Il governo Meloni ha intenzione di predisporre un intervento strutturale sulle concessioni balneari, che superi la necessità della proroga di un anno proposta da un emendamento di Lega e Forza Italia nel decreto milleproroghe. È quanto è emerso direttamente dalle parole della presidente del consiglio Giorgia Meloni, intervenuta ieri sul tema rispondendo alle domande dei giornalisti durante la sua visita ad Algeri (nel video in alto, a partire dal minuto 10.10). Quella sui balneari, ha detto la premier, «è un’azione molto complessa, ma quello che posso dire è che non ho cambiato idea: sono sempre per la difesa dei nostri imprenditori balneari da una direttiva che secondo me non andava applicata su quel settore. Ora però si tratta di capire, nell’attuale situazione che è abbastanza complessa – con una sentenza del Consiglio di Stato, una procedura di infrazione europea e una pronuncia richiesta alla Corte di giustizia Ue – quale è la soluzione più efficace a livello strutturale. Sto lavorando per immaginare una soluzione che non sia temporanea, e per fare questo convocheremo tutta la maggioranza per ragionare insieme e poi le associazioni dei balneari. Vorremmo tentare di fare tutto questo prima che si votino gli emendamenti, per capire se la proroga sia la soluzione più efficace oppure se siano migliori altre soluzioni. Però il mio obiettivo è il più possibile, nell’attuale contesto, mettere in sicurezza questi imprenditori».
Leggendo tra le righe delle parole della premier, l’intento sembra chiaro: la proroga di un anno non sarebbe ritenuta da Meloni una soluzione affidabile, dal momento che la nota sentenza del Consiglio di Stato, annullando l’ultima estensione al 2033 approvata dal primo governo Conte, ha proibito qualsiasi ulteriore proroga automatica. Il rischio, insomma, è che una misura del genere verrebbe disapplicata dal primo tribunale, lasciando migliaia di aziende in difficoltà ancora più grandi. Per questo la presidente del consiglio starebbe valutando di lavorare subito a una soluzione definitiva con un provvedimento ad hoc, anziché buttare per l’ennesima volta la palla in avanti. Anche perché le concessioni attuali scadranno il prossimo 31 dicembre, in base non solo alla sentenza del Consiglio di Stato ma anche alla legge sulla concorrenza approvata durante il governo Draghi. L’attuale esecutivo sarebbe tenuto a varare il decreto attuativo entro febbraio – e nel farlo potrebbe introdurre adeguati paracadute a favore degli attuali imprenditori, come il riconoscimento del valore aziendale e il punteggio premiante in fase di gara per chi attesta esperienza professionale pregressa nel settore – oppure potrebbe decidere di abrogare la legge del suo predecessore e lavorare ad altre soluzioni come per esempio l’uscita dalla Bolkestein, promessa in campagna elettorale. Tuttavia questa seconda strada richiederebbe più tempo, e dunque la necessità di una proroga che per il momento Fratelli d’Italia pare non intenzionato ad appoggiare, dal momento che il partito non ha inserito l’emendamento in questione tra quelli segnalati. Il che significa che non verrà discusso né votato. A restare in piedi resta invece la proposta di Lega e Forza Italia, che lega l’allungamento di un anno alla necessità di completare la mappatura e di istituire un tavolo tecnico tra ministeri competenti e associazioni di categoria, ma continuando a fare riferimento alla legge sulla concorrenza e dunque alle gare.
La situazione, in sostanza, è ancora molto criptica e in attesa degli atti concreti, si sta generando un infuocato dibattito. Così il senatore leghista Gian Marco Centinaio, interpellato dall’Ansa, ha replicato alle parole della presidente del consiglio: «Con me la premier Meloni, che dice che si tratta di capire qual è la soluzione strutturale più adatta sui balneari, sfonda una porta aperta: ciò che di strumentale si può fare, va benissimo. Se è per portare a gara le concessioni diciamo “no grazie”, ma se è per far capire all’Europa che gli stabilimenti balneari non sono un servizio e
quindi sono fuori dalla direttiva Bolkestein, siamo disponibili. Bene fare un’analisi complessiva del tema, ma per questo ci vuole tempo. Figurarsi se non sono per un intervento strutturale, io che sono il papà della legge 145» (quella sull’estensione delle concessioni al 2033, NdR).
Dall’altra parte, la Commissione europea è tornata a far sentire la propria posizione intransigente, tramite le parole della portavoce Veerle Nuyts, che ieri almeno ha smentito ufficialmente il fatto che i balneari siano dentro il Pnrr. «Il diritto Ue richiede che le norme nazionali in materia di servizi assicurino la parità di trattamento degli operatori senza alcun vantaggio diretto o indiretto per operatori specifici, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale e proteggano dal rischio di monopolizzazione delle risorse pubbliche», ha detto Nuyts. «Cittadini e imprese hanno diritto a una procedura trasparente, imparziale e aperta al momento di decidere a quale impresa debba essere concesso il diritto di usare il suolo pubblico, in questo caso le spiagge».
Della stessa idea non sembra però essere Fratelli d’Italia, che già il giorno precedente, attraverso il vicepresidente della Camera Francesco Rampelli, aveva motivato così la mancata segnalazione dell’emendamento sulla proroga: «Non è successo niente, la nostra posizione è sempre la stessa. Nella dinamica parlamentare gli emendamenti presentati sono in attesa di una già preannunciata iniziativa del governo. Sulla Bolkestein il governo ha deciso di metterci la faccia e stiamo aspettando di metterci mano in maniera strutturale. Siamo in attesa che il governo tiri giù le proprie carte». Le tempistiche di approvazione della riforma potrebbero essere di pochi mesi, come ha lasciato intendere il deputato Federico Mollicone l’altra sera sulla trasmissione Agorà: «La scelta di Fratelli d’Italia è quella di rispettare l’agenda di governo rispetto a un tema di cui tutta la coalizione ha grande sensibilità. Abbiamo fiducia che il governo si prenderà entro l’estate cura del tema». Sulla stessa linea è il principale alleato di governo, la Lega di Matteo Salvini, intervenuta con le parole dello stesso leader: «Spero che la questione balneare entro l’estate venga chiusa positivamente con l’ok delle associazioni. Bisogna coinvolgere i sindacati e chiudere la partita una volta per tutte, nel rispetto di queste trentamila imprese e famiglie. Ho parlato ieri con Giorgia Meloni e abbiamo un’idea che coincide, quindi conto che anche questo, dopo anni e anni di attesa, sia un dossier che il nuovo governo andrà a chiudere». D’altronde molti Comuni, nonostante manchi ancora il decreto attuativo, stanno già predisponendo i piani degli arenili per attuare quanto previsto dalla legge sulla concorrenza e dalla sentenza del Consiglio di Stato. Sarebbe dunque urgente e responsabile che il governo batta un colpa e dimostri con gli atti concreti che cosa intende fare.
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