La sentenza con cui il Consiglio di Stato ha dichiarato l’invalidità della proroga al 2033 delle concessioni balneari, imponendo di riassegnarle tramite gara entro massimo due anni, ha scatenato una pioggia di commenti da parte di associazioni di categoria ed esponenti politici. Le sigle che rappresentano gli imprenditori del settore hanno espresso una ferma condanna nei confronti della pronuncia, mentre dai partiti sono arrivate le critiche di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, la soddisfazione del Movimento 5 Stelle e l’invito del Partito democratico a mettersi subito al lavoro per riformare il settore. Anche Legambiente ha accolto positivamente la decisione dei giudici. Riportiamo qui di seguito tutti i commenti che ci sono giunti in redazione.
I commenti delle associazioni di categoria
Fabrizio Licordari (presidente Assobalneari-Confindustria): «La sentenza del Consiglio di Stato è esattamente quella che ci aspettavamo, né più né meno, e solo uno sprovveduto poteva confidare in qualcosa di buono dall’adunanza plenaria. Si tratta di un disegno orchestrato da tempo: con la scusa di attendere la decisione di Palazzo Spada, il governo ha trovato la giustificazione per mandare migliaia di imprese a gara e regalarle ai grandi poteri. È vergognoso che un manipolo di giudici si sia sostituito al legislatore e abbia stabilito una scadenza alle nostre imprese: ora attendo di vedere cosa farà la politica, perché davanti a questo atto di guerra non si può far finta di nulla».
Antonio Capacchione (presidente Sib-Confcommercio): «Ci riserviamo di leggere con la dovuta attenzione e deferenza le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato sulle concessioni demaniali marittime, all’esito della quale decideremo le iniziative da intraprendere per la tutela di decine di migliaia di famiglie di onesti lavoratori oggi gettate nell’angoscia più totale per la prospettiva di perdere il lavoro e i loro averi. Immediatamente non possiamo però non registrare che questa sentenza appare sconcertante prima ancora che sconvolgente perché si discosta da consolidati orientamenti giurisprudenziali, anche costituzionali, a tutela della proprietà aziendale, del lavoro e della certezza del diritto. È persino imbarazzante non tanto perché è una sorta di “messa in mora” del legislatore chiamato disciplinare le gare con modalità da essa stessa stabilite, quanto per la sua lampante contraddittorietà: infatti il Consiglio di Stato afferma la contrarietà al diritto europeo delle proroghe disposte dal legislatore e dalla pubblica amministrazione in quanto “automatiche e generalizzate” e nel contempo stabilisce una proroga altrettanto automatica e generalizzata, però solo di due anni! In definitiva rivendica a sè ciò che, invece, non consente agli altri poteri dello Stato. Per cui alle proroghe del legislatore e dei Comuni adesso abbiamo anche quella dei giudici! Come abbiamo sempre affermato, spetta al legislatore e non ai giudici trovare il giusto bilanciamento fra la tutela della concorrenza e quella dei diritti fondamentali dei concessionari che con questa sentenza sembrano essere stati calpestati. È tempo che ciò avvenga».
Marco Maurelli (presidente Federbalneari Italia): «Non condividiamo le motivazioni giuridiche di questa sentenza. Quanto deciso dal Consiglio di Stato mette a repentaglio le oltre 30 mila famiglie che lavorano nel settore turistico balneare, decretando il blocco degli investimenti con gravi ripercussioni anche a livello occupazionale. In questo modo, infatti, si rende fortemente instabile un settore che conta circa un milione di lavoratori. Come Federbalneari Italia siamo
sbigottiti e faremo ulteriori valutazioni legali, perché sarebbe stato auspicabile ricorrere alla Corte di giustizia europea confermando l’attuale periodo transitorio per scrivere subito la riforma delle concessioni».
