Le associazioni di categoria degli imprenditori balneari non sono soddisfatte della bozza di riforma delle concessioni demaniali marittime, approvata ieri sera in consiglio dei ministri, che introduce la riassegnazione delle spiagge tramite gare pubbliche da effettuare entro il 2023, con la valorizzazione dell’esperienza professionale per chi parteciperà ai futuri bandi e con il riconoscimento di un indennizzo per i gestori uscenti basato sul valore aziendale dell’impresa. Con l’eccezione di Oasi, tutte le altre sigle (Sib, Fiba, Cna, Assobalneari, Federbalneari, Confartigianato) manifestano perplessità sulla proposta del governo Draghi, che non avrebbe recepito tutte le istanze delle associazioni audite nel corso di vari confronti. Oggi alle ore 15, in diretta sulle pagine Facebook e YouTube di Mondo Balneare, il nostro caporedattore Alex Giuzio farà un’analisi sui contenuti e sui retroscena della bozza di legge insieme ai presidenti di Sib-Confcommercio Antonio Capacchione e Fiba-Confesercenti Maurizio Rustignoli. Qui di seguito, invece, riportiamo i commenti delle associazioni di categoria pervenuti in redazione.
Marco Maurelli (Federbalneari): «Nella bozza di legge vengono disconosciuti i contenuti del tavolo tecnico indetto dal governo con associazioni di categoria e Regioni. Inoltre gli enti concedenti sono del tutto impreparati a gestire un percorso così complesso nel brevissimo periodo: si tratta di una mancanza di rispetto evidente verso Comuni e Regioni. Chiediamo subito un tavolo urgente con governo, regioni e associazioni di categoria per valutare modifiche al testo che tengano conto della realtà. Manca un impianto di tutela serio previsto per le piccole e medie imprese».
Antonio Capacchione (Sib-Confcommercio) e Maurizio Rustignoli (Fiba-Confesercenti): «L’emendamento approvato in consiglio dei ministri sulle concessioni balneari ha accolto alcune nostre richieste come la tutela del valore delle aziende in sede di gara, la professionalità, la salvaguardia delle piccole e medie imprese, la tutela per coloro che hanno gestito direttamente la concessione negli ultimi cinque anni o l’eliminazione del canone quale elemento di valutazione. E si potrebbe continuare. È altresì importante precisare che non si tratta di una norma che è già in vigore, ma solo di una proposta che il governo farà in parlamento. Certamente si è trattato di un lavoro impegnativo da parte dei ministri coinvolti in questo percorso complesso, ma ribadiamo con fermezza che non siamo soddisfatti: si tratta di un provvedimento che necessariamente dovrà trovare il giusto equilibrio nel passaggio parlamentare. Auspichiamo che tutte le forze politiche che, da tempo e con responsabilità, sono vicine agli imprenditori balneari, possano lavorare in sinergia con le Regioni e le associazioni di categoria affinché il provvedimento trovi la stabilità conclusiva necessaria per garantire innanzitutto gli investimenti futuri e la salvaguardia delle imprese del settore. Per il sistema turistico balneare il lavoro, a nostro avviso, comincia adesso: da parte nostra, siamo pronti a offrire tutta la disponibilità e il contributo indispensabili nel confronto con Regioni e parlamento. Inizieremo perciò da subito un confronto con le forze politiche affinché la misura sia integrata e rafforzata, per trovare quel giusto punto di equilibrio che non è assolutamente l’interesse della categoria dei balneari ma che, a nostro avviso, rappresenta innanzitutto l’interesse del sistema turistico e balneare italiano nel complesso e ancora di più l’interesse pubblico, un principio cardine quando si coinvolge il demanio marittimo».
Fabrizio Licordari (Assobalneari-Confindustria): «Siamo estremamente sorpresi circa il modo e l’approccio che si è avuto per gestione della vicenda relativa alle concessioni dei balneari. Siamo stati convocati dal governo per ben tre volte con tre tavoli dove c’è stato un monologo da parte delle associazioni invitate, ma dall’altra parte non c’è stato nessun tipo di confronto dialettico. Siamo andati a dire quali erano le nostre posizioni, ma è finito tutto lì. Il consiglio dei ministri sospeso per valutare il testo, poi, è assurdo: non è questo il modo di presentare dei provvedimenti dove gli stessi componenti del governo non conoscono quello che devono andare ad avallare. Mi sembra un modo di fare non condivisibile, siamo ai limiti dei principi democratici. Abbiamo il paese che sta versando in una condizione di seri problemi, c’è una crisi di portata internazionale con la tensione su quello che potrebbe accadere in Ucraina, le famiglie non sanno come pagare le bollette, le imprese chiudono perché non sanno come sostenere i costi e il problema dei governo italiano è svendere le coste e dare la possibilità agli stranieri di venire a prendere i gioielli migliori del nostro paese. Non è questo il modo di affrontare le cose; credo ancora nei valori e mi auguro che il parlamento possa affrontare questa normativa e che ci sia data la possibilità di poter avviare dei confronti seri e sostenibili. Anche perché oggi tocca alle concessioni balneari, domani toccherà a quelle idroelettriche, dopodomani toccherà ad altri comparti di natura economica magari ambulati e tassisti; a tutte quelle categorie che cercano di produrre e di far ripartire il paese. Non dimentichiamo che i balneari italiani sono ripartiti con il covid, perché siamo stati gli unici a poter mettere in campo una serie di iniziative finalizzate a ripartire in sicurezza».
