Anche ieri, alla grande manifestazione dei balneari in piazza a Roma, le Regioni si sono dimostrate l’alleato più solido e compatto della categoria. Grazie all’attento lavoro del tavolo interregionale sul demanio marittimo coordinato dall’assessore ligure Marco Scajola, le Regioni oggi rappresentano una voce unica e importante per le istanze degli imprenditori balneari, che chiedono correzioni alla riforma delle concessioni in discussione in questi giorni in Senato. D’altronde, se saranno istituite le evidenze pubbliche per rinnovare i titoli, saranno proprio gli enti locali a dover gestire migliaia di procedure comparative: per questo il supporto dei governatori e degli assessori regionali – sommato a quello delle centinaia di sindaci presenti – rappresenta un avvertimento che il governo Draghi non potrà ignorare. Soprattutto perché non si potrà regolamentare un settore sulla base di principi astratti che poi i Comuni dovranno trovarsi ad attuare, senza avere abbastanza tempo né funzionari in numero adeguato.
Interpellato da Mondo Balneare, così Scajola ha criticato il provvedimento: «Il governo ha adottato un metodo sbagliato e intollerabile per affrontare un tema così delicato. Regioni e Comuni non sono stati coinvolti nella stesura del testo e abbiamo saputo dell’emendamento solo mezz’ora prima che venisse votato in consiglio dei ministri. Sui contenuti, poi, ci sono molti aspetti inaccettabili: il valore aziendale è indicato in maniera troppo labile, il principio del legittimo affidamento non è citato e la tipicità delle imprese balneari non è inserita da nessuna parte».
Anche il governatore del Veneto Luca Zaia ha diramato una nota per esprimere il supporto alle istanze degli imprenditori in piazza: «I balneari che stanno manifestando a Roma hanno ragione e le Regioni e i Comuni stanno dalla loro parte. Il Veneto, capitale delle vacanze italiane, di sicuro e con tutta la convinzione possibile. Si rischia di abbattere uno degli asset più forti del turismo italiano. L’ho detto e non cambio idea: solo riconoscendo il valore aziendale e l’indennizzo degli investimenti ai concessionari uscenti si possono tutelare realmente le imprese storiche che hanno creato e contraddistinto l’offerta balneare di qualità, sia nazionale che della costa veneta in particolare. Non siamo mai stati contrari alle gare, ma riteniamo che sia necessario garantire l’ammortamento e la valorizzazione dell’esperienza professionale, un elemento imprescindibile per scrivere il futuro delle concessioni demaniali. Parliamo di un patrimonio materiale e immateriale che dal 2024 rischia di essere perduto, cancellando così una pagina importante delle nostre spiagge e la forza del nostro turismo ricreativo».
Dalla Sicilia, infine, è arrivato il videomessaggio di appoggio da parte dell’assessore regionale al territorio e ambiente Toto Cordaro, che pubblichiamo qui di seguito.
Anche da parte dei Comuni, è molto chiaro il messaggio lanciato dall’Anci alla X commissione del Senato, che martedì scorso ha tenuto le audizioni sul ddl concorrenza. Queste le parole del presidente dell’Anci Antonio Decaro: «Per i Comuni è molto difficile portare a termine le gare entro il termine del 31 dicembre 2023 previsto dall’emendamento del governo. Infatti vanno considerate le difficoltà legate alla verifica della documentazione sui titoli edilizi degli immobili compresi nelle concessioni. Se il decreto che indica i criteri per le gare fosse pubblicato oggi stesso, avremmo forti difficoltà a completare l’iter previsto, che per le nuove concessioni affidate con procedure selettive, prevede una decorrenza giuridica dal 1° gennaio 2024. La richiesta dell’Anci è di allungare il periodo transitorio per permettere alle amministrazioni comunali di espletare tutte le gare con maggior attenzione e oculatezza. Ciò che ci preoccupa maggiormente, trattandosi di nuove concessioni, è la verifica della legittimità del titolo edilizio degli immobili realizzati all’interno dello spazio concessorio. Infatti queste verifiche di legittimità investono enti preposti alla tutela dei beni paesaggistici e culturali come le sovrintendenze, e questo richiede più tempo».
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