La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro la Spagna per sanzionare il mancato rispetto del diritto comunitario nell’assegnazione delle concessioni balneari. Nello specifico, Bruxelles contesta due aspetti della “Ley de costas”, che nel paese iberico regolamenta la gestione del demanio marittimo: da una parte l’assenza di procedure selettive trasparenti e imparziali per il rilascio di nuovi titoli concessori, e dall’altra la possibilità di estendere la validità dei titoli esistenti fino a 75 anni senza alcuna giustificazione. Entrambe queste norme, secondo l’Ue, sarebbero contrarie al diritto europeo.
Secondo quanto ricorda una nota della Commissione Ue, «la legge spagnola sulle coste prevede la possibilità di rilasciare concessioni (autorizzazioni ai sensi della direttiva sui servizi) per la costruzione di strutture permanenti (per esempio ristoranti, aziende agricole, industria cartaria o chimica, eccetera) nel cosiddetto “demanio pubblico marittimo-terrestre”, al di fuori dei porti, senza una procedura di selezione aperta e trasparente». Inoltre, la Commissione spiega che la legge spagnola prevede «la possibilità di estendere la loro durata fino a 75 anni, sempre senza una procedura di selezione», e che «questa legge viola la direttiva sui servizi» (nota come “direttiva Bolkestein”).
Poco prima della Spagna, anche il vicino Portogallo era finito nel mirino della Commissione europea per la gestione delle concessioni balneari. Al governo lusitano, Burxelles aveva inviato la prima lettera di messa in mora ad aprile 2022 e confermato la procedura di infrazione lo scorso gennaio, poiché da Lisbona non è mai arrivata nemmeno una risposta alla prima missiva. L’Italia era invece finita in infrazione nel 2009 a causa del regime di rinnovo automatico sulle concessioni, abrogato nel 2010, che ha portato anche alla chiusura della sanzione europea. Ma a dicembre 2020 Bruxelles ha inviato una nuova lettera di messa in mora al nostro paese, alla quale ad oggi non è seguito l’avvio effettivo della procedura di infrazione poiché la legge sulla concorrenza del governo Draghi, approvata lo scorso agosto, ha istituito per la prima volta le gare delle concessioni entro il 31 dicembre 2023 (poi rinviate di un anno con un emendamento al decreto milleproroghe approvato ieri in Senato).
Fino a oggi, Spagna e Portogallo sono stati spesso citati dai balneari italiani per denunciare una presunta disparità di trattamento in materia di concessioni. Se infatti Roma ha già ricevuto ben due lettere di messa in mora, l’Ue non aveva invece mai contestato prima d’ora le normative di Madrid e Lisbona, che prevedevano lunghe proroghe e diritti di prelazione a favore degli attuali concessionari. Ma pare proprio che Bruxelles abbia purtroppo deciso di accendere i riflettori anche sugli altri paesi che finora hanno difeso il mantenimento e la peculiarità delle proprie concessioni di spiaggia.
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