Il decreto fiscale approda in Senato senza gli emendamenti che tentavano di introdurre una norma per restituire certezza agli imprenditori balneari, ma il ministro del turismo Gian Marco Centinaio promette una «proroga lunga» da approvare «a breve termine» per estendere la scadenza delle concessioni (attualmente al 31 dicembre 2020) prima di escluderle dalla Bolkestein. È il riassunto della concitata giornata di ieri, che per l’ennesima volta ha visto il parlamento rinviare una soluzione ai problemi dei balneari (pertinenziali compresi, nonostante la loro particolare urgenza dovuta agli insostenibili canoni Omi).
Nella serata di lunedì in VI commissione del Senato si sono svolte le ultime votazioni del decreto fiscale, ma nelle nove sanatorie disposte non c’è quella per i pertinenziali, unica categoria ormai rimasta vittima di un’ingiustizia di Stato, e non ci sono nemmeno gli emendamenti che proponevano una soluzione per gli attuali balneari (come l’estensione delle concessioni di 30-50 anni, la sdemanializzazione o l’esclusione dalla Bolkestein, la famigerata direttiva che apre alle evidenze pubbliche delle spiagge). Le uniche e ormai deboli speranze restano per delle analoghe proposte nella legge di bilancio, ma a questo punto è chiaro che il governo preferisce procedere con un provvedimento organico – le cui tempistiche sono più lunghe e incerte – anziché con degli emendamenti in altre norme.
Le rassicurazioni di Centinaio
A tentare di tranquillizzare la categoria sono però arrivate le parole di Gian Marco Centinaio, riportate dall’Ansa a margine di un incontro tenutosi ieri all’Aquila tra il ministro e una delegazione di balneari. «Il nostro obiettivo – ha detto Centinaio – è da un lato uscire dalla Bolkestein e preparare un documento da portare alla Commissione europea, dall’altro permettere a breve termine ai balneari di poter beneficiare almeno di una proroga lunga che dia loro la possibilità di fare gli investimenti che meritano».
«Insieme ai colleghi ministri – ha aggiunto Centinaio – abbiamo già aperto un tavolo e stiamo iniziando a convocare i tecnici delle associazioni di categoria, perché bisogna andare in Europa preparati e fare un decreto che sia inattaccabile, in quanto rischiamo di andare in infrazione europea».
Le preoccupazioni dei balneari
Pur mantenendo ottimismo e fiducia sull’impegno del ministro, resta tuttavia da capire perché, se quello annunciato da Centinaio è davvero l’obiettivo del governo, non venga approvata immediatamente una norma che possa far passare agli imprenditori balneari un Natale sereno dopo dieci anni di totale incertezza, con la ravvicinata scadenza delle concessioni e la minaccia delle evidenze pubbliche legata alla direttiva Bolkestein che non permettono di investire.
Non si può non constatare che il ministro sta facendo promesse da agosto, senza che sia ancora arrivato un solo atto concreto a tutela dei balneari. Il tavolo tecnico con le associazioni di categoria, seppure annunciato da oltre un mese, non ha ancora una data. E non si capisce perché ci si ostini a voler concordare con Bruxelles una legge sui balneari, quando il governo sta litigando con l’Ue su ogni altro fronte.
La preoccupazione, come abbiamo sottolineato qualche giorno fa nel nostro editoriale, è insomma che si voglia trascinare la questione fino alle elezioni europee della prossima primavera per costruire l’ennesima campagna elettorale sulla pelle dei balneari.
Il commento del Sib
Tali timori sono stati espressi anche dal Sindacato italiano balneari di Confcommercio. Così infatti ha tuonato il presidente Antonio Capacchione in una nota diramata ieri: «Nel decreto fiscale c’è l’estensione dell’indennizzo anche per gli investimenti dei “signori delle autostrade”, ancorché le loro concessioni siano scadute, ma non viene riconosciuto alcun indennizzo per le imprese balneari nel caso di perdita dell’azienda e, persino, per gli investimenti necessari a seguito delle distruzioni a causa della mareggiate. Si trova la strada per favorire i petrolieri, a cui si dà una corsia preferenziale e accelerata per il rimborso del credito di imposte, ma non si uniforma l’Iva per i balneari con le altre aziende turistiche».
Insomma, aggiunge Capacchione, «per la nostra categoria c’è il solito rinvio, nonostante sia evidente a tutti la necessità di almeno una più lunga durata delle concessioni per far ripartire gli investimenti e per rimettere in sesto le aziende distrutte dalla furia distruttiva della natura. Cambiano i governi e i parlamentari, ma la musica per noi è sempre la stessa: quella funebre per un’assurda condanna a morte di un intero settore economico».
«Non ci stancheremo di portare ai rappresentanti istituzionali il grido di dolore che si leva dalle spiagge italiane – conclude il presidente Sib – dove 30.000 onesti lavoratori e 100.000 addetti diretti (e non capitani d’impresa con i forzieri ricolmi) assicurano con il loro duro lavoro servizi essenziali per una balneazione sicura e di qualità».
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