Sale la tensione per il tavolo tecnico convocato oggi dalla presidenza del consiglio per discutere sulla riforma delle concessioni balneari. Alla riunione, in programma alle 11 nella sede del Dipartimento per il coordinamento amministrativo a Roma, non parteciperanno solo i funzionari dei ministeri competenti sul demanio marittimo, come era inizialmente previsto; bensì interverranno anche alcuni esponenti politici: si tratta di Riccardo Zucconi e Gianluca Caramanna per Fratelli d’Italia e di Maurizio Gasparri per Forza Italia. Secondo quanto si apprende, questi deputati e senatori, da sempre vicini alle istanze degli imprenditori balneari, intendono prendere parte al tavolo per vigilare sulla proposta di riordino che il governo potrebbe sottoporre già oggi alle associazioni di categoria. Un’ipotesi che si è fatta strada in seguito all’annuncio fatto ieri pomeriggio dal ministro agli affari europei Raffaele Fitto, che nel corso della conferenza stampa tenuta dopo il consiglio di ministri, ha confermato che «il governo è al lavoro sui balneari».
Proprio ieri, il governo ha approvato una proposta di decreto legge battezzato “salva infrazioni“, che come ha spiegato Fitto, «interviene in modo specifico sull’avvio a soluzione e chiusura di otto procedure di infrazione e previene, entro il prossimo mese di settembre, l’apertura di altre dodici nuove procedure di infrazione». Non è ancora chiaro se le concessioni balneari saranno incluse nel “salva infrazioni”, ma qualcosa in più potrebbe essere reso noto oggi durante il tavolo con le associazioni di categoria. Il tema è infatti sotto la lente della Commissione europea, che a dicembre 2021 ha inviato una lettera di messa in mora.
Procedura di infrazione a parte, i tempi per trovare una soluzione sono comunque stretti: in base all’ultimo decreto milleproroghe le concessioni balneari sono in scadenza il 31 dicembre 2024, ma alcune amministrazioni comunali si stanno già muovendo per avviare le gare entro la fine di quest’anno, facendo fede alla sentenza del Consiglio di Stato che ha fissato il termine al 31 dicembre 2023 e proibito qualsiasi ulteriore proroga. Il governo è dunque tenuto a fare chiarezza il prima possibile con una norma organica che decida il futuro di migliaia di imprese, per evitare che ogni località proceda per conto proprio con le riassegnazioni, col rischio di generare caos, anarchia e ricorsi a pioggia che metterebbero in difficoltà l’intero settore. Il primo passo dovrà essere la mappatura delle concessioni, per la quale il ministro alle infrastrutture Matteo Salvini ha nominato come responsabile l’ex parlamentare Paolo Ripamonti, anch’egli previsto al tavolo di oggi in qualità di tecnico.
Ma lo spettro della riforma non è l’unico fattore a provocare l’agitazione della categoria. Da parte di alcune sigle sindacali, ci sarebbero infatti dei malumori per l’eccessiva quantità di rappresentanti del settore convocati oggi: nonostante l’ultimo decreto milleproroghe, che oltre a rinviare di un anno la scadenza delle concessioni ha disposto l’istituzione di questo tavolo tecnico, parlasse di «un rappresentante per ogni associazione di categoria maggiormente rappresentativa del settore», la lettera di convocazione inviata lo scorso 31 maggio ha invitato ben undici sigle nazionali dei balneari, coinvolgendo anche realtà con un numero esiguo di iscritti, oltre ai rappresentanti dei titolari di porti, ormeggi, alberghi e campeggi sul mare che fanno salire il totale a diciannove associazioni. Il timore, dunque, è che anche l’appuntamento di oggi diventi l’ennesima perdita di tempo, durante la quale si ripetano gli stessi discorsi fatti da anni, senza giungere a nulla di concreto a causa della divergenza di posizioni fra i sindacati di categoria. A meno che il governo non voglia limitarsi a sottoporre una proposta di legge agli interessati, senza nemmeno ascoltare le loro richieste.
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