La presidente di Federturismo-Confindustria Marina Lalli ha inviato una nota tecnico-legale ai ministri Dario Franceschini (turismo), Luigi di Maio (interni), Paola De Micheli (infrastrutture e trasporti) e Vincenzo Amendola (affari europei) per «suggerire una strategia possibile per la soluzione del problema delle concessioni demaniali, consentendo di salvaguardare il valore degli investimenti e la sopravvivenza stessa di un settore martoriato dalla crisi che rischia di portare 30.000 imprese al fallimento in pochissimo tempo». Il parere tecnico-legale è stato elaborato per conto di Assobalneari Italia, aderente a Federturismo-Confindustria, dallo Studio Legale Zunarelli che, evidenzia Lalli nella lettera inviata ieri ai ministri, è «uno dei massimi studi italiani in tema di diritto della navigazione riguardante l’annosa questione della procedura di infrazione che la Commissione europea ha avviato contro il nostro paese in merito al prolungamento delle concessioni demaniali».
Il documento è stato inviato da Federturismo-Confindustria in vista dell’incontro tra i presidenti di tutte le associazioni di categoria e i referenti del governo in materia di demanio marittimo, in programma il prossimo martedì per confrontarsi con i rappresentanti degli imprenditori balneari in merito ai contenuti della risposta alla lettera di messa in mora che l’esecutivo italiano dovrà recapitare alla Commissione europea entro il 2 febbraio. L’invio del documento, che pubblichiamo in esclusiva, è solo l’esito di un confronto che Federturismo e Assobalneari-Confindustria hanno portato avanti nelle scorse settimane con i funzionari ministeriali che si stanno occupando di redigere la risposta alla Commissione Ue.
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Come evidenzia il presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari, «il parere tecnico-legale redatto dallo Studio Zunarelli si pone in difesa di due leggi dello Stato vigenti, la n. 145/2018 e n. 77/2020, che hanno disposto l’estensione fino al 2033 delle concessioni demaniali marittime a uso turistico-ricreativo. Nel documento vengono svolte numerose e puntuali argomentazioni da porre a fondamento di una contestazione dei rilievi formulati nella lettera di messa in mora della Commissione europea al governo italiano del 3 dicembre scorso».
In particolare, prosegue Licordari, lo studio pone in evidenza due elementi che chiariscono come le norme censurate dalla Commissione non siano in contrasto con il diritto europeo «in primo luogo perché la stessa sentenza della Corte di giustizia europea “Promoimpresa” del 14 luglio 2016 richiama non solo il principio del legittimo affidamento per le concessioni rilasciate prima del 2010, ma anche tutte quelle deroghe relative alla scarsità delle risorse costiere disponibili e l’interesse transfrontaliero certo dei cittadini dell’Unione europea allo sfruttamento di tali risorse. Tali principi costituiscono presupposti indispensabili per l’applicabilità della direttiva Bolkestein, che per le sue caratteristiche non sarebbe immediatamente applicabile nell’ordinamento giuridico italiano, in quanto non autoesecutiva, come evidenziato da cinque recenti sentenze del Tar Puglia».
«In secondo luogo – aggiunge il presidente di Assobalneari – la stessa direttiva Concessioni del 2014, successiva alla Bolkestein risalente al 2006, al considerando 15 precisa che “gli accordi aventi ad oggetto il diritto di un operatore economico di gestire determinati beni o risorse del demanio pubblico […] quali terreni o qualsiasi proprietà pubblica non dovrebbero configurarsi come concessioni […] ma come contratti di locazione di beni o terreni di natura pubblica“. Quindi i contratti di locazione di beni pubblici (e assimilabili) si pongono nel diritto dell’Unione europea al di fuori dell’ambito di applicazione sia della direttiva Bolkestein che della direttiva Concessioni. La stessa Corte di giustizia Ue, in una sentenza del 2007, con riferimento a una concessione demaniale marittima era in precedenza pervenuta alla medesima conclusione, ritenendo tale rapporto concessorio assimilabile alla locazione di beni pubblici».
Dichiara inoltre il presidente di Assomarinas Roberto Perocchio: «Il governo italiano non può più far finta di niente di fronte a una procedura inaccettabile e rinviare la soluzione del problema, ma deve cogliere l’occasione per ribadire la non applicabilità della direttiva Bolkestein alle concessioni demaniali marittime. I due mesi di tempo per rispondere alle argomentazioni sollevate dalla Commissione Ue stanno scadendo e si deve far presto per tutelare l’intera filiera di imprese turistiche costiere, lacuali e fluviali, per garantire la continuità e la messa in sicurezza di un settore che, altrimenti, complice anche la pandemia, rischia di essere affossato».
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