Il governo Meloni ha confermato l’avvio della mappatura del demanio marittimo, ma ancora non ci sono dati definitivi e concreti sulla quantità effettiva di spiagge disponibili. È emerso ieri al secondo appuntamento del tavolo tecnico fra ministeri e associazioni di categoria per discutere sulla riforma delle concessioni balneari, in scadenza il 31 dicembre 2024. Lo scorso 9 giugno, al primo incontro del tavolo istituito dall’ultimo decreto milleproroghe, l’esecutivo aveva promesso che avrebbe concluso la ricognizione del demanio entro la fine di settembre, e al momento i lavori sono in fase iniziale: a occuparsene è il ministero delle infrastrutture, che ha il difficile compito di calcolare la quantità di spiagge già in concessione e di quelle libere e concedibili. Il piano della maggioranza, infatti, è di garantire la concorrenza richiesta dalla direttiva europea Bolkestein permettendo di aprire nuovi stabilimenti balneari, anziché espropriare quelli esistenti. Ma per farlo, occorre prima dimostrare che in Italia c’è ancora un’abbondante quantità di litorali disponibili – come ha affermato anche la Corte di giustizia europea con la sentenza del 20 aprile scorso. Oltre a ciò, occorrerà decidere i criteri con cui definire il concetto di scarsità, e proprio su questo si è concentrato il confronto di ieri: bisognerà infatti capire se includere o meno nel calcolo delle importanti quantità di demanio, come quello lacuale e fluviale oppure quello marittimo militare, che potrebbero spostare le percentuali in modo significativo. Per questo, al momento il governo ha ammesso di essere in possesso solo di dati grezzi estratti dal Sistema informativo demanio (Sid), dando appuntamento al prossimo 20 luglio per un ulteriore aggiornamento.
Ma mentre il governo continua a prendere tempo, la situazione è sempre molto delicata: alcune amministrazioni comunali, come per esempio quella di Santa Margherita Ligure, non riconoscono la validità del rinvio al 31 dicembre 2024 deciso dall’ultimo decreto milleproroghe, dal momento che il Consiglio di Stato ha dichiarato l’obbligo di riassegnare le concessioni tramite gare pubbliche entro il 31 dicembre 2023; e di conseguenza stanno già predisponendo i bandi. Una situazione che rischia di generare una serie infinita di contenziosi se il governo non farà in fretta ad approvare una riforma organica: per questo è necessario concludere il prima possibile la mappatura, di cui si parla ormai da troppo tempo, e varare una legge che decida come riassegnare le concessioni in scadenza. Anche perché migliaia di imprese hanno bisogno di certezze sul futuro per tornare a investire. A questo proposito, le associazioni di categoria hanno richiesto all’unisono che il governo invii una circolare alle amministrazioni locali per diffidare l’avvio dei bandi prima del varo della riforma nazionale.
Ottimista è il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo Zucconi, che in una nota inviata a margine del tavolo, ha affermato che «il ministero delle infrastrutture sta facendo un ottimo lavoro, molto approfondito, nell’obiettivo di arrivare a dati certificati da presentare anche all’Europa. Dai primi numeri presentati al tavolo tecnico, il dato più importante è che la scarsità di risorse non sta emergendo». Ma la fuga in avanti del deputato non sarebbe stata gradita dagli esponenti di Lega e Forza Italia, che durante il tavolo avevano concordato un maggiore riserbo affinché la riunione non diventasse oggetto di propaganda politica. Polemiche sono inoltre arrivate dal Movimento 5 Stelle, con una dichiarazione del senatore Luigi Nave: «Il “no alle gare” per i balneari del governo Meloni, sulla base dell’assunto che “tanto di spiagge ne abbiamo parecchie ancora da assegnare”, è la fotografia chiara del “patriottismo alla marinara” di questo governo. Che l’Ue ci chieda da ormai quindici anni di aprire in questo settore meccanismi concorrenziali è noto a tutti, e che il settore viva di storture e incertezza normativa da troppo tempo, è anch’esso un dato di fatto che blocca sviluppo e investimenti. Meloni e Salvini fanno finta di non saperlo, e vanno avanti con questa difesa a oltranza di uno status quo miope e anacronistico. Salvini con incoerenza doppia, visto che lo scorso giugno votò il ddl concorrenza che doveva aprire una nuova stagione di gare pubbliche».
I commenti delle associazioni di categoria
Soddisfatte per l’esito del tavolo sembrano le associazioni di categoria. Così Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba-Confesercenti: «Si è trattato di un tavolo tecnico proficuo e la strada tracciata dal governo è quella giusta. Il ministero delle infrastrutture ha fornito i primi interessanti dati grezzi, che andranno successivamente verificati e analizzati, per fare chiarezza e stabilire i criteri sulla scarsità o meno della risorsa. È stato chiesto inoltre alle Regioni di procurare nel più breve tempo possibile i dati che fanno riferimento alla mappatura lacuale e fluviale. Qualsiasi conclusione sulle concessioni balneari è quindi al momento assolutamente prematura. Auspichiamo perciò di proseguire lungo un percorso che vada a raccogliere e valutare con attenzione e obiettività i dati a disposizione per procedere, infine, a una diversa applicazione della direttiva Bolkestein sul riordino delle concessioni».
