Il “tira e molla” dell’estensione al 2033 per le concessioni balneari di Castrignano del Capo non accenna a fermarsi, in quello che è ormai diventato un caso di interesse nazionale. Il Comune salentino aveva disciplinato il rilascio del prolungamento di 15 anni ad agosto 2019 e dopo appena cinque mesi, a gennaio 2020, aveva ritirato il provvedimento in autotutela, ritenendolo in contrasto col diritto europeo. I concessionari avevano presentato immediato ricorso al Tar, ottenendo esattamente un mese fa una storica sentenza firmata dal presidente del tribunale amministrativo di Lecce Antonio Pasca, il quale ha affermato la validità dell’estensione al 2033 e l’impossibilità, per un’amministrazione comunale, di disapplicare la norma.
In questi giorni la vicenda si è arricchita di un nuovo capitolo (che si aggiunge al romanzo complessivo delle tante località costiere anomale nell’applicare o non applicare la legge 145/2018). Riassumendo, il Comune di Castrignano del Capo ha deliberato per la seconda volta di rilasciare l’estensione al 2033, ma al contempo ha deciso di presentare ricorso in Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar.
La delibera di giunta, disponibile sul sito del Comune di Castrignano del Capo, è piuttosto articolata: in una lunga serie di premesse, l’amministrazione cita tutte le motivazioni contrarie all’estensione al 2033, dalla sentenza n. 7874/2019 del Consiglio di Stato alla recente lettera di messa in mora inviata dalla Commissione europea, ravvisando comunque «la necessità di provvedere a disciplinare, nelle more della definizione del giudizio innanzi al Consiglio di Stato e di eventuali sopravvenienze normative, la vicenda relativa alle proroghe delle concessioni anche in applicazione dell’art. 182» del “decreto rilancio” (che ha ulteriormente confermato l’estensione al 2033 disposta dalla legge 145/2018).
Tuttavia, la delibera chiede ai concessionari una lunga serie di documenti e clausole per poter ottenere l’estensione, sulla falsariga del Comune di Sorrento che avevamo definito il provvedimento più assurdo in materia, in quanto chiedeva una miriade di carte inutili e non previste dalla legge, nonché la manleva. Pur non raggiungendo il livello della località campana, l’amministrazione di Castrignano chiede infatti una copiosa documentazione tecnica, svariate dichiarazioni e accertamenti nonché l’«accettazione espressa da parte del concessionario che eventuali provvedimenti giudiziali o normativi […] determineranno decadenza della proroga concessa, fermo restando la facoltà loro concessa di continuare ad utilizzare il bene sino alla scadenza della stagione balneare, relativa all’anno in cui si verifichi l’evento risolutivo, salva la possibilità di ulteriore proroga tecnica per l’impossibilità di provvedere».
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