I concessionari demaniali pertinenziali intravedono finalmente una via d’uscita dall’incubo degli spropositati valori Omi, che hanno mandato circa trecento imprese sull’orlo del fallimento. La V commissione Bilancio della Camera dei deputati ha infatti approvato nella serata di ieri un emendamento all’articolo 182 del “decreto rilancio” che prevede l’abrogazione dei canoni Omi, la riapertura dei termini per la definizione agevolata dei contenziosi al 30% e la sospensione dei pagamenti e delle decadenze. I canoni minimi di tutti i concessionari demaniali marittimi non pertinenziali saranno alzati a 2500 euro annui (attualmente ammontano a 362 euro) come misura di compensazione.
Il testo, approvato all’unanimità, è articolato in tre pagine e dovrà essere approvato anche in aula per diventare effettivo. Una volta votato in via definitiva, l’emendamento avrà risolto definitivamente un’ingiustizia che si protrae da ben tredici anni, a causa dell’introduzione dei valori Omi sulle concessioni pertinenziali che ha fatto schizzare i canoni alle stelle per circa trecento imprese, rendendoli di fatto impossibili da pagare per delle piccole aziende familiari: le cifre richieste dallo Stato ammontavano infatti a centinaia di migliaia di euro per ogni impresa e avevano determinato un gran numero di contenziosi, senza contare l’abbandono di decine di manufatti a causa della mancata convenienza a gestirli per cifre così elevate.
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Come sottolinea l’avvocato Bartolo Ravenna, portavoce del Coordinamento concessionari pertinenziali, l’approvazione dell’emendamento in commissione è «un primo passo importante verso la risoluzione di un’ingiustizia ultradecennale che sta decimando pian piano una categoria, quella dei concessionari pertinenziali, cioè di coloro che gestiscono beni in muratura incamerati dallo Stato». Proprio ieri l’avvocato Ravenna aveva inviato un’accorata lettera-appello per chiedere una più equa distribuzione dei canoni di concessione (scarica la lettera in pdf »).
Prosegue Ravenna: «Un sentito ringraziamento a tutte le forze politiche (Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Gruppo misto, Liberi e uguali) che credono e sostengono la ragionevolezza di questo provvedimento, confidando nel loro ulteriore impegno per il favorevole esito della vicenda attraverso la conversione in legge della norma che potrà restituire dignità e respiro a una categoria oramai allo stremo».
A esprimere soddisfazione è anche il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, delegato Anci al turismo, che parla di «una grande notizia per una battaglia storica che dura da oltre 10 anni, che interessa oltre 300 operatori e coinvolge migliaia di posti di lavoro. Anni di lotte spesso soli per un provvedimento ingiusto che dal 2006 penalizzava, fino a farle morire, centinaia di imprese turistico-balneari. È una battaglia portata avanti da Rimini in prima fila e che ci ha visto sollecitare i vari livelli di governo e quindi l’emendamento in parlamento. L’Anci da sempre si è schierata perché un’ingiusta legge, al di fuori di ogni riordino necessario della materia dei canoni demaniali, fosse superata. Ora centinaia di imprese e migliaia di lavoratori possono ricominciare a programmare il futuro e investire. E con essi molti comuni italiani impossibilitati a intervenire per evitare degrado e riqualificare intere aree».
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