Il tavolo tecnico sulla riforma del demanio marittimo è ancora in una fase di generica interlocuzione, mentre il governo va avanti per conto suo e fuori da Palazzo Chigi monta la polemica politica sul destino delle spiagge italiane. Il terzo appuntamento convocato ieri dal ministro al turismo Massimo Garavaglia per concordare con le associazioni di categoria i contenuti del riordino delle concessioni balneari, reso necessario dalla sentenza del Consiglio di Stato che lo scorso novembre ha annullato la proroga al 2033 e disposto la riassegnazione tramite gare pubbliche entro il 31 dicembre 2023, si è concluso ancora con un nulla di fatto: dopo i primi due incontri del 28 dicembre e del 4 gennaio, ai quali hanno partecipato i presidenti nazionali dei sindacati balneari, Garavaglia aveva riservato la partecipazione di ieri ai soli tecnici nominati dalle associazioni di categoria, facendo ipotizzare che il dibattito potesse entrare finalmente nel concreto della riforma; e invece il governo si è limitato ancora solo ad ascoltare le proposte dei rappresentanti dei balneari, senza confrontarsi sui contenuti del provvedimento a cui ha lavorato (ulteriori dettagli sulla situazione saranno forniti venerdì alle 10.45 in diretta sulle pagine Facebook e Youtube di Mondo Balneare dal presidente del Sib-Confcommercio Antonio Capacchione). Peraltro, poche ore dopo il premier Mario Draghi ha avuto una riunione coi ministri allo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e al turismo Massimo Garavaglia proprio per affrontare i temi legati alla questione balneare: come ha comunicato una nota di Palazzo Chigi, «l’impegno condiviso è di arrivare a una proposta che tuteli il settore e che tenga conto delle varie complessità emerse. Le interlocuzioni proseguiranno sul piano tecnico nei prossimi giorni con i soggetti competenti». A interessarsi della questione c’è anche il ministro per gli affari regionali Mariastella Gelmini, che ha annunciato che convocherà nelle prossime ore un tavolo con le Regioni, l’Anci e l’Upi al fine di coinvolgere gli enti locali, come richiesto nei giorni scorsi dalla Conferenza delle Regioni. «Il dipartimento – si legge in una nota del ministero agli affari regionali – sta seguendo il dossier e il ministro Gelmini è pronto a promuovere un confronto tra il governo e gli enti locali per risolvere, attraverso una nuova norma di legge, in modo definitivo il problema».
Una delle ipotesi più accreditate è che l’esecutivo, che finora non si è sbottonato sui suoi intenti per disciplinare la riassegnazione delle concessioni, porti un disegno di legge sul tavolo del consiglio dei ministri convocato per venerdì prossimo, come lascia intendere una nota dei ministri Garavaglia e Giorgetti in seguito al vertice di ieri con Draghi: «Nei prossimi giorni avranno luogo incontri tecnici con le categorie e con le Regioni per affinare una proposta condivisa a tutela del settore rispetto alla procedura d’infrazione già annunciata dalla Commissione europea. La norma dovrà tutelare gli interessi legittimi di tutte le parti in causa e tenere presente i molti problemi e le particolarità come i piccoli porti, gli alberghi in prossimità delle spiagge in concessione, il ruolo di Regioni e Comuni. La misura, che sarà sottoposta all’esame del parlamento che deve avere ampia facoltà di intervento, dovrà anche dare una copertura normativa alla sentenza del Consiglio di Stato per dare un indirizzo certo anche a enti locali e Regioni. L’incontro di oggi (ieri, NdR), interlocutorio e costruttivo, è stato apprezzato dalla Lega alla ricerca di una soluzione il più condivisa possibile nell’interesse dei balneari e di evitare prese di posizioni strumentali e ideologiche».