Maurizio Rustignoli (presidente Fiba-Confesercenti): «Un intervento dirompente, un terremoto che ha gettato nell’incertezza più profonda trentamila imprese, per lo più familiari, che oggi si trovano di fronte alla prospettiva di essere private del loro lavoro e di quanto hanno costruito nel tempo. Chiediamo al governo di aprire urgentemente un tavolo di confronto con i rappresentanti delle attività balneari. Imporre un termine così vicino come il 2023 creerà il caos e farà crollare gli investimenti. Il settore e le famiglie che vivono di questo lavoro avrebbero invece bisogno di chiarezza e di stabilità. Dovrebbero poter sapere domani quello che accadrà fra due anni, non vivere nell’incertezza. Inoltre, troviamo sconcertante che la sentenza sia entrata nel merito della durata dei titoli concessori: questo è un tema di competenza del legislatore, non dei giudici amministrativi. C’è bisogno di trovare una soluzione che garantisca la continuità e la tutela del lavoro di operatori e dipendenti. Serve una riforma, non un colpo di spugna. La stessa sentenza del Consiglio di Stato prevede un indennizzo per gli attuali concessionari e il riconoscimento alla professionalità. Sono due elementi imprescindibili per procedere a una riforma organica del settore. Fiba-Confesercenti, insieme alle altre associazioni di rappresentanza del settore, sarà a fianco delle oltre trentamila imprese familiari che hanno investito ingenti risorse e lavorano nel settore turistico balneare, mettendo in campo tutte le azioni necessarie per garantire la continuità e la tutela del lavoro di operatori e dipendenti».
Cna Balneari: «È di massima urgenza che governo e parlamento approvino una riforma del demanio individuando il giusto equilibrio tra i principi della concorrenza e la doverosa tutela degli investimenti e degli interessi dei concessionari uscenti. La sentenza del Consiglio di Stato non tiene conto di una legge approvata dal parlamento in materia di prolungamento delle concessioni. Occorre scongiurare un pesante impatto sociale ed economico su trentamila imprese balneari italiane, e sul loro indotto, che rischiano di essere messe in liquidazione dopo importanti investimenti ancora da ammortizzare per realizzare un’offerta di servizi turistici balneari di alta qualità, capace di attirare clienti e turisti responsabili e di alta gamma, un’esperienza quasi unica nel contesto europeo».
Mauro Vanni (presidente Confartigianato Imprese Demaniali): «La sentenza del Consiglio di Stato sorprende e amareggia. Ci sono molti punti sui quali il giudizio calpesta gli interessi di una categoria che da anni si batte per arrivare ad una condizione di certezza ed equità. Una sentenza da rispettare, certo, ma che contiene anche un sorprendente indirizzo, insolitamente preciso e dettagliato, sull’ambito di manovra per il governo chiamato a legiferare in due anni. Se da una parte il Consiglio di Stato sgretola una legge dello Stato che guarda al 2033, ritenendola ingiustamente generale, poi però applica lo stesso principio per fissare il termine a due anni prima delle gare. Due anni sono un periodo troppo breve per immaginare una legge equa e stabile che riguardi l’ambito delle concessioni demaniali, così articolato e frammentato. Il governo si è appena dato sei mesi per definire un quadro preciso sul quale intervenire. Siamo ormai in dirittura finale della legislatura e tutto questo lavoro sarà fra la fine di questa e l’avvio della prossima attività del nuovo esecutivo. La sentenza calpesta un settore che in questi decenni ha contribuito in maniera fondamentale a garantire al modello del turismo balneare uno standard qualitativo d’eccellenza. Il testo diffuso contiene riferimenti impropri come i giudizi superficiali sull’entità canoni, sulla redditività delle imprese: un atteggiamento quasi politico, evidentemente condizionato da polemiche subdole. Gli operatori non hanno mai fatto battaglie sul costo delle concessioni, ma rifiutano che solo quello sia la base per giudicare la redditività e il valore dell’impresa, fra l’altro così diverse da territorio a territorio. L’evidenza pubblica a cui si richiama la sentenza è una tremenda sciabolata sul lavoro prodotto dalle imprese su ciò che abbiamo in concessione. Pare così ovvio considerare professionalità, investimenti, valore sociale ed economico dell’attività, esperienza e affidabilità. Compresa, si permetta, anche un po’ di riconoscenza per aver avuto in concessione sabbia e restituito un tassello decisivo per l’industria turistica balneare. Questa sentenza sradica un fondamento di ogni sentenza dell’Unione europea, che ha sempre mirato alla tutela delle piccole e medie imprese. L’impostazione che il Consiglio di Stato offre abbastanza inspiegabilmente come soluzione al governo è un’autostrada aperta all’intervento di grandi gruppi industriali. Non ci pare che le amministrazioni stiano comprendendo appieno questo rischio. In definitiva, si ritiene questa sentenza un vero e proprio atto ostile, inspiegabilmente privo di un’analisi obiettiva della realtà. Il Consiglio di Stato ha contribuito a creare ulteriore incertezza e ora si profilano due estati all’insegna dell’immobilità degli investimenti su infrastrutture e risorse umane».
