Arsenico e vecchi merletti è una famosa commedia di Broadway, da cui è stato tratto anche un film diretto da Frank Capra. È ricca di colpi di scena, ma il sipario che s’innalza e s’abbassa con la marea sulla spiaggia ci permette di assistere a uno spettacolo altrettanto imprevedibile: l’acqua sostituisce l’arsenico e i merletti si rinnovano in continuazione.
Abbiamo visto come il vento scolpisca sulla spiaggia quelle creste serpeggianti che si chiamano ripple marks. Le troviamo sulla sabbia asciutta, che può essere facilmente modellata dal vento, ma forme simili sono presenti anche sul fondo del mare, in prossimità delle costa, e si formano per il movimento oscillatorio dell’acqua al passaggio delle onde. Per vederle non è necessario essere dei buoni nuotatori e mettersi maschera e pinne: basta aspettare che la marea si ritiri e quelle che si erano formate vicino a riva emergono davanti ai nostri occhi.
Ma se la sabbia è ricca di minerali pesanti, abbiamo la possibilità di osservare un’altra meraviglia: la spiaggia a strisce. L’onda che risale la battigia porta in alto i vari granelli, ma nel back wash abbandona prima quelli più pesanti: i più grossi, se la sabbia è costituita da elementi di dimensioni diverse, o quelli costituiti da minerali pesanti, se la granulometria è più o meno omogenea. È così che, via via che il mare arretra, rimangono strisce di colore diverso, parallele fra di loro ma ondulate, perché la superficie della spiaggia non è un perfetto piano inclinano.
Ovviamente, il disegno viene più bello se abbiamo onde piccole, una battigia a debole pendenza e una forte escursione di marea.

Ma c’è un altro spettacolo può essere ammirato quando cala la marea. Il mare si ritira velocemente, ma fra i granelli di sabbia rimane intrappolata dell’acqua, che viene rilasciata più lentamente. Questa inizia a scorrere in superficie e non s’infiltra perché la sabbia sottostante è ancora satura. Si sviluppa così un piccolo reticolo fluviale che si auto-organizza con il passare del tempo, fino a raggiungere livelli di gerarchizzazione molto elevati.

In altri casi, in genere su spiagge con pendenza maggiore e con un rapido rilascio dell’acqua da parte della sabbia satura, il flusso ha una minore gerarchizzazione, ma si sviluppa con una trama a losanghe. Il meccanismo di formazione è complesso e, in parte, non completamente spiegato: talvolta sono dei granelli più grossi, anche di origine biologica come piccole conchiglie, che deviano l’acqua (la quale altrimenti, con una forte pendenza, scorrerebbe con flussi paralleli); ma in genere è il modo normale in cui si organizza un flusso laminare su di un substrato granulare. D’altra parte, una simile geometria la si vede anche nel flusso dell’acqua durante il back wash.

Anche la marea che sale può sorprenderci con le forme che riesce a creare, ma per vederle bisogna essere nel posto giusto al momento giusto, perché vengono cancellate rapidamente. Scopriremo anche che il velo di acqua che rimane dopo ogni run-up è di… acqua gassata! Delle piccole bolle d’aria emergono infatti dalla sabbia, spesso in modo casuale, ma talvolta con concentrazione maggiore in determinate zone o lungo certe linee: è l’aria che si era infiltrata nella sabbia durante la marea calante, e che ora viene spinta fuori dalla nuova acqua in arrivo. È un terreno di battaglia continua fra l’acqua e l’aria per occupare quei piccoli pori che stanno fra i granelli di sabbia; ed è inutