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Ancora tensione su riforma concessioni balneari: i commenti di sindacati e politica

L'ultima versione del provvedimento non ha ancora trovato il pieno accordo della maggioranza

Sono ore frenetiche a Roma per l’accordo sulla riforma delle concessioni balneari contenuta nel ddl concorrenza, che dovrà essere approvato entro il 31 maggio affinché l’Italia ottenga i fondi Pnrr. Nonostante dalle indiscrezioni delle ultime ore siano trapelate le formulazioni che avrebbero incontrato il favore di tutti i partiti di maggioranza, restano ancora delle tensioni che potrebbero far saltare all’ultimo la votazione dell’articolo 2 del disegno di legge, quello cioè che istituirebbe le gare delle concessioni balneari entro il 31 dicembre 2023 prevedendo degli indennizzi per gli attuali titolari. Ed è proprio quest’ultimo tema che ancora non incontra il favore totale di alcune forze politiche, impegnate nel pressing per far ottenere ai balneari il riconoscimento economico dell’intero valore aziendale delle imprese anziché solo degli investimenti non ammortizzati, come invece vorrebbe il governo.

Al momento, così recita l’ultimissima bozza del provvedimento in nostro possesso, che sarà discussa oggi in X commissione al Senato: «Definizione di criteri uniformi per la quantificazione dell’indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, in ragione della perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico, del residuo valore dei beni inamovibili al fine di definire il valore attuale nonché degli ulteriori beni oggetto di investimenti per l’esercizio dell’impresa risultante dall’applicazione dei parametri stabiliti dal decreto legislativo e sulla base di perizia giurata redatta da un professionista abilitato, che ne attesta la consistenza effettiva, sempre che sussista un titolo legittimo per i beni per la cui realizzazione o utilizzo nell’attività di impresa sia richiesto un titolo abilitativo, compresa ove prevista la comunicazione o la segnalazione dell’autorità amministrativa».

Tuttavia, è ancora in corso la mediazione tra i timori del premier Draghi per le riserve della Commissione Ue, che già lo scorso febbraio aveva espresso perplessità su quelli che considera «vantaggi per i concessionari uscenti», e le istanze delle associazioni di categoria dei balneari, supportate da Forza Italia, Lega e Partito democratico, che invece rivendicano il diritto al riconoscimento dell’intero valore aziendale di quelle che sono imprese private a tutti gli effetti, seppure situate su suolo pubblico. E mentre infuriano le trattative, si susseguono anche i commenti di politici e rappresentanti sindacali dei balneari.

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I commenti delle associazioni balneari

Secondo Federbalneari Italia, «il quadro politico che emerge dalla discussione in merito al ddl concorrenza sul tema delle concessioni balneari è confuso». Il presidente dell’associazione Marco Maurelli denuncia infatti che «il parlamento è in balia del governo e del Consiglio di Stato e il profondo stallo che ne sta derivando mette a rischio sia l’assegnazione delle spiagge che la programmazione del turismo, che invece merita una riflessione attenta da parte delle istituzioni, considerato quello che rappresenta per la collettività e per l’economia del paese». Per Federbalneari, quella in discussione «è una riforma inadeguata, decisa in modo frettoloso e non condivisa con la categoria dei balneari, che a partire dal 2024 avrà delle ripercussioni sui Comuni, ignari di cosa accadrà e dei contenziosi che ne deriveranno. Siamo molto preoccupati perché non si può stabilire una data a priori per la fine di un contenzioso, cioè il 2024, che il Comune potrà gestire solo rivolgendosi alla giustizia amministrativa, i cui tempi di gestione non sono prevedibili. Inoltre temiamo che il testo del ddl concorrenza, che andrà al vaglio della Commissione europea, rischi un’ulteriore bocciatura. Per tutte queste ragioni, chiediamo che la riforma si faccia nel rispetto delle imprese e non arrecando danni nei loro confronti e chiediamo al governo un tavolo di confronto meno frettoloso».

Altrettanto duro è il commento del presidente di Fiba-Confesercenti Maurizio Rustignoli: «È inaccettabile per le imprese vivere in questo stato di totale incertezza. Serve un intervento equilibrato. Si faccia la mappatura delle spiagge, ci venga data la possibilità di avere la prelazione a parità di offerta e ci sia riconosciuto il valore degli investimenti e dell’avviamento. Il caldo ha anticipato l’avvio della stagione estiva, gli stabilimenti balneari sono già attrezzati e le spiagge pronte; ma sotto l’ombra delle tende e degli ombrelloni, le preoccupazioni dei titolari delle concessioni – in prossimità di scadenza – aumentano. Vivo da giorni costantemente attaccato al telefono, collegato con le agenzie di stampa, in contatto con diversi parlamentari. Quasi ogni minuto spuntano nuove ipotesi, nuove soluzioni, smentite e poi ripresentate. Un fatto è certo: questo tira e molla, questo “prendere o lasciare”, ci ha letteralmente stremato. Ai nostri soci che giustamente ci chiedono come ne usciremo, con imbarazzo stento a rispondere. Verso di noi è in atto una campagna mediatica che ci ha scatenato contro gran parte dell’opinione pubblica. Ci si faccia pagare quello che è ritenuto giusto. Non chiediamo sconti, vogliamo solo avere la possibilità di continuare a svolgere la nostra attività, su cui abbiamo investito e attraverso cui abbiamo garantito lavoro e sicurezza. Venga dato il tempo necessario per permettere al settore di organizzarsi: passare da un termine di scadenza delle concessioni del 2033 al 2023 è stato un bel salto indietro, la nostra vita imprenditoriale è stata improvvisamente accorciata di dieci anni. Ora ci aspettiamo una proposta equilibrata, che tenga conto di tutto questo».

Totale è invece il rifiuto del presidente di Assobalneari-Confindustria Fabrizio Licordari, che nei giorni scorsi ha scritto una lettera-appello ai parlamentari «affinchè venga fermata l’iniziativa della presidenza del consiglio che si prefigge di mandare all’ asta le piccole e medie imprese a carattere familiare con meccanismi tali che hanno il solo scopo di favorire i grandi gruppi e la finanza speculativa internazionale contro i quali, chi fa il nostro lavoro, nulla può. Partendo da una sentenza del Consiglio di Stato che ha tutto il sapore di una decisione politica e non amministrativa, che in sostanza si attribuisce prerogative proprie del parlamento, troviamo successivamente un’altra sentenza sempre del Consiglio di Stato che dichiara escluse dall’applicazione della direttiva le concessioni rilasciate prima del 2009. Nonostante ciò il governo ha iniziato un percorso attraverso un suo emendamento al disegno di legge sulla concorrenza che proietta le concessioni a gara ignorando proprio i principi fondamentali enunciati dallo stesso articolo 12 della direttiva Bolkestein, il primo dei quali statuisce che se la risorsa è ancora disponibile, non si applica la direttiva. Richiediamo perciò di conoscere le risultanze della mappatura delle concessioni demaniali e se dalla stessa emerga che è incompleta, di indurre l’esecutivo a rivedere le sue posizioni. Adesso si veicola la menzogna che la riforma deve essere fatta in nome del Pnrr, ma a pagina 76 del piano, la riforma del demanio non è prevista tra quelle che vincolano l’invio dei fondi all’Italia. È chiaro che qui ci sono interessi esteri forti per stritolare le nostre imprese, liberando il campo ad acquisizioni massicce da parte del grande capitale finanziario. Questa operazione studiata a tavolino è un danno per i beni pubblici e l’economia del paese».

