Quando potranno aprire gli stabilimenti balneari? E dovranno rispettare dei protocolli sanitari straordinari? Sono le domande che si susseguono ogni giorno in questo terribile momento dovuto alla pandemia del coronavirus, non solo nella mente degli operatori del settore ma anche sui giornali generalisti che continuano a pubblicare previsioni più o meno attendibili su come potrebbe essere l’estate 2020 per le spiagge italiane tra bagnini in mascherina, ombrelloni distanziati e divieti di happy hour. Eppure è ancora presto per parlare di questi temi; anzi sarebbe meglio cercare di mantenere la più santa pazienza e il maggiore silenzio possibile; seppure sia difficile parlare d’altro ed essere lucidi, quando si tratta del futuro della propria azienda in un momento di emergenza che riguarda la vita di ogni cittadino del mondo.
È evidente che nella gestione di questo momento storico straordinario, il governo stia navigando a vista. Nessun politico sarebbe in grado di agire in una situazione del genere senza fare errori, ma non si può nascondere che a distanza di un mese e mezzo dall’inizio delle misure di contenimento, e quindi superata abbondantemente la prima fase di emergenza in cui la priorità era solo la salvaguardia della salute, ancora non esiste una strategia per una graduale ripresa delle attività (e questo non è un segnale positivo per l’Italia). Figuriamoci dunque se qualcuno ha pensato alle modalità di apertura degli stabilimenti balneari, che anche prima della pandemia erano purtroppo ignorati dalle nostre istituzioni nazionali. Proprio per questo, la priorità per i balneari oggi dovrebbe essere quella di sollevare il problema e chiedere attenzione, ma non di proporre protocolli sanitari.
Quando e se gli stabilimenti balneari potranno aprire, saranno di certo le autorità sanitarie a disporre delle regole da seguire, ed è bene che sia così. Pensiamo a cosa potrebbe succedere nel malaugurato caso di un turista contagiato dal coronavirus mentre si trova in spiaggia: se l’impresa avrà seguito rigorosamente una serie di misure di sicurezza imposte dall’Asl, la responsabilità sarà esclusivamente esterna; se invece queste misure di sicurezza saranno state redatte dalle associazioni di categoria in maniera indipendente, eventuali ripercussioni legali rischiano purtroppo di ricadere sul singolo concessionario e su chi lo rappresenta. Per questo è più sensato attendere a diramare fantomatici protocolli di propria iniziativa, il cui unico effetto è quello di provocare allarmismo e sensazionalismo, senza apportare nessun contributo costruttivo alla questione e anzi generando ulteriore ansia in un momento già difficile. Dal momento che ancora non sappiamo come si evolverà la pandemia nelle prossime due settimane, è prematuro imporre regole da seguire e a farlo dovranno comunque essere le autorità sanitarie (sperando ovviamente che le regole siano concertate con i sindacati per evitare di redigere norme inapplicabili).
Come testata specialistica di settore, Mondo Balneare ha fatto una precisa scelta editoriale: non stiamo pubblicando nessuna previsione distopica sull’estate 2020, poiché qualsiasi immaginazione risulterebbe inutile e infondata; ma allo stesso tempo stiamo cercando di sensibilizzare i nostri lettori sul fatto che la prossima stagione sarà difficile e diversa dal solito. Per fare questo ci stiamo attenendo solo alle notizie ufficiali e autorevoli (come per esempio le linee guida per gli alberghi diramate nei giorni scorsi dall’Oms, che rappresentano un primo campanello d’allarme per i balneari; oppure le riflessioni tecnico-giuridiche di alcuni esperti, basate sulla reale situazione sanitaria e normativa) e ci dispiace per i pochi lettori che prendono anche questi articoli come inopportuni: pur comprendendo che in questo momento è facile arrabbiarsi e additare errati capri espiatori, stiamo cercando di lavorare con attenzione, serietà e cautela, restando ben lontani dal terrorismo a cui purtroppo ci hanno abituato i giornali mainstream.
Il nostro intento in questi giorni è solo quello di aprire un dibattito il più possibile ragionevole e sensato, basandoci sui dati di fatto e non certo sull’inutile gossip che riempie le pagine della stampa generalista. Per lo stesso motivo, stiamo portando avanti sulla nostra pagina Facebook una serie di videointerviste con i rappresentanti nazionali delle associazioni di categoria: in questo momento servono discussioni e non previsioni, e vogliamo usare la visibilità e l’autorità che ci siamo costruiti nel tempo per sensibilizzare gli operatori del settore e le istituzioni ad affrontare la “questione balneare” del post-coronavirus con l’adeguata attenzione che merita. E sempre sperando con il massimo dell’ottimismo che la prossima estate possa essere la migliore possibile, e confidando che le spiagge possano essere presto aperte in quanto sono il luogo migliore per passare qualche ora di benessere psicofisico dopo una durissima quarantena. Per quello che possiamo fare, lavoreremo affinché questo scenario si avveri, anche con un’iniziativa concreta che vi sveleremo nelle prossime settimane.
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