Non c’è traccia, per ora, di nessun provvedimento sulle concessioni balneari tra i primi 22 emendamenti proposti dal governo al decreto milleproroghe. Ne dà notizia Il Sole 24 Ore. A quanto pare, l’esecutivo sta ancora riflettendo sul da farsi dopo che il ministro agli affari europei Raffaele Fitto ha ricevuto le associazioni di categoria per chiedere la loro preferenza tra le due possibilità sul tavolo di Palazzo Chigi: rinviare di tre o quattro mesi il termine per esercitare la delega sulla legge 118/2022 voluta dall’ex premier Mario Draghi (e quindi disciplinare le procedure selettive per riassegnare i titoli in scadenza il prossimo 31 dicembre) oppure prorogare di un anno la validità delle concessioni (al fine di effettuare una mappatura del demanio marittimo per verificare la disponibilità di spiagge libere ed eventualmente esercitare un “doppio binario” di riforma). I sindacati dei balneari si sono schierati per la stragrande maggioranza a favore della seconda possibilità, proposta da un emendamento di Lega e Forza Italia, ma per il momento il governo ha deciso di non inserirla nel suo pacchetto di modifiche – il che significherebbe averne l’approvazione quasi certa.
Ma anche se nel primo pacchetto di emendamenti presentati dal governo non si parla di balneari, è altamente probabile che la misura sarà inserita tra gli ulteriori correttivi con cui saranno riformulati i testi di alcune proposte delle forze politiche, attesa per questa settimana. Il dubbio è su quale delle due proposte convergerà l’esecutivo: come abbiamo spiegato in un recente video, entrambe le strade rappresenterebbero un rischio per la categoria e in ogni caso pare che la presidente del consiglio Giorgia Meloni non si stia impegnando per mantenere gli impegni sull’esclusione dalle gare, promessa quando si trovava ai banchi dell’opposizione.
Non è escluso che, prima di prendere una decisione, il ministro Fitto possa convocare nuovamente le associazioni di categoria per un ulteriore confronto alla luce delle posizioni espresse durante i colloqui individuali. Il problema è che i tempi stringono, e la scadenza delle concessioni fissata dalla legge 118/2022 è sempre più irrealistica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA