Buche in spiaggia: fatele con attenzione e richiudetele bene

Questo articolo fa parte di "Granelli di sabbia"

Divagazioni su processi, forme e tematiche ambientali della spiaggia. Una rubrica a cura del GNRAC.

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Una buca racconta la storia recente della spiaggia. La ghiaia sul fondo, a circa 1 metro sul livello del mare, formava la cresta di berma di tempesta dell'ultima mareggiata invernale, sulla quale si è poi depositato un altro metro di sabbia. Successivi eventi con onde minori hanno lasciato sottili livelli di ghiaietto, mente gli strati scuri sono ricchi di minerali pesanti, che spesso si accumulano in superficie quando il vento asporta i granelli più leggeri.

Anch’io sto per andare al mare, e per qualche settimana i “Granelli di sabbia“, invece che scriverli, li sposterò in continuazione: i castelli, le piste per le biglie e le buche sono la mia passione (forse perché da bambino non mi portavano al mare!). Se mi troverete sulla spiaggia a guardare fisso come un cretino una buca, non credo che vi sorprenderete: ormai avete imparato a conoscermi! Scavare una buca sulla spiaggia è come fare un viaggio nel passato, anche se non ci troveremo certo le ossa di un dinosauro! Ma quanto durerà il nostro viaggio? Non lo sappiamo e non potremo saperlo, a meno di non trovare una moneta romana con la data di conio! Se la spiaggia è in avanzamento, la sabbia sul fondo della buca che riusciremo a fare potrebbe non essere stato deposto da più di qualche anno, ma se è in erosione potremmo trovare sabbia che sta lì da diversi secoli. Ma in realtà, se scaviamo con una paletta, lo strato che attraverseremo difficilmente sarà più vecchio di una stagione, perché la spiaggia viene costantemente rimodellata dal mare.

La spiaggia è fatta di sabbia, granuli, ghiaia e ciottoli, e anche dove vi è solamente sabbia, questa può avere dimensioni leggermente differenti, talvolta riconoscibili più con le dita che con gli occhi. Le onde depositano e asportano questi sedimenti in modo differenziale, spesso separando i granuli delle diverse dimensioni, tanto che alla fine la spiaggia diventa come una torta a strati.

La superficie sulla quale siamo inginocchiati potrebbe essere costituita da sabbia grossolana, perché la leggera brezza che ci rinfresca ha portato via i granelli più fini, che possono andare a costruire la duna. Scavando qualche centimetro troviamo la stessa sabbia, ma con anche la frazione fine: se non siamo troppo lontani dalla riva, è il materiale depositato dalle onde sulla coda dell’ultima mareggiata. A una carta profondità potremmo trovare della ghiaia, e noi sappiamo che questa si accumula sulla cresta della berma o sul gradino di battigia: è evidente che la linea di riva doveva passare da queste parti. Ma quando? Come abbiamo detto, questo non possiamo saperlo, ma certamente si tratta dell’ultima mareggiata importante, perché altrimenti questa ghiaia sarebbe stata rimossa da un evento di energia superiore.

Ma era la cresta della berma o il gradino? Per capirlo bisogna andare ancora più in profondità e guardare come questo strato di ghiaia si appoggia sul livello sottostante e come i sassi sono disposti uno rispetto all’altro. La pendenza della battigia, sul cui limite superiore vengono deposti i granelli più grossi, è modesta e quindi il contatto fra i due livelli sarà quasi orizzontale, mentre in corrispondenza del gradino potrebbe essere più ripido. Ovviamente la nostra buca o trincea la guardiamo nella sezione terra-mare e comunque, in una piccola buca, non è facile vedere la pendenza degli strati! Inoltre, i sassi piatti (ricordate i dischi?) sulla battigia vengono accumulati uno sopra all’altro ordinati come le tegole di un tetto; mentre sullo step, i sassi più arrotondati (le sfere) non danno una struttura così regolare.

