La procura di Genova ha sequestrato l’intero complesso dei Bagni Liggia, da anni al centro di un lungo contenzioso che rischia di avere ripercussioni per tutti gli imprenditori balneari italiani. La spiaggia in concessione si trovava già sotto sequestro da luglio 2019, poiché secondo la Corte di cassazione le proroghe istituite dallo Stato italiano sarebbero illegittime in quanto in contrasto con la direttiva europea Bolkestein, e lo scorso martedì 16 novembre la Capitaneria di porto si è recata allo stabilimento genovese su ordine del pubblico ministero Walter Cotugno, convalidato dal gip Riccardo Ghio, per mettere i sigilli anche sull’intero stabile. La struttura comprende non solo le cabine e l’area bar-ristorante, ma anche l’abitazione privata della famiglia Galli, titolare dei Bagni Liggia.
Il sequestro non sembra essere correlato alla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la proroga al 2033 delle concessioni balneari: l’ordine del gip, infatti, è datato 8 novembre 2021, un giorno prima dell’eclatante pronuncia di Palazzo Spada. Tuttavia la vicenda dei Bagni Liggia è di estrema preoccupazione per l’intero settore balneare, in quanto dimostra che qualsiasi procura potrebbe far sequestrare migliaia di concessioni demaniali marittime ritenendole abusive. E dopo che il Consiglio di Stato ha cancellato la validità della proroga al 2033, questo scenario è ancora più rischioso.
Oltre a ciò, c’è la gravità della vicenda umana che sta attraversando la famiglia Galli: «Al momento del sequestro – riferisce Claudio Galli a Mondo Balneare – gli ufficiali della Capitaneria di porto hanno preteso che io lasciassi immediatamente la mia abitazione e che consegnassi le chiavi al custode designato dal pm, ovvero il responsabile comunale del demanio Claudio Bondone, che intanto era arrivato insieme al suo dirigente. Sono riuscito a evitare di dovermene andare subito solo perché la Capitaneria voleva notificare il sequestro anche a mio figlio Gianluca, socio della società Zeffiro snc alla quale è intestata la concessione, che però era impossibilitato a muoversi a causa di gravissimi motivi di salute. La Capitaneria ha chiamato un medico della Asl affinché certificasse che Gianluca non poteva spostarsi dal suo ricovero, e una volta appurato che questo corrispondeva a verità, il sequestro dell’abitazione è stato rinviato. Ho già dato mandato al mio legale Michele Ciravegna di presentare richiesta di dissequestro, ma nell’attesa sono stato costretto ad avvisare i miei cinque dipendenti di non venire a lavorare».
Il fatto che il sequestro sia stato rinviato solo per dei seri motivi di salute non è affatto consolante, e la famiglia Galli rischia di trovarsi fra pochi giorni in mezzo a una strada. Una vicenda che colpisce per il livello di accanimento, e che aveva già portato Claudio Galli a giugno 2020 a presentare a titolo provocatorio un appello a sequestrare tutti gli stabilimenti balneari italiani: la tesi dell’imprenditore è infatti che, se davvero i Bagni Liggia sono abusivi perché la proroga al 2033 è illegittima, allora lo sono anche migliaia di altri lidi d’Italia.
Chi fosse interessato ad ascoltare il racconto di Galli sull’origine del contenzioso che ha portato al sequestro, può ascoltare l’intervista rilasciata ieri dal concessionario a Telenord.
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