Anche nel campo delle difese costiere, la circolazione delle idee e lo scambio delle esperienze è cosa normale, non solo in ambito scientifico, ma anche in quello professionale. Ci si aspetterebbe quindi, non dico di trovare su tutte le coste la stessa soluzione per contrastare l’erosione delle spiagge, ma almeno progetti simili in ambienti con energia del moto ondoso, pendenza dei fondali e dimensioni dei sedimenti comparabili. Invece le soluzioni “nazionali”, quando non “regionali”, sono dominanti, con ogni scuola che si è affezionata a una particolare soluzione.
Un esempio di ciò è dato dai pennelli permeabili, costituiti in genere da pali infissi nel fondale in modo che fra un elemento e l’altro rimangano delle aperture con una luce in genere pari al 30-50% del diametro dei pali. Strutture di questo tipo sono piuttosto frequenti lungo le coste della Gran Bretagna e dei paesi che si affacciano sul Baltico meridionale, ma non hanno trovato molte applicazioni in Italia. In genere sono costruite con pali di legno, anche perché l’uso di questo materiale per le difese costiere in quei paesi è molto diffuso. Oltre alla tipologia classica, con pali verticali, se ne trovano altre costituite da griglie di stecche incastrate in vario modo che, certamente, sono frutto di una lunga evoluzione partita dai primi tentativi delle popolazioni costiere di difendere i propri campi dall’avanzata del mare.

Rispetto ai ben noti pennelli emersi, i pennelli permeabili non intercettano completamente il flusso sedimentario, bensì ne determinano una riduzione dell’intensità, portando a una crescita, magari modesta, della spiaggia sia sopra- che sottoflutto. Ovviamente non producono sabbia, e se questa si accumula in un settore costiero, deve venire a mancare in un altro; per cui la loro realizzazione dovrebbe essere sempre accompagnata da un ripascimento artificiale.
Da un certo punto di vista, i pennelli permeabili potrebbero essere inclusi fra le realizzazioni dell’ingegneria naturalistica, di cui ci siamo occupati nel precedente “Granello di sabbia”, anche se ci troveremmo in difficoltà a catalogarle in tal modo quando costruiti con pali in calcestruzzo o con palancole metalliche.

L’efficacia dei pennelli permeabili è documentata da numerosi studi, e questo rende ancor più inspiegabile la limitatezza del loro areale di utilizzazione. Per certi aspetti si comportano come i setti sommersi, che rallentano il flusso sedimentario e determinano l’espansione della spiaggia sui due lati; opere che, stranamente, trovano la massima diffusione proprio in Italia. Un’altra somiglianza è data dal fatto che, se non attraversano tutta la spiaggia attiva, superando quindi la linea dei frangenti, anch’essi inducono la formazione una buca sulla loro testata, dove la corrente viene accelerata.
Fra gli svantaggi dei pennelli permeabili, ve ne è uno di cui tener conto: dato che la corrente li attraversa, i bagnanti possono essere trascinati contro di essi e, con il passare delle onde, strusciare sui pali, dove spesso si insediano dei bivalvi dal bordo tagliente. In Polonia, dove queste strutture sono molto frequenti, si sono registrati alcuni decessi per questa causa. Sì, sembra proprio che la difesa costiera perfetta non esista!
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