Diversi autorevoli giuristi intervenuti al convegno organizzato ieri dalla Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Teramo hanno stroncato la sentenza del Consiglio di Stato sull’annullamento delle concessioni balneari al 2033. Il convegno, al quale ho avuto l’onore di partecipare in qualità di relatore, è stato presieduto dalla preside emerita Rita Tranquilli Leali, la quale fra l’altro ha stigmatizzato come in questa sentenza non vi sia stata alcuna menzione del Codice della navigazione. Ironizzando, la professoressa ha affermato come per il Consiglio di Stato il Codice della navigazione sia “tamquam non esset”.
Di particolare rilievo l’intervento di Alfonso Celotto, professore ordinario di diritto costituzionale dell’Università di Roma, che ha sottolineato l’effettuata usurpazione del potere legislativo, e la relazione di Francesco Volpe, professore ordinario di diritto amministrativo dell’Università di Padova, che con dovizia di acuti argomenti giuridici, ha motivato il suo giudizio di «sentenza inquietante». E si potrebbe continuare nella vera e propria sollevazione da parte della dottrina giuridica di fronte alla sentenza del Consiglio di Stato.
Da questo convegno ricaviamo la conferma della giustezza della nostra valutazione di una sentenza sconcertante oltre che devastante. Ma soprattutto della necessità e fondatezza del preannunciato ricorso in Cassazione perché, oltre che disconoscere i diritti fondamentali dei concessionari, invade il potere legislativo e la giurisdizione costituzionale e lede la stessa credibilità della giustizia amministrativa del paese. Per i giuristi italiani è sempre più evidente che resterà, nella storia della nostra giurisprudenza, come una delle sue “pagine più brutte”.
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