«La scusa della mancanza di copertura economica non regge: a opporsi contro l’emendamento salva-pertinenziali è stata una parte del Movimento 5 Stelle, pilotata dalla sindaca di Roma Virginia Raggi che vuole avviare le decadenze su tutte le concessioni balneari di Ostia. Ma è possibile che trecento piccole imprese in tutta Italia stiano morendo per colpa dell’ostruzionismo di una sola amministrazione comunale?». È la grave accusa di Walter Galli, appena tornato al timone del Coordinamento concessionari pertinenziali (per 55 giorni è stato sostituito dall’avvocato Bartolo Ravenna, che ieri ha rassegnato le dimissioni). Dopo l’amara sorpresa del decreto rilancio, in cui l’emendamento salva-pertinenziali è stato stralciato all’ultimo minuto nonostante il sostegno unanime di tutte le forze politiche, in una lunga intervista a Mondo Balneare Galli lancia accuse furiose: contro la politica che «si è calata le braghe», contro la Ragioneria di Stato che «si ripara dietro la presunta mancanza di dati in realtà disponibili», e contro i sindacati di categoria, che secondo Galli «non ci hanno mai sostenuto a dovere». In oltre un’ora di conversazione (trasmessa ieri sulla pagina Facebook di Mondo Balneare e disponibile nel video in apertura di questo articolo), Galli si rivolge direttamente anche alla relatrice dell’emendamento Deborah Bergamini («mi deve spiegare con quale coraggio ha sacrificato 300 imprese pertinenziali per avere il consenso politico di 10 mila concessionari a cui ha rafforzato l’estensione di 15 anni: eppure la Ragioneria di Stato è stata molto più perentoria contro la proroga rispetto ai canoni»). E stuzzica persino il sindaco di Rimini Andrea Gnassi e il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: «Finora ci avete difeso con forza, ora non potete accettare che importanti imprese della riviera romagnola falliscano perché i grillini pensano che i balneari di Ostia siano tutti mafiosi e vogliono far decadere le loro concessioni».
La tesi di Galli, costruita dopo interi giorni di telefonate e incontri, dà la principale responsabilità dello stralcio dell’emendamento proprio al Movimento 5 Stelle e in particolare alla sindaca di Roma: «Nel 2013 siamo riusciti a risolvere facilmente i nostri contenziosi: nemmeno allora c’erano dati disponibili, eppure la Ragioneria di Stato non si è opposta. Invece, da quando c’è Virginia Raggi sono iniziati i problemi: ogni volta che un emendamento arriva vicino all’approvazione, spuntano queste relazioni anonime che bloccano tutto per la presunta mancanza di copertura economica o di dati». Nel decreto rilancio, poi, ciò che è avvenuto «ha dell’inaudito»: la proposta, approvata all’unanimità da tutte le forze politiche e per la quale i pertinenziali già cantavano vittoria, prevedeva l’abrogazione degli spropositati canoni Omi, la riapertura dei termini per la definizione agevolata dei contenziosi al 30%, la sospensione dei pagamenti e delle decadenze e l’aumento dei canoni minimi da 362 a 2500 euro annui come compensazione economica. Ma all’ultimo minuto tutto è stato stralciato in seguito alle osservazioni della Ragioneria di Stato (mentre la parte sull’estensione delle concessioni al 2033, su cui la relazione era molto più ingenerosa, è rimasta in piedi). Secondo Galli, quella relazione sarebbe stata «pilotata dal Comune di Roma e in particolare dal X municipio di Ostia», dove c’è un’altra concentrazione di concessioni pertinenziali, poiché «il Movimento 5 Stelle vuole andare dritto con le decadenze, ritenendo tutti i balneari dei mafiosi. Ma se questo fosse vero, la magistratura sarebbe già intervenuta. Invece, tutti i ricorsi dei balneari contro l’amministrazione comunale vengono vinti», afferma Galli citando l’eclatante esempio del Med, fatto abbattere per un presunto abuso poi rivelatosi infondato.
«Abbiamo pianto di gioia per tre giorni, poi siamo ripiombati nel baratro», prosegue Galli. «La politica è stata sadica nei nostri confronti, soprattutto perché la scusa non regge: come Coordinamento abbiamo fatto dei calcoli estrapolando i dati pubblici del Ministero delle infrastrutture, e possiamo dimostrare che l’aumento del canone minimo da 364 a 2500 euro avrebbe generato 21 milioni di euro in più nelle casse dello Stato. Se ci siamo riusciti noi con qualche notte di studio, non capisco perché non può arrivare a farlo la Ragioneria». Ma nel frattempo i pertinenziali restano sull’orlo del fallimento: se non arriverà subito una legge a risolvere un’ingiustizia che va avanti da tredici anni, trecento piccole e medie imprese italiane moriranno per colpa dello Stato. E la questione non riguarda solo questi pochi sfortunati, bensì l’intera categoria dei balneari: finché i valori Omi non saranno abrogati, infatti, chiunque potrebbe subire la decuplicazione del canone da un giorno all’altro.
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