Procedendo con il nostro scavo (ora è difficile superare questo livello, perché la paletta non s’infila bene come faceva nella sabbia) possiamo trovare un livelletto di sabbia grossolana, come quella che c’è oggi in superficie, e dobbiamo immaginare una giornata molto ventosa. Molte spiagge sono costituite da granelli di sabbia di dimensioni simili e la stratificazione può non essere evidente, a meno che non siano presenti minerali pesanti, in genere scuri, che si comportano come se fossero più grandi e sono testimoni di momenti di maggiore energia del moto ondoso o del vento. Spesso questi livelli non sono evidenti, ma non desistete. Aspettate che la sabbia cominci ad asciugarsi e forse essi appariranno, perché gli strati con sabbia più grossa tendono ad asciugarsi prima e appariranno più chiari.

Se nella nostra buca scavo troviamo uno strato di materia organica, scura e spesso puzzolente, ci siamo imbattuti in uno di quei cumuli di roba galleggiante che le onde trascinano in alto sulla spiaggia. Spesso sono resti di Posidonia oceanica, quella pianta con le foglie lunghe e verdi che cresce sui fondali ed è indice di acque pulite. Non c’è motivo di odiarla, come fanno in molti quando trovano le sue foglie accumulate sulla battigia; sarebbe come odiare le foglie gialle che coprono il terreno nei boschi d’autunno! La stessa cosa può avvenire con le conchiglie, spiaggiate dalle onde maggiori lungo il limite superiore della battigia o isolate dal vento che ha asportato i granelli di sabbia da un deposito eterogeneo. Quando poi sepolte dalla sabbia formano un livello, oltre che più grossolano, in genere anche più chiaro.

A un certo punto è più difficile scavare, non perché la sabbia sia dura, ma perché siamo arrivati all’acqua, e le pareti della nostra buca crollano in continuazione. Si, siamo al livello del mare, perché la sabbia funziona come un filtro attraverso il quale i fluidi possono passare e stabilire un equilibrio come nei vasi comunicanti. Potreste provare ad assaggiarla per sentire se è salata e, se siete fortunati, potreste scoprire che è dolce. Ma molto fortunati!
Il livello della falda di acqua dolce presente nel suolo si raccorda con il livello del mare e se siete in una zona in cui piove molto e non viene estratta acqua dal sottosuolo potrebbe essere l’acqua dolce che prevale ed entra in mare attraverso la sabbia. Nei paesi del Nord Europa spesso sono le dune a cedere acqua piovana verso il mare. Purtroppo, avviene spesso che la falda dolce sia bassa e l’acqua salata penetri all’interno della terra, magari avendo sopra uno strato di acqua salmastra. In realtà l’acqua dolce è più leggera di quella salata e il raccordo fra le due superfici non dovrebbe essere orizzontale: l’acqua dolce forma una lente che galleggia su quella salata.

Anche se le pareti della nostra buca franano in continuazione, la voglia di approfondirla è sempre molto forte, ma bisogna stare attenti; in particolare se questo gioco lo fanno i bambini. Sporgersi dal bordo per infilare tutto il braccio, e magari tutte e due le braccia e anche la testa, può essere molto pericoloso: le pareti della buca sono aggettanti sul laghetto che vediamo sul fondo e possono sempre crollare, anche perché noi ci siamo proprio sopra. Se il crollo ci sorprende con la testa e le braccia dentro, possiamo restare intrappolati e soffocare sommersi dalla sabbia. In particolare, un bambino piccolo può non avere la forza di sollevarsi sulle ginocchia. Purtroppo, incidenti di questo tipo sono assai frequenti!

Le pareti della buca sono aggettanti sull’acqua e possono sempre crollare; è per questo che non vi si devono infilare entrambe le braccia e la testa quando si scava. Purtroppo sono molti i casi di persone, spesso bambini, soffocate dalla sabbia.

Finito il nostro studio, dobbiamo riempire la buca, compattando via via la sabbia, in modo che acquisisca la consistenza originaria e non costituisca un pericolo per chi cammina sulla spiaggia. Ovviamente non va mai lasciata aperta, anche perché sulla spiaggia in molti ci vanno di notte! Il problema è che se io capiterò nello stesso punto e scaverò una buca… non ci capirò proprio nulla!

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