Nel frattempo, per tutta la giornata di ieri si è scatenato un acceso botta e risposta fra i partiti di maggioranza, che hanno opinioni molto diverse sul riordino delle concessioni balneari. Tutto è partito da una breve dichiarazione rilasciata all’Ansa da Stefano Patuanelli, ministro alle politiche agricole e capodelegazione del Movimento 5 Stelle al governo: «L’Italia deve mettere mano al settore delle concessioni balneari da oltre 15 anni. Come Movimento lo chiediamo da anni, le gare devono essere fatte. Massimo supporto al presidente Draghi su questo», ha detto Patuanelli, al quale ha subito replicato il sottosegretario alle politiche agricole Gian Marco Centinaio, senatore in quota Lega nonché autore della legge 145/2018 che ha disposto la proroga al 2033 delle concessioni balneari e introdotto le linee guida per il futuro riordino del settore: «Forse c’è qualcuno che sta lavorando per affossare un settore che conta in Italia migliaia di piccole e medie imprese, spesso a gestione familiare», ha insinuato Centinaio. «Anziché perdere tempo in polemiche inutili, i cinquestelle farebbero bene a occuparsi di problemi concreti. Se non ne fossero stati informati, è stato proprio il ministro Giorgetti a sensibilizzare il premier Draghi su questo dossier, chiedendo un approccio organico di tutto il governo rispetto a un allarme lanciato mesi fa. Anziché fare campagne ideologiche a discapito di un intero settore e di migliaia di famiglie, sarebbe bene iniziare a occuparsi dei veri problemi. Noi abbiamo sempre lavorato per dare certezze e nelle prossime ore la Lega renderà nota la sua proposta: una proposta seria, concreta e in grado di tutelare il lavoro di migliaia di imprese italiane».
A dare manforte a Centinaio è poi intervenuto l’europarlamentare leghista Marco Campomenosi: «Il Movimento 5 Stelle finalmente getta la maschera e mostra il suo vero volto: una forza politica che vuole mettere a repentaglio il futuro di migliaia di imprese italiane che rappresentano un comparto strategico per il turismo del paese. La Lega, da sempre in prima linea per difendere il settore dei balneari, non arretra di un millimetro e continua anche a Bruxelles la battaglia, che nel 2018 l’allora ministro Gian Marco Centinaio concretizzò in un’azione di governo che ruppe anni di immobilismo. Quello che forse non è chiaro a tutti nei palazzi romani è che la situazione di incertezza in cui si trova gettato il comparto sta bloccando gli investimenti e aggravando la già difficile situazione di un settore colpito duramente dalla crisi pandemica. A una politica che fatica a decidere e trovare soluzioni non può aggiungersi al voce di chi, per miopia e pregiudizio ideologico, vorrebbe bandi indiscriminati che avrebbero una ricaduta sociale ed economica devastante. Sarebbe interessante capire come mai l’Ue chiede un intervento di questo tipo solo all’Italia: forse ha davvero ragione chi pensa che dietro a queste pressioni vi sia l’interesse di gruppi stranieri che vogliono appropriarsi di un litorale di inestimabile valore, ma che se è tale, lo si deve al lavoro e alla fatica di famiglie e microimprese italiane. Matteo Salvini e la Lega sono al lavoro, al governo e in tutte le istituzioni, per tutelare i balneari con interventi concreti: dal Movimento 5 Stelle invece solo sterili polemiche che non portano a nulla, se non ad alimentare l’incertezza».
