«La direttiva Bolkestein ha dato un forte impulso verso una revisione della normativa sulle concessioni balneari. Il legislatore è intervenuto più volte per armonizzare la normativa nazionale all’interno del quadro giuridico europeo ma gli sforzi fatti finora non sono bastati. È il momento di aprire un dibattito ampio con i diversi sindacati dei balneari e con i comitati e le associazioni che si occupano del tema, entrando nel merito di come riformare l’intero settore organicamente, a partire dalle procedure a evidenza pubblica come metodo cardine nella riassegnazione delle concessioni e abbandonando la pratica delle proroghe automatiche e generalizzate. Mettiamo finalmente nel cassetto la parola “proroga”». Lo ha detto il presidente della Commissione per le politiche dell’Ue alla Camera Sergio Battelli (Movimento 5 Stelle), intervenendo oggi in aula durante la discussione sulla mozione di Fratelli d’Italia in materia di concessioni demaniali marittime.
«La legge di bilancio 2019 è intervenuta prevedendo una revisione generale delle concessioni da attuarsi con dpcm, ma anche in tale circostanza è stata disposta una proroga pari a 15 anni. Proroga che, voglio dirlo, non mi ha mai trovato d’accordo», ha sottolineato Battelli. «La Commissione europea ha quindi aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, alla quale il governo ha risposto affermando la conformità della legislazione nazionale al diritto europeo. A novembre 2021 il Consiglio di Stato ha definitivamente dichiarato la proroga di 15 anni contrastante con il diritto eurounitario, stabilendo che le concessioni balneari già in essere continuano a essere efficaci sino al 31 dicembre 2023 e che, oltre tale data, anche in assenza di una disciplina legislativa, esse cesseranno di produrre effetti, nonostante qualsiasi eventuale ulteriore proroga legislativa che dovesse nel frattempo intervenire, la quale andrebbe considerata senza effetto perché in contrasto con le norme dell’ordinamento dell’Ue».
Ha concluso Battelli: «Il massimo organo di giustizia amministrativa si è espresso e lo ha fatto con delle argomentazioni inequivocabili. Molti invece confondono il demanio pubblico con la proprietà privata, altri chiedono di continuare a mettere la testa sotto la sabbia sostenendo le proroghe automatiche in aperto contrasto con la normativa europea e con la consapevolezza che prima o poi le sanzioni arriveranno e a pagarle saranno i cittadini. I cittadini e le imprese hanno invece diritto a una procedura aperta, trasparente e imparziale quando si tratta di decidere a quali soggetti e a quali condizioni concedere il diritto di utilizzare il demanio pubblico, i beni pubblici, i beni comuni. E non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché ce lo chiede l’Italia, ce lo chiedono le nostre imprese e il nostro territorio».
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