Il mese di gennaio è stato caratterizzato da una campagna elettorale che non ha trascurato i problemi degli stabilimenti balneari. D’altronde, non poteva essere altrimenti: a essere chiamati alle urne erano infatti i cittadini di due regioni costiere – l’Emilia-Romagna e la Calabria – in cui l’economia turistica legata alle spiagge ha un peso molto importante. E così, nelle ultime settimane si sono susseguite innumerevoli dichiarazioni di esponenti politici nazionali e locali in merito all’annosa questione della cosiddetta direttiva europea Bolkestein e della necessaria riforma del demanio marittimo.
Ora che le elezioni regionali sono terminate, confidiamo che l’attenzione sul settore balneare non si spenga; anzi speriamo che si arrivi al più presto a una soluzione definitiva per restituire certezza agli operatori di questo importante comparto dell’economia italiana, come abbiamo chiesto nel nostro recente appello. Un eventuale dominio della Lega avrebbe di sicuro messo in discussione la tenuta del governo Pd-5Stelle, facendo ricominciare tutto da capo per l’ennesima volta; e invece, con la vittoria di Stefano Bonaccini (centrosinistra) in Emilia-Romagna e di Jole Santelli (centrodestra) in Calabria, la vita del Conte bis sembra destinata a durare ancora per un po’. Sarà pertanto necessario che i ministri competenti lavorino sin da subito al dpcm per il riordino delle concessioni balneari che il precedente esecutivo Lega-5Stelle non ha colpevolmente varato (l’impegno, inserito nella legge di bilancio 2019, era di farlo entro lo scorso 30 aprile).
A questo proposito, assumono un grande peso le parole pronunciate qualche giorno fa dalla ministra delle infrastrutture Paola De Micheli, che proprio durante un comizio elettorale in Calabria, ha definito «un equivoco» la circolare del Mit contro l’estensione delle concessioni e ha affermato che il suo collega Dario Franceschini sarebbe già al lavoro per redigere il dpcm sulla riforma delle spiagge. La speranza è che la De Micheli non abbia fatto una semplice promessa da campagna elettorale, bensì che abbia davvero a cuore il futuro di migliaia di piccole imprese familiari italiane e che faccia il possibile sin da subito per risolvere le complesse vicende normative di questo comparto.
La situazione, come abbiamo già spiegato, è precipitata nel giro di due mesi: dopo un periodo di tranquillità il cui merito è dell’estensione di 15 anni voluta dall’ex ministro Gian Marco Centinaio, lo scorso novembre il Consiglio di Stato ha dato una valutazione negativa della norma che, pur non disapplicandola formalmente, ha scatenato alcune reazioni negative:
- il 19 dicembre, il Ministero delle infrastrutture ha diramato una circolare alle Autorità portuali, invitandole di fatto a non applicare il prolungamento di 15 anni;
- l’8 gennaio, la Procura di Genova ha inviato una nota per esortare le amministrazioni comunali della Liguria a non prolungare le concessioni fino al 2033;
- il 13 gennaio, il Comune di Castrignano del Capo ha revocato l’estensione già rilasciata a quattro stabilimenti balneari.
Alla luce di questa situazione, sono due le priorità che dovrebbe seguire il governo per tutelare il settore balneare: emanare una circolare applicativa sull’estensione di 15 anni, per sollecitare tutti i Comuni inadempienti ad agire, e varare le linee guida per il riordino del demanio marittimo che diano certezze agli imprenditori del settore oltre il 2033 e che equilibrino la vergognosa situazione dei canoni. Ci auguriamo che i ministeri siano già al lavoro da questa mattina e che si potranno affrontare le prossime fiere nazionali e locali di settore in programma, molto numerose nei prossimi mesi, con qualche tranquillità in più.
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