Si accende la polemica politica in seguito ai risultati della mappatura delle concessioni balneari, diffusi ieri al termine del tavolo tecnico tra governo e associazioni di categoria, che hanno dichiarato come solo il 33% dei litorali marittimi italiani sia attualmente occupato. Forza Italia e Lega si dichiarano soddisfatte per il lavoro svolto, che giustifica il governo a istituire le gare per assegnare nuove spiagge libere in modo da aprire alla concorrenza senza toccare le aree già in concessione, mentre il Movimento 5 Stelle è scettico e accusa il governo di avere messo in piedi una farsa.
«Avevamo ragione noi e aveva torto il Consiglio di Stato», dichiarano in una nota i parlamentari di Forza Italia Maurizio Gasparri, Deborah Bergamini e Roberto Bagnasco. «Al tavolo che ha visto coinvolti governo e associazioni che seguono le vicende delle imprese balneari, si è accertato che la risorsa in Italia non è scarsa e che ci sono ampi spazi sulle nostre coste per nuove imprese che volessero impegnarsi in questo settore. Quindi non c’è nessuna ragione per fare gare, aste o altre cose del genere. Lo spazio per nuovi ingressi c’è e i dati sono chiarissimi: soltanto un terzo delle coste disponibili vede la presenza di imprese balneari o di altre attività. Quindi chi ha emesso sentenze in base a una visione distorta della realtà deve retrocedere, ma deve anche spiegare perché ha preso delle decisioni arbitrarie, ingiuste e infondate. Peraltro anche con interventi ben al di fuori delle proprie competenze».
Gasparri, Bergamini e Bagnasco si riferiscono alla sentenza del Consiglio di Stato che a novembre 2021 ha annullato la proroga delle concessioni al 2033 e imposto le gare entro la fine di quest’anno, sulla base del presupposto che la risorsa spiaggia fosse scarsa. «Siamo noi a dare un consiglio di buon senso a chi dovrebbe dare i “consigli allo Stato” e ha invece avuto la pretesa di prendere decisioni errate», conclude la nota dei tre esponenti di Forza Italia. «Ora si tratta di andare avanti e di comunicare a tutte le realtà, anche europee, come stanno le cose. Lasciando finalmente in pace le imprese che vogliono certezze per investire, crescere e creare ricchezza e occupazione».
Sulla stessa lunghezza d’onda il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, responsabile del dipartimento agricoltura e turismo della Lega: «I numeri parlano chiaro: le spiagge in Italia non sono un bene limitato e quindi non possono essere sottoposte alla disciplina della direttiva Bolkestein. È un presupposto di cui sono sempre stato convinto e che ora trova anche la conferma formale. Grazie al lavoro svolto dal tavolo di lavoro istituito su nostra proposta al Ministero delle infrastrutture, sotto la regia del ministro Matteo Salvini, la mappatura delle coste finalmente realizzata consente una soluzione definitiva alla questione delle concessioni demaniali marittime. Per circa trentamila stabilimenti balneari questo si traduce nella possibilità di continuare serenamente la propria attività, programmare investimenti, dare lavoro a decine di migliaia di famiglie. È un risultato atteso da tempo, almeno dalla norma che io stesso promossi da ministro nel 2018. Su una cosa sola sentenze e pronunciamenti vari che si sono succeduti negli anni avevano ragione: non dobbiamo più procedere per proroghe e rinvii. Finalmente ora il governo può dare una risposta chiara alle imprese già esistenti e a quelle che vogliono investire negli spazi liberi, entro i limiti fissati a livello locale. Il nostro auspicio è che questo avvenga in tempi rapidi, così da dare a tutti le necessarie certezze con il dovuto anticipo rispetto alla prossima stagione balneare».
A contestare l’approccio del governo sono invece i parlamentari del Movimento 5 Stelle Marco Croatti e Giorgio Fede: «È davvero assurdo il modus operandi che il governo sta portando avanti nel famigerato tavolo sulle concessioni demaniali, nato con l’obiettivo di uscire dal “cul de sac” in cui lo stesso esecutivo Meloni ha voluto cacciarsi interrompendo il percorso avviato con l’approvazione del decreto concorrenza di agosto 2022. I risultati della mappatura effettuata dal governo e sbandierati da alcune associazioni dei balneari sono una vera farsa inscenata per proteggere lo status quo a discapito dell’interesse dei cittadini, della qualità dell’offerta balneare del nostro paese e degli operatori che vogliono garanzie serie per investire. I vari portacolori dei partiti di maggioranza continuano ad agitare la tiritera delle coste come “risorsa non scarsa”, al fine di compiacere gli attuali concessionari e di trovare un alibi per tacciare l’Europa di essere la tiranna che vuole sbatterli per strada. Che l’Italia abbia migliaia di chilometri di costa lo sanno anche i bimbi delle elementari: quindi Meloni e banda dal loro tavolo tirano fuori solo ovvietà. Altrettanto scontato è il dato del 33% dei tratti di costieri dati in concessione: o ai membri del governo sfugge che lungo le nostre coste ci siano scogli, falesie, aree urbanizzate, parchi, zone vincolate, delta fluviali, porti e zone industriali, oppure ci troviamo di fronte a una furbata che ha punte di dabbenaggine. Per ora quello è il tavolo delle banalità: ci manca solo che vengano a spiegarci che l’acqua del mare è salata. Tutto questo con il solo obiettivo di scongiurare la messa a gara delle concessioni, un atto di mero masochismo che penalizza un intero segmento turistico tenendolo tristemente ancorato a regole e logiche del secolo passato. L’obiettivo non deve essere proteggere “l’italianità”, un termine vuoto utilizzato anche in queste ore da alcuni rappresentanti dei concessionari determinati a difendere i propri interessi, bensì dare nuove opportunità all’Italia e a tutti i suoi cittadini. In questa battaglia sappiamo di essere sostenuti anche da un numero sempre più elevato di balneari stanchi delle bugie e del clima di incertezza creati dai partiti dalla maggioranza, e molto preoccupati per il salto nel buio che il comparto dovrà affrontare dopo il 31 dicembre 2023».
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