Cna Balneari: «L’emendamento al ddl concorrenza, presentato ieri dal governo, rischia di mandare in liquidazione – a partire dal 1° gennaio 2024 – l’attuale modello balneare italiano, che ha assicurato negli anni un livello di eccellenza e di valorizzazione del territorio costiero. Un modello portato al successo da trentamila micro e piccole imprese, da famiglie che hanno investito nell’attività risorse economiche e lavoro assiduo. A repentaglio verrebbe messo anche l’intero indotto dell’economia turistica costiera interessata dal provvedimento e in particolare le imprese della nautica, della ristorazione, del commercio e della ricettività che insistono sul demanio, non solo marittimo, con l’offerta di servizi turistici e ricreativi. Esiste ancora la possibilità, però, di tutelare la reale continuità aziendale delle attuali imprese balneari e di rilasciare nuove concessioni grazie alla disponibilità di aree per nuove iniziative imprenditoriali che emergerà, con ogni certezza, dalla mappatura prevista nel disegno di legge sulla concorrenza. Chiediamo al parlamento il massimo impegno per individuare le soluzioni necessarie alla salvaguardia del settore».
Giorgio Mussoni (Oasi): «La proposta di riforma del governo Draghi ci soddisfa appieno, poiché recepisce le rivendicazioni che Oasi porta avanti da molti anni some il riconoscimento del valore aziendale e la valorizzazione della professionalità. Certo, restano alcuni aspetti da correggere e perfezionare e si dovrà capire come certi principi saranno attuati nel successivo decreto attuativo, ma in generale il testo non può che essere accolto con piacere. Per questo rivolgiamo un plauso al governo Draghi, che finalmente ha approvato una proposta di regolamentazione delle concessioni balneari in linea con i principi europei grazie alla quale gli imprenditori del settore hanno una visione chiara e nuova del loro futuro».
Mauro Vanni e Mauro Della Valle (Confartigianato imprese demaniali): «Il testo approvato dal consiglio dei ministri umilia la storia dell’impresa balneare italiana. Vince il caro ombrelloni sul caro bollette, con un’azione distrattiva e persuasiva sulle emergenze delle famiglie italiane. Dopo anni di supporto alle spiagge pubbliche abbandonate e prive di ogni servizio, e dopo due anni di pandemia, i balneari portano a casa una liquidazione forzata della propria azienda e la svendita dei confini nazionali: il patrimonio turistico balneare italiano va a favore di potenze industriali organizzate. La nostra base ci chiede di scendere in piazza: abbiamo contattato delle aziende di trasporto per organizzare una manifestazione grazie alla quale potremmo dimostrare ai nostri signori politici che le cosiddette “lobby” non sono altro che semplici famiglie italiane di lavoratori, unite nel difendere un emendamento che fa pensare più a una macelleria sociale che a un percorso di riforma. Inoltre, il metodo con cui il governo ha emanato questo decreto ministeriale è un metodo che non ci piace, perché dopo mesi di discussione non c’è stato un lavoro concreto, senza le parti tecniche, senza le Regioni e i sindacati, e ci preoccupa soprattutto perché mancano alcuni elementi fondamentali come la mappatura che consentirebbe di evidenziare l’interesse transfrontaliero e di valutare la risorsa come scarsa o meno. Oltre a ciò, andare a evidenza pubblica nel 2024 vuol dire non avere i tempi tecnici per una riassegnazione seria delle concessioni, in così breve tempo. Il parlamento dovrà lavorare per riempire di contenuti il decreto e noi ci batteremo affinché i decreti attuativi riconoscano i nostri diritti: sicuramente ci mobiliteremo, faremo delle manifestazioni per batterci sui temi che riteniamo fondamentali».
Paolo Capone (Ugl): «La minaccia di una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea per il mancato rispetto della direttiva Bolkestein non può diventare l’occasione per una svendita delle spiagge italiane alle multinazionali del settore. Il premier Draghi ascolti il grido di allarme proveniente da lavoratori delle aziende balneari. Non possiamo accettare la desertificazione di un tessuto fatto di piccole e medie imprese a conduzione familiare che svolgono una funzione fondamentale nella salvaguardia del patrimonio paesaggistico e nella promozione del turismo nel nostro paese. Come afferma Federbalneari, sono 150mila le concessioni che rientrano nel demanio marittimo e comprendono campeggi, impianti sportivi, complessi turistici, oltre ai numerosi stabilimenti balneari. È fondamentale, pertanto, trovare una soluzione che tuteli gli interessi legittimi e gli investimenti operati finora. In tal senso, chiediamo che il governo intervenga con nuove misure necessarie a garantire i livelli occupazionali. Come Ugl siamo disponibili a discutere di proposte concrete volte a sostenere le piccole e medie imprese del comparto».
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