Analogo il commento del presidente del Sib-Confcommercio Antonio Capacchione: «Positiva la riunione del tavolo tecnico sulle concessioni demaniali marittime che si è tenuta a Palazzo Chigi. Dai primi dati esaminati trova conferma quanto da sempre sostenuto dalla nostra organizzazione di categoria, ovvero che c’è in Italia la possibilità del sorgere di nuove aziende senza che si vadano a sostituire i titolari di quelle attualmente operanti. Il lavoro di raccolta e analisi dei dati continua speditamente e il prossimo incontro è stato già fissato per il 20 luglio. Nel frattempo, abbiamo chiesto l’emanazione di una circolare alle autorità concedenti per evitare l’avvio di procedure per la messa a gara delle concessioni vigenti nelle more di questa importante attività che si sta ponendo in essere presso la presidenza del consiglio dei ministri. Ricordiamo che la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea dello scorso 20 aprile ha chiarito che il presupposto per l’applicazione della direttiva Bolkestein è la scarsità della risorsa. E come anche ripetutamente dichiarato dalla nostra Corte costituzionale, è di competenza esclusiva dello Stato stabilire le modalità di affidamento delle concessioni demaniali marittime».
Al tavolo, Assobalneari-Confindustria ha fornito un dossier fotografico «a dimostrazione che la risorsa non solo non è scarsa, ma addirittura abbondante», spiega il presidente dell’associazione Fabrizio Licordari, che nella sua esposizione ha posto l’attenzione su «tutte le aree costiere non solo sabbiose ma anche rocciose, sulle quali un imprenditore che crede convintamente in un progetto può creare dal nulla un’azienda. E così anche sulle rive di laghi e fiumi. Siamo certi che gli spunti che abbiamo fornito al tavolo saranno tenuti in considerazione per implementare il grande lavoro che il Mit sta facendo per raccogliere i dati del territorio nazionale».
Anche Federbalneari Italia ha preso parte al tavolo interministeriale. Così riferisce il presidente Marco Maurelli: «Siamo soddisfatti di come sta procedendo il tavolo tecnico. Federbalneari Italia auspica che entro la fine di luglio si possa trovare un’ipotesi di soluzione per quanto riguarda le istanze previste dalla legge dello Stato. Riteniamo che il governo, in questa fase, stia dando delle risposte al settore. Federbalneari mette a disposizione il proprio know how sul territorio nazionale collaborando con il governo. Pensiamo che i Comuni e le Regioni debbano attendere i dati forniti dalla mappatura che ci offriranno un quadro esaustivo di salvaguardia del settore e certamente ulteriori valutazioni nel merito della esclusione del comparto dalla direttiva Bolkestein, puntando a un negoziato favorevole con la Commissione Ue a cui il governo non potrà sottrarsi».
In rappresentanza di Cna Balneari, afferma il coordinatore nazionale Cristiano Tomei: «Molto positivo l’esito della seconda riunione del tavolo tecnico interministeriale riunitosi a Palazzo Chigi per definire la mappatura delle spiagge della nostra penisola. Ci sono i presupposti per concludere una querelle decennale con l’Europa. Il lavoro che emerge dal Mit, attraverso il Sistema informativo demanio e in ottemperanza a quanto stabilito nel milleproroghe, secondo Cna fa veramente ben sperare affinché i dati definitivi dimostrino la disponibilità, e non la scarsità, della risorsa spiagge per nuove iniziative imprenditoriali senza dover mandare in liquidazione l’attuale sistema balneare. Dati, quelli che emergeranno in maniera più strutturata già a partire dalla prossima riunione del tavolo prevista per il 20 luglio, che potranno dare certezze durature per il futuro del comparto composto da trentamila piccole aziende familiari e assodare nel confronto con la Commissione europea la non applicazione della direttiva Bolkestein».
Questo infine il commento di Mauro Della Valle, presidente di Confimprese demaniali: «Il tavolo tecnico è stato molto proficuo nel tracciare la rotta per la riforma del comparto balneare italiano. Comfimprese demaniali ritiene fondamentale che il governo aggiorni il sistema demaniale attraverso una mappatura dettagliata di laghi e fiumi funzionali all’apertura di nuove attività, anche con il supporto di rilevazioni satellitari. Siamo fiduciosi che questo governo, grazie a un tavolo tecnico così professionale, riuscirà a dare serenità a migliaia di imprese turistiche italiane».
Sono intervenuti al tavolo anche i rappresentanti delle associazioni balneari Base Balneare, Cna Balneari, Confartigianato imprese demaniali, Itb Italia, Oasi Italia, Associazione Italia Balneare e Coordinamento concessionari pertinenziali, oltre ai rappresentanti dei titolari di campeggi e villaggi turistici (Faita-Federcamping e Assitai), di hotel (Federalberghi) e di porti turistici (Confindustria Nautica, Assormeggi, Assonat e Assomarinas).
Da parte dei titolari di ormeggi, questo è il resoconto di Angelo Siclari, presidente di Assormeggi: «I lavori del tavolo tecnico stanno procedendo bene. Emerge e traspare la volontà, da parte del governo, di dare una risposta compiuta ma soprattutto completa all’Europa. Si è parlato dei dati reperiti dal ministero delle infrastrutture e derivanti dal Sistema informativo demanio, e da una prima scrematura i dati appaiono molto interessanti in termini di abbondanza di risorsa. Durante il nostro intervento, abbiamo evidenziato che i dati del Mit fanno riferimento alle aree a terra, mentre le nostre concessioni di punti di ormeggio ricadono a mare, quindi il dato della risorsa disponibile andrebbe rivisto aggiungendo tante aree che non sono state considerate e quindi aumentando il divario tra dato occupato e disponibile. La categoria dei piccoli ormeggi, quindi, ne uscirebbe molto avvantaggiata. In ogni caso, il dato delle aree disponibili deve essere di competenza statale prescindendo dai dati regionali che in tal caso, invece, assumerebbero un vincolo disomogeneo a livello nazionale».
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