Nella polemica contro il Movimento 5 Stelle si è poi inserita anche Forza Italia. Così in una nota il senatore Massimo Mallegni: «È una vergogna leggere le affermazioni del capodelegazione del Movimento 5 Stelle riguardo il mondo balneare. Parole come “devono essere fatte le gare” sono per noi francamente incomprensibili. Sembra quasi vi sia un’intenzione diretta di distruggere questo settore e tutta la sua tradizione culturale, unica nel suo genere in tutto il panorama dell’offerta turistica balneare mondiale. Forza Italia è stata l’unica forza politica che ha sempre difeso il settore – e lo continuerà a fare – non con chiacchiere e proclami, ma con proposte di legge concrete per la valorizzazione delle imprese e degli investimenti e per l’armonizzazione delle normative degli altri stati membri europei. Questa è la strada da percorrere. Mandare a gara e distruggere decine di migliaia di famiglie con un indotto di oltre un milione di lavoratori ci sembra solo e soltanto una follia». A chiosare è infine il senatore azzurro Maurizio Gasparri: «I balneari hanno bisogno di certezze e non di minacce. Hanno bisogno di futuro e di continuità, non di insicurezza e di ostilità. C’è una specificità del settore turistico e di tutte le imprese connesse, con quelle balneari in prima fila, che riguarda l’Italia. Questo lo devono capire anche a Palazzo Chigi, al Consiglio di Stato e altrove. Forza Italia difende una realtà italiana e chiede che non ci sia ipocrisia, tollerando regolamentazioni libere e autonome in paesi come la Spagna e dovendo invece imporre regole assurde in Italia. C’è il parlamento in campo che non potrà consentire manovre o iniziative arbitrarie. Recentemente alcuni tecnici sono stati bloccati in ben altre partite».
I commenti delle associazioni di categoria
A margine dell’intensa giornata di ieri, sono arrivati i commenti di alcune associazioni di categoria degli imprenditori balneari. Così Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari-Confindustria: «Leggendo le dichiarazioni del ministro Patuanelli esprimo stupore e incredulità, perché le affermazioni rilasciate alla stampa dal ministro pentastellato stridono e vanno in totale contrasto con quella che è stata la posizione sostenuta dal governo Conte 2, di cui lo stesso Patuanelli era ministro per lo sviluppo economico, perciò non poteva non sapere. Infatti nella risposta del 4 febbraio 2021 resa alla Commissione europea da parte dell’esecutivo Conte 2 vengono sostenute con fermezza e coerenza le posizioni a difesa e tutela delle imprese italiane che operano sul demanio marittimo ai fini turistico-ricreativi. Perciò rimaniamo totalmente sbigottiti da queste dichiarazioni che rinnegano documenti ufficiali del governo Conte 2. Vogliamo pensare che queste dichiarazioni siano dovute a un momento di grande confusione che regna nel Movimento 5 Stelle a seguito della nota sentenza del Tribunale di Napoli. Concludo affermando che in un particolare momento di grande difficoltà economica in cui versano il nostro paese e le sue imprese, distruggere un comparto così importante per il settore del turismo italiano, come sono gli stabilimenti balneari, sia irresponsabile e inopportuno per chi ha ruoli di governo e che, al contrario, dovrebbe adoperarsi per il rilancio, la ripresa e la tutela delle piccole e medie imprese italiane».
Laconico è invece il commento di Antonio Capacchione, presidente del Sib-Confcommercio, a margine del tavolo tecnico: «Ancora un incontro interlocutorio. I rappresentanti tecnici del nostro sindacato, dopo essersi riportati a quanto dedotto nei documenti già prodotti, hanno sottolineato, tra l’altro, l’urgenza di un intervento legislativo che impedisca eventuali provvedimenti penali e iniziative amministrative dei Comuni in direzione delle gare». In rappresentanza del Sib-Confcommercio sono intervenuti al tavolo tecnico l’avvocato Stefania Frandi e il prof. Carlo Curti Gialdino.
Dello stesso parere è il presidente di Federbalneari Marco Maurelli: «Il tavolo tecnico per arrivare a una giusta riforma delle concessioni demaniali marittime e lacuali, che noi sosteniamo con convinzione, è un ottimo strumento. Ieri però ci siamo fermati alla fase interlocutoria, sono completamente mancati i contenuti e le linee guida. Ci aspettiamo che il governo Draghi dia al più presto vita a una riforma che stabilizzi l’attuale modello a tutela degli investimenti e del comparto del turismo».
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