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Decreto rilancio, pertinenziali furiosi: “300 imprese moriranno nell’indifferenza”

Intervista all'avvocato Bartolo Ravenna sull'emendamento saltato all'ultimo

L’emendamento che abrogava i valori Omi sembrava di sicura approvazione, invece all’ultimo è arrivata la disfatta: i concessionari pertinenziali si trovano sempre più vicini al fallimento a causa di un’ingiusta legge dello Stato, dopo tredici anni di infruttuosi tentativi per risolvere la situazione. La norma inserita nel “decreto rilancio” avrebbe in un colpo solo abolito i canoni spropositati di decine di migliaia di euro, alzato le cifre più basse a 2500 euro annui come compensazione, riaperto i termini per la definizione agevolata dei contenziosi e sospeso i pagamenti e le decadenze, con tanto del favore unanime di tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione. Tuttavia, poche ore prima del voto la norma che avrebbe salvato trecento piccole imprese italiane dalla morte è stata ritirata per motivi che non sono ancora chiari. Per cercare di capire cosa sia andato storto abbiamo interpellato l’avvocato Bartolo Ravenna, ormai ex portavoce del Coordinamento concessionari pertinenziali, avendo rilasciato questa intervista dopo avere ufficializzato le sue dimissioni dal ruolo che ha coperto negli ultimi mesi.

La norma salva-pertinenziali sembrava già sicura, invece è saltato tutto all’ultimo. Cosa è accaduto?

«Le ragioni della bocciatura dell’emendamento rimangono quasi oscure, visto che trovava concordi tutte le forze politiche e di governo e che avrebbe garantito davvero un introito concreto (e non sulla carta) alle casse dello Stato, che avrebbe introitato canoni non inferiori a 2500 euro l’anno. Ora invece migliaia di imprese continueranno a pagare, per una concessione demaniale, circa 30 euro al mese mentre i pertinenziali dovranno affrontare cifre impossibili da pagare».

Il motivo ufficiale sarebbe l’opposizione della Ragioneria di Stato, ce lo conferma?

«Trovo davvero strano che la Ragioneria di Stato abbia potuto far cambiare idea in tempo reale alla V commissione sull’emendamento salva-pertinenziali, che poche ore prima lo aveva votato all’unanimità, per il solo fatto di avere chiesto il parere dell’Agenzia del demanio; mentre invece l’emendamento sull’estensione al 2033, proposto solo dall’opposizione e su cui la Ragioneria era stata molto più critica circa i profili di anticomunitarietà, è riuscito comunque ad arrivare ad approvazione».

In che senso?

«Nel senso che l’emendamento salva-pertinenziali è stato stralciato senza indugio, mentre quello sull’estensione al 2033 è stato approvato. Eppure la Ragioneria di Stato ha scritto due pagine feroci contro la norma sul prolungamento dei titoli, mentre in merito ai pertinenziali si è limitata in due righe a chiedere ulteriori chiarimenti».

Ora cosa accadrà?

«I concessionari che dovrebbero continuare a pagare canoni sino a 200.000 euro l’anno scompariranno, mentre migliaia di imprese balneari non pertinenziali continueranno a pagare canoni da 360 euro l’anno o poco più. Questa è l’Italia. Ma la categoria dei pertinenziali continuerà il suo percorso con determinazione e fermezza, allo scopo di arrivare a una soluzione definitiva».

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Alex Giuzio

Caporedattore di Mondo Balneare, dal 2008 è giornalista specializzato in economia turistica e questioni ambientali e normative legate al mare e alle spiagge. Ha pubblicato "La linea fragile", un saggio sui problemi ecologici delle coste italiane (Edizioni dell'Asino, 2022), e ha curato il volume "Critica del turismo" (Grifo Edizioni 2023).
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