Mauro Della Valle (presidente Federazione Imprese Demaniali Salento): «Questa è una sconfitta del legislatore; la politica non ha inteso affrontare il problema e questi sono i risultati. In ogni caso la situazione è migliore rispetto a quanto prevedeva la delibera del Comune di Lecce (da cui è partito uno dei contenziosi che hanno portato alla sentenza del Consiglio di Stato, NdR). Anche se il Consiglio di Stato ha confermato la scadenza delle concessioni al 2023, a differenza del Comune che imponeva di rinunciare a ogni diritto futuro sull’area in concessione, i giudici hanno affermato la necessità di una profonda riforma, in particolare in tema di indennizzo ai concessionari uscenti».
I commenti della politica
Gian Marco Centinaio (senatore Lega): «Siamo davanti a una sentenza che doveva decidere sulla diretta applicazione di una direttiva e se il turismo sia materia di armonizzazione, e che invece rischia di annientare un sistema italiano fatto di piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, a tutto vantaggio di grandi imprese. È inoltre difficile ipotizzare quali saranno i criteri che saranno seguiti nel 2023, visto che si tratta di un settore con oltre sessant’anni di storia e non si potrà certo far finta che il mercato precedente non sia mai esistito. Criteri che senza una mappatura del mercato sono impossibili da determinare. Si tratta di una decisione che penalizza gravemente il turismo balneare italiano e quanti in questi anni vi hanno investito e che all’improvviso oggi si trovano nuovamente in una situazione di totale incertezza. Non si può dire che le concessioni dureranno soltanto per altri due anni e poi verranno fatte le gare senza aver prima tenuto conto del parere del parlamento. Tutto questo si traduce solo in un’occasione mancata per un reale chiarimento giuridico della vicenda, che sicuramente non si concluderà qui. Noi continueremo con decisione a essere al fianco dei balneari per non veder cancellati decenni di storia e di investimenti di tante piccole e medie imprese italiane».
Giorgia Meloni (leader Fratelli d’Italia): «La sentenza con cui il Consiglio di Stato ha deciso di disapplicare una legge votata dal parlamento italiano, dichiarando la cessazione delle attuali concessioni demaniali marittime al 31 dicembre 2023 e stabilendo la loro messa a bando subito dopo, rappresenta un colpo mortale per il turismo balneare italiano. È molto grave che il governo Draghi, e ancora prima il governo Conte 2, abbiano scelto di non intervenire lasciando questo comparto, fatto di decine di migliaia di imprese quasi tutte a conduzione famigliare, in balia delle decisioni dei tribunali e dei diktat di Bruxelles. Fratelli d’Italia esprime solidarietà agli operatori del settore e alle loro famiglie, che oggi si sentono espropriate delle imprese che hanno costruito con decenni di impegno, a vantaggio di grandi gruppi multinazionali che già pregustano il banchetto. Chiediamo al governo di riferire immediatamente al parlamento, anch’esso espropriato della propria funzione legislativa, di convocare immediatamente le associazioni di categoria e di dare risposte chiare, una volta per tutte, su come intende affrontare questa situazione di enorme gravità».
Sergio Battelli (deputato Movimento 5 Stelle): «Basta difendere l’indifendibile: il Consiglio di Stato conferma che, sui balneari, avevo ragione. Proroga concessioni fino a dicembre 2023 poi si andrà a gara, unico sistema che garantisce trasparenza, imparzialità, legalità, libera concorrenza. Mettiamoci al lavoro senza alibi».
Umberto Buratti (deputato Partito democratico): «La decisione presa dall’adunanza plenaria del Consiglio di Stato che ha stabilito la proroga delle concessioni balneari solo fino al dicembre 2023 impone che la politica si assuma le sue responsabilità e cominci immediatamente a lavorare a una riforma organica della materia che tenga conto delle specificità del nostro demanio su cui non ci sono solo stabilimenti balneari ma anche negozi, cinema, distributori di benzina, circoli nautici e altre attività. Una riforma indispensabile per tutelare il settore. I Comuni costieri e le imprese balneari hanno bisogno di certezze e di un quadro giuridico idoneo che tuteli e rafforzi il nostro sistema turistico. Noi faremo la nostra parte, ma bisogna agire rapidamente, avviando immediatamente un tavolo di lavoro che affronti una volta per tutte la questioni relative al nostro demanio marittimo».
