di tre anni, che consenta agli imprenditori del settore di rientrare dagli impegni finanziari e di prepararsi ad affrontare le evidenze pubbliche, e al contempo che permetta ai funzionari comunali di predisporre le gare. Una decisione che arriva come una doccia fredda agli imprenditori balneari leccesi, mentre in tante altre località le amministrazioni comunali hanno già protocollato la nuova scadenza al 2033 (compresa la vicina Bari, amministrata dal sindaco Antonio Decaro che è anche presidente dell’Anci).
Le motivazioni del Comune
Così il sindaco di Lecce Carlo Salvemini giustifica la scelta di opporsi al 2033: «Obiettivo dell’amministrazione è quello di rimediare alle incertezze interpretative oggetto di ripetute pronunce di Consiglio di Stato, Cassazione penale e Autorità garante della concorrenza, con un provvedimento che consente agli uffici, al riparo da censure legali e dunque nel rispetto del diritto italiano ed europeo vigente, di rilasciare una proroga tecnica di tre anni delle concessioni balneari, in attesa di un riordino della materia da parte del legislatore nazionale, considerato urgente su più fronti. Riteniamo che i tre anni siano un termine che garantisce ai concessionari, i cui titoli sarebbero altrimenti in scadenza al 31 dicembre prossimo, un orizzonte temporale ragionevole per la prosecuzione dell’attività, altrimenti fortemente a rischio. Peraltro, la proroga non esclude ulteriori possibili iniziative conseguenti a novità legislative che dovessero nel frattempo intervenire».
Aggiunge l’assessore alle politiche urbanistiche Rita Miglietta: «Le proroghe ex lege sono in contrasto con il diritto unionale e non garantiscono libero accesso alle attività di impresa legate agli usi balneari. Lo hanno ribadito numerose sentenze e una importante nota del Ministero delle infrastrutture. Un’emergenza che alimenta da molto tempo incertezza; incertezza per gli attuali balneari e gli outsiders, incertezza gestionale per i comuni che amministrano ambiti costieri. A Lecce, dove si sta pianificando la costa, questa emergenza rischia di azzerare l’offerta di servizi e di lasciare le spiagge prive di strumenti di protezione e monitoraggio dell’erosione costiera. Per questo, in giunta abbiamo approvato una delibera di indirizzo che propone agli uffici di valutare l’applicazione di una proroga tecnica di durata triennale (non prorogabile a quadro legislativo nazionale immutato), per consentire ai concessionari in essere di prepararsi alla riforma nazionale, di farlo dentro un arco temporale certo e tecnicamente indispensabile. La politica ha il compito di lavorare per trovare una sintesi nella determinazione dell’interesse pubblico, trovando un equilibrio tra interessi della collettività e interessi privati. Una visione d’insieme dalla quale un’amministrazione pubblica non può prescindere, proprio quando assegna alla costa una strategicità notevole e ha in corso la pianificazione: nell’attesa del riordino della materia da parte del legislatore che dovrà sciogliere la matassa dell’attuale contrasto con il diritto unionario, la proroga tecnica è una proposta coerente con il carattere eccezionale del tempo che stiamo vivendo, che si fonda su una attenta ricognizione del nostro litorale e, responsabilmente, prova a reagire alla confusione e all’incertezza più volte denunciate dai balneari».
L’opposizione degli imprenditori balneari
La versione dell’amministrazione comunale di Lecce sembra peccare su più fronti: l’estensione fino al 2033 non è mai stata oggetto di nessuna disapplicazione formale né di censure da parte di tribunali italiani ed europei, e soprattutto non si capisce come un’amministrazione comunale possa rifiutarsi di applicare una legge dello Stato, sostituendola con una proroga di tre anni che non ha alcun fondamento giuridico. Se è vero che le proroghe automatiche e generalizzate sono state dichiarate illegittime dalla Corte di giustizia europea (sentenza “Promoimpresa” del 14 luglio 2016), l’estensione al 2033 è invece stata motivata come un “periodo transitorio” in attesa della riforma generale del settore, che tuttavia il governo non ha mai completato. Resta il fatto che nessuna sentenza finora ha mai dichiarato l’invalidità della legge 145/2018, e non è chiaro su quali presupposti il Comune di Lecce dichiari che si tratta di una proroga illegittima, per poi istituirne un’altra di tre anni – peraltro disciplinando su una materia che è di esclusiva competenza statale, come più volte ribadito dalla Corte costituzionale.
Non a caso, le associazioni degli imprenditori balneari sono già sul piede di guerra: «Contrariamente a quanto sembra ritenere, isolatamente, l’amministrazione comunale di Lecce, non vi è alcuna incertezza sul contenuto e sugli effetti della legge 145/2018, mai contestata in alcuna sede giudiziaria», sottolinea Mauro Della Valle, presidente di Federbalneari Salento. «Inoltre l’articolo 182 del “decreto rilancio”, a conferma della 145/2018, con esplicito riferimento all’emergenza Covid afferma che “l’utilizzo dei beni oggetto dei procedimenti amministrativi di cui al periodo precedente fa parte dei concessionari è confermato verso pagamento del canone previsto dall’atto di concessione e impedisce la devoluzione delle opere“. Ovvero: i concessionari pagano il canone e proseguono nell’esercizio della concessione alle stesse condizioni».
«L’orizzonte temporale ora previsto è quello della legge 145 del 2018», prosegue Della Valle. «È la legge votata dalla maggioranza parlamentare cui il sindaco di Lecce si ispira, voluta e sostenuta dai ministri che reiteratamente apprezza. È la legge di cui ha sollecitato l’applicazione, attraverso ben due circolari regionali, il presidente della Regione Puglia, che il sindaco di Lecce ha votato e invitato a votare. Noi siamo fiduciari dello Stato, rispettosi della legge e auspichiamo l’applicazione della 145/2018 nella sua genesi: anche il sindaco di Lecce dovrebbe applicarla. Rimane davvero l’amaro in bocca, soprattutto in questo momento di emergenza dovuta al Covid, per un’incomprensibile “proroga tecnica a tre anni” da parte dell’amministrazione Salvemini, rispetto agli infiniti sforzi invece di governo, Regione, istituzioni a dare un messaggio di speranza e vedere tutti insieme una luce in fondo al tunnel».
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