«Faccio un appello al governo affinché avvii subito la mappatura delle coste italiane» (Maurizio Gasparri, Forza Italia, vicepresidente del Senato, 9 marzo 2023). «Quello che stiamo facendo insieme alla presidenza del consiglio e al ministro delle infrastrutture Matteo Salvini è creare un gruppo di lavoro per fare una mappatura seria del mare, dei laghi e dei fiumi, per dimostrare che la nostra risorsa non è scarsa» (Gian Marco Centinaio, Lega, vicepresidente del Senato, 5 maggio 2023). «Nell’ultima sentenza della Corte di giustizia europea si dice che bisogna andare avanti con la mappatura. Il nostro governo intende trattare con l’Europa per far capire che l’Italia ha 8000 chilometri di coste e non c’è la scarsità del bene» (Daniela Santanchè, Fratelli d’Italia, ministra del turismo, 7 maggio 2023). Sono solo alcune delle numerose dichiarazioni, prese a campione, da parte degli esponenti di maggioranza e di governo sulla cosiddetta “mappatura” del demanio marittimo, che l’attuale esecutivo è chiamato a fare per decidere il futuro delle concessioni balneari, in scadenza il 31 dicembre 2024.
Lo scorso 2 agosto è stata approvata in via definitiva dal governo Draghi la legge 118/2022, che tra le altre cose prevede di effettuare questa mappatura per capire come riassegnare le attuali concessioni balneari tramite gare, in base alla direttiva europea Bolkestein. Il 16 settembre lo stesso governo ha licenziato il decreto attuativo che prevede la creazione del “Siconbep“, un nuovo sistema informatico dedicato alla ricognizione di tutti i beni e le concessioni sul demanio marittimo, a cui la Conferenza unificata Stato-Regioni ha dato il via libera il 30 novembre. Per l’attuazione del Siconbep, la legge 118/2022 ha previsto uno stanziamento di un milione di euro per l’anno 2022 e due milioni di euro annui a partire dal 2023.
Dall’approvazione di tale legge sono passati nove mesi e non un solo euro è stato speso, né alcun dito si è mosso per iniziare questo lungo e complesso lavoro. Nel frattempo è arrivato il governo Meloni, i cui esponenti hanno sempre dichiarato di non voler applicare la Bolkestein alle concessioni balneari esistenti, poiché ci sarebbero migliaia di chilometri di litorale libero per aprire nuovi stabilimenti e garantire la concorrenza richiesta dall’Europa, senza dover espropriare le imprese esistenti. Ma nel lasso di tempo già trascorso dalle elezioni, oltre a mappare la lunghezza delle coste marittime, lacuali e fluviali e a calcolare il numero di aree in concessione e di quelle concedibili, avremmo potuto misurare persino la circonferenza di tutti i crateri lunari. O almeno avremmo potuto iniziare a farlo. Anche la Corte di giustizia europea, nella sentenza dello scorso 20 aprile, ha ribadito la necessità di procedere con la ricognizione del demanio marittimo; eppure finora c’è stata un’inerzia totale da parte del governo. La mappatura è stata oggetto solo di un’infinita serie di dichiarazioni propagandistiche, ma di nessuna azione concreta. Allora viene da chiederselo: quando smetteremo di parlare di mappatura e inizieremo a farla davvero? In altre parole: quando si smetterà di prendere in giro i balneari?
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