Maurizio Gasparri e Massimo Mallegni (senatori Forza Italia): «La sentenza del Consiglio di Stato in materia di concessioni balneari ci lascia sconcertati e rischia di essere letale per tante aziende tipicamente Italiane e per tante famiglie che hanno resto questi settore un vero è proprio fiore all’occhiello del turismo e dell’economia italiana. Le nostre spiagge sono una peculiarità quasi esclusiva in Europa e con cecità si vogliono annullare decenni di sacrifici per aprire il mercato ai grandi gruppi internazionali. Personalmente, con i colleghi di Forza Italia, siamo sempre stati dalla parte delle imprese italiane e grazie al nostro intervento è stato possibile varare le varie proroghe che negli anni hanno garantito un futuro a questi lavoratori, ricordiamolo, stagionali, che tra qualche mese rischiano danni gravissimi. Non ci fermeremo. Contesteremo interpretazioni astruse. Continueremo a sostenere le ragioni dell’Italia, del turismo e dei balneari vittime di burocrati italiani o europei pronti a dare l’ennesimo colpo alla nostra economia nazionale e a spazzare via le tradizioni che hanno reso unico il nostro paese».
Massimo Casanova (europarlamentare Lega e patron del Papeete Beach): «La decisione del Consiglio di Stato è una doccia gelata per il comparto turistico balneare italiano, che rischia di sancire la morte di oltre trentamila famiglie che lavorano nel settore, decretando il blocco degli investimenti in un momento di massima urgenza di ripresa economica e rendendo fortemente instabile il futuro di circa un milione di lavoratori. Ma soprattutto è il preludio allo smantellamento di un pezzo fondamentale della nostra economia e della nostra cultura del turismo e dell’accoglienza, che ha nell’unicità costiera costellata di piccole imprese un unicum in tutto il mondo. Delle due l’una: o manca totalmente la conoscenza degli elementi minimi del fare impresa, o è in corso un attacco senza precedenti al nostro patrimonio, che si appresta a essere l’ennesima vittima delle burocrazie europee, prossima a essere svenduta e colonizzata dalle multinazionali. Da questo momento in poi nessun investimento né programmazione potranno essere messi in campo dagli operatori: quale folle impegnerebbe i pochi risparmi rimastigli dopo due anni drammatici di pandemia per lavorare ad un’attività che tra qualche mese non gli apparterrà più? Ma, soprattutto, quale istituto bancario aiuterà mai un piccolo imprenditore che, da questo momento in poi, ha perduto ogni prospettiva? Si sta uccidendo un pezzo della nostra italianità e il futuro di migliaia di famiglie e lavoratori e lo si sta consentendo con la connivenza di precise forze politiche che oggi esultano di fronte a una simile assurdità, decretando il fallimento della politica italiana. Sconvolge, peraltro, il tempismo perfetto rispetto agli “avvertimenti” giunti non più tardi di qualche giorno fa dall’Ue. È importante, ora più che mai, che il governo e le forze politiche che vogliono realmente salvare questo Paese si pongano con forza e chiarezza nel perimetro di difesa delle nostre imprese. Noi come Lega lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, a Roma come a Bruxelles».
Riccardo Zucconi e Gianluca Caramanna (Fratelli d’Italia): «Rimaniamo sconcertati dalla sentenza del Consiglio di Stato che, stabilendo di disapplicare una legge votata dal parlamento italiano e dichiarando la cessazione delle attuali concessioni demaniali marittime al 31 dicembre 2023 con la loro successiva e immediata messa a bando, di fatto decreta la morte del turismo balneare italiano. Come volevasi dimostrare l’incapacità e l’assenza di volontà del governo Draghi, e prima ancora dei governi Conte, nell’affrontare seriamente una tematica così importante ha lasciato il futuro di migliaia di aziende in mano a sentenze della magistratura amministrativa e a diktat provenienti da Bruxelles, nonostante la presenza di una legge nazionale che dispone diversamente. Quella di ieri è una sentenza sconcertante, anche perché si discosta da consolidati orientamenti giurisprudenziali e costituzionali a tutela della proprietà aziendale, del lavoro e della certezza del diritto. Esprimiamo profonda solidarietà nei confronti di tutti quegli imprenditori, lavoratori e operatori del settore che con fatica negli anni hanno costruito le loro aziende e ora si ritrovano gettate nell’angoscia più totale per la prospettiva di perdere il lavoro e i loro averi. Fratelli d’Italia non indietreggerà di un centimetro nella difesa di questo comparto, una battaglia moralmente giusta che porteremo avanti fino alla fine. Se il governo esiste ancora, batta un colpo e venga a riferire subito in aula per garantire un futuro a migliaia di aziende italiane».