Queste sono invece le richieste di Cristiano Tomei, coordinatore di Cna Balneari: «Avviamento commerciale al netto degli investimenti, diritto di prelazione e mappatura sono le tre condizioni assolutamente necessarie per avere delle garanzie e un riconoscimento dovuto agli attuali concessionari e avviare tutte le mosse necessarie per il futuro. Serve soprattutto il riconoscimento dell’avviamento del valore commerciale di tutto il lavoro che hanno effettuato negli anni le imprese balneari costituenti l’attuale sistema italiano della balneazione. E questo riconoscimento va fatto al netto deli investimenti effettuati: c’è un lavoro che messo in campo da questi concessionari che ha trasformato l’offerta turistica balneare, anche grazie alla propria professionalità ed esperienza. Questo è un valore aggiunto alla nostra economia e ci troviamo anche in un contesto unico nel nostro panorama. Il secondo aspetto è proprio per tutelare e garantire questa condizione è che ci sia un riconoscimento del diritto di prelazione: queste 30 mila concessioni sono costituite, lo vogliamo ricordare ancora una volta, per la maggior parte da microimprese a conduzione familiare. Nel diritto superficiario operano su un’area demaniale, ma sopra di essa hanno costruito un’azienda che è stata realizzata non solo a livello materiale, ma anche per i servizi di qualità proprio da loro. Questo non deve essere solo un tema ma un criterio che sia riconosciuto. Infine, riteniamo che ci sia ancora bisogno di un periodo transitorio, e lo chiedono anche i Comuni costieri, perché si possa effettuare una ricognizione attraverso la mappatura per evidenziare sia le aree occupate che quelle disponibili per nuove iniziative».

Infine, il presidente del Sib-Confcommercio Antonio Capacchione ricorda che «le gare delle concessioni demaniali marittime non costituiscono un impegno che il nostro paese ha per il Pnrr. Pertanto lo stralcio di questa materia dal ddl concorrenza non comporterebbe alcun danno economico per il nostro paese. La sentenza dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato non è definitiva in quanto oggetto del ricorso che abbiamo presentato in Cassazione per eccesso di giurisdizione e l’applicazione della Bolkestein alle concessioni balneari è stata oggetto di rinvio in via pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’Unione europea. È perciò doveroso che il governo e il parlamento evitino decisioni che potrebbero risultare sbagliate alla luce della evoluzione giurisprudenziale, ma soprattutto è urgente superare una situazione angosciosa per migliaia di aziende balneari costituite da onesti lavoratori non da capitani d’industria dai forzieri ricolmi».

I commenti della politica

Il Movimento 5 Stelle, tramite il senatore Mario Turco, ha fatto sapere che «in tema di concessioni balneari abbiamo formalizzato proposte concrete per migliorare il testo e risolvere alcune ultime criticità. Per il Movimento 5 Stelle gli impedimenti che in taluni casi non consentiranno la conclusione delle procedure di gara entro il 31 dicembre 2023 dovranno essere accompagnate da adeguate e specifiche motivazioni per non contravvenire il dettato della direttiva e del Consiglio di Stato. Così come è necessaria anche la previsione di una disciplina specifica per la nautica da diporto con punti di ormeggio per la particolarità del settore economico e della loro attività. Sul fronte degli indennizzi a carico di chi subentra per le concessioni che passeranno di mano, è importante che esso sia determinato in funzione di una valutazione equa fatta sulla base di una perizia estimativa giurata da un perito indipendente. Vale a dire che non sia nominato né dal concessionario uscente né dal subentrante, ma dall’autorità competente preposta alla gestione del bando di gara. Infine, importante è anche la proporzionalità tra spiagge private e pubbliche, dove queste ultime dovranno essere valorizzate con destinazione di parte dei canoni di concessione».

Infine, dall’opposizione, così i deputati di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida e Riccardo Zucconi: «Il governo Draghi prosegue con la politica degli annunci e delle promesse senza dare certezze al comparto. Il testo dell’emendamento di maggioranza al ddl concorrenza, proposta che dovrebbe prorogare di uno o due anni le concessioni in quei Comuni impossibilitati a procedere con la messa a gara delle spiagge dal 2024, è ancora fantasma. Fratelli d’Italia ribadisce il suo no all’ipotesi di svendita di un bene prezioso, come imposto dal Consiglio di Stato e in ossequio alla Bolkestein. È assurdo che le forze politiche che sostengono questo esecutivo accettino l’esproprio di fatto di trentamila aziende italiane e continuino a non tutelare imprese, lavoratori e famiglie che in questo settore hanno investito le proprie risorse creando ricchezza per la nostra nazione. Questo è il governo dei migliori solo nel difendere gli interessi degli altri».

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