Nota congiunta degli europarlamentari della Lega: «Una decisione assurda e incomprensibile, che colpisce un settore fondamentale della nostra economia. I burocrati di Bruxelles e i loro complici in Italia si rassegnino: la Lega continuerà a difendere un comparto strategico per il turismo italiano, che non necessita dell’apertura selvaggia a una presunta “concorrenza” che, nei fatti e in termini concreti, è sempre esistita nel paese. Il rischio che oggi potrebbe diventare realtà è l’annientamento di un tessuto di pmi che da oltre sessant’anni fa parte della storia e della tradizione italiana. È forse un modo questo per preparare la svendita delle nostre spiagge alla mercé delle grandi aziende di altri Stati europei? I balneari italiani hanno bisogno di risposte chiare, non di ulteriori incertezze. L’impegno della Lega, in Europa come in Italia, resta immutato: andiamo avanti a testa alta, a difesa delle imprese italiane».
Dario Stefàno (senatore Partito democratico): «Anche l’ultima difesa è caduta. Le concessioni demaniali marittime vanno messe a gara, senza se e senza ma. La decisione di ieri del Consiglio di Stato applica la normativa europea e dichiara illegittimi gli atti di proroga delle concessioni. Non è possibile applicare la proroga fino al 2033, disposta nel 2018 dal governo gialloverde, e come tale in chiaro e plateale contrasto con il diritto dell’Unione europea, nonostante qualche Tar la pensasse in maniera diversa. Ora quindi basta ritardi e basta inutili rinunciatarismi a dare una risposta normativa adeguata, sfruttando il più che generoso lasso di tempo fino al 2023 che il Consiglio di Stato ha concesso. Questa parte delle pronunce è la meno convincente perché si crea un periodo di franchigia del tutto creativo, forse giustificabile solo come ammortizzatore. Tuttavia, poiché le sentenze si rispettano, proprio per tali ragioni è urgente che sia il legislatore ad adottare, sin da subito, una normativa che dia certezze agli operatori e valorizzi l’immenso patrimonio costiero italiano, non in favore di pochi ma della comunità, anche per rispetto alla Next Generation della quale molto si annuncia e poco si pratica».
Marco Scajola (assessore al turismo Regione Liguria e coordinatore tavolo interregionale sul demanio marittimo): «La sentenza del Consiglio di Stato sulla proroga solo fino al 2023 delle concessioni balneari è folle soprattutto perché rende migliaia di aziende ostaggio della magistratura amministrativa. Tutto questo è stato possibile a causa del lassismo di una politica che per tanti anni è stata indecisa, superficiale e chiacchierona, determinando la scadenza delle concessioni demaniali marittime tra due anni. Questo è un colpo forte contro migliaia di aziende familiari che vedono messa in discussione la loro storia e anni di lavoro e di impegno sulle nostre coste. “In questi anni in più occasioni ho gridato che il governo non perdesse tempo e non aspettasse le sentenze, ma si adoperasse per risolvere la situazione, e purtroppo questa sentenza mi dà ragione. Ma io credo e voglio credere nella politica seria e nelle istituzioni: siamo dell’idea che se il governo vuole, può ancora intervenire anche alla luce di questa pesante sentenza, per dare comunque stabilità e certezze a un comparto che non merita questo trattamento e che non merita di veder il proprio lavoro e i propri sacrifici e investimenti economici, familiari e sociali messi violentemente in discussione e ridimensionati come purtroppo accaduto con la sentenza. Per quanto mi riguarda, come coordinatore del tavolo interregionale sul demanio riunirò nei prossimi giorni le Regioni per fare il punto e per essere propositivi nei confronti di migliaia di famiglie di lavoratori italiani».
Marco Campomenosi (europarlamentare Lega): «Quanto deciso ieri dal Consiglio di Stato rischia di distruggere un tessuto di pmi dalla forte tradizione storica, spesso a conduzione familiare, che quest’estate e la prossima non farà più alcun investimento a causa dell’incertezza che si è creata. I balneari sono vittime di tutto ciò, ma chi ne esce con disonore sono due generazioni di politicanti che, mentre la Bolkestein veniva scritta a Bruxelles e successivamente applicata, trovando guarda caso solo in Italia il rischio di un’applicazione così nefasta, si sono disinteressati di salvaguardare un comparto strategico per il turismo nazionale. Solo grazie all’intervento legislativo della Lega e dell’allora ministro Centinaio, nel 2018 si è rotto un immobilismo istituzionale che durava da troppo tempo. L’assurda sentenza di ieri è anche la conferma che in Italia è in corso un conflitto tra diversi poteri, e assieme all’offensiva dei giorni scorsi nei confronti degli operatori balneari da parte di alcuni potenti media fa riflettere su quanto gli attacchi alle nostre imprese vengano da chi, in Italia, vuole mettere in pericolo impresa e lavoro in un settore, quello turistico, in cui le grandi aziende straniere non sono ancora riuscite a penetrare in profondità. Ora la priorità del governo deve essere chiarire con la Commissione europea come chiudere la procedura d’infrazione aperta a Bruxelles, tutelando imprese che già formano un mercato con oltre sessant’anni di storia, tutt’altro che bisognoso di presunte norme a tutela della “concorrenza”. La Lega non arretra di un millimetro su questa battaglia, come sulle altre, dove ancora una volta ci scopriamo soli contro un sistema che tutela interessi ben diversi da quelli del nostro paese».
Altri commenti
Roberta Nesto (coordinatrice del G20 Spiagge e presidente della Conferenza dei sindaci del litorale veneto): «È un momento di estrema incertezza che preoccupa tutti i sindaci del G20 Spiagge, l’associazione delle prime 20 località balneari italiane. Oggi più che mai serve approfondire il confronto con il governo e con le forze politiche per arrivare a soluzioni concrete. Dobbiamo, tutti insieme, garantire il futuro dei nostri lavoratori e dei nostri imprenditori e quindi l’odierna preoccupazione si è già trasformata in intenso e concreto lavoro. Questo è l’impegno che i sindaci si stanno prendendo a favore delle comunità che rappresentano. I primi cittadini rappresentanti le spiagge d’Italia che superano il milione di presenze stagionali cercano delle azioni concrete per affrontare la situazione che il Consiglio di Stato si è trovato a dirimere a causa dell’incertezza troppo a lungo trascinata, con sentenze anche contrapposte dei Tar. A tal fine, ho già richiesto e programmato una serie di incontri: il primo passo sarà con il ministro al turismo Massimo Garavaglia, a cui seguirà il focus con i tecnici e i responsabili del settore turismo di tutti i partiti, già programmato per gennaio».
Edoardo Zanchini (vicepresidente Legambiente): «Ben venga la sentenza del Consiglio di Stato che pone finalmente un limite temporale alla proroga delle concessioni balneari, ossia il 2023. Una questione su cui come associazione ambientalista ci siamo più volte battuti, denunciando il problema e ricordando come la situazione delle spiagge in concessione nella nostra penisola non abbia paragoni in Europa. In Italia c’è poca trasparenza sulle concessioni, che crescono di anno e in anno, e poi c’è la questione dei canoni irrisori. Ora l’auspicio è che con questa sentenza le cose nel comparto balneare possano cambiare e migliorare, accelerando nella direzione della qualità e sostenibilità e replicando anche le esperienze green messe in campo già da alcuni lidi. Alla politica chiediamo di approvare al più presto una legge di riordino delle coste italiane per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione, ma anche di cogliere l’occasione offerta dalla sentenza per inserire elementi di premialità per i temi della sostenibilità e dell’inclusività nella predisposizione dei bandi di gara. Ripartiamo dal lavoro che Legambiente ha svolto due anni fa e che ha dato vita a un tavolo con le principali associazioni di categoria dei balneari che ha portato alla definizione di una prassi Uni, esperienza unica nel panorama internazionale, che definisce criteri e caratteristiche dei lidi sostenibili e accessibili. Occorre premiare la qualità dell’offerta dei lidi in concessione, dato che al momento manca ancora una norma nazionale al riguardo, puntare su politiche che valorizzino il patrimonio costiero italiano e approvare in tempi rapidi un piano nazionale di adattamento al clima per affrontare l’erosione, vero problema delle spiagge italiane, con soluzioni efficaci e fermando il delirio di barriere rigide che interessa oggi 1.300 km di litorali. Vale la pena ricordare al proposito che negli ultimi cinquant’anni sono spariti a causa dei processi erosivi ben 40 milioni di metri quadrati di spiaggia, un’area che avrebbe potuto ospitare circa 12mila stabilimenti balneari. Solo in questo modo sarà possibile affrontare anche i crescenti impatti degli eventi estremi sulla costa, l’erosione e la questione dell’innalzamento del livello del mare che porterà a sommergere molti tratti del territorio italiano secondo gli scenari disegnati da Enea e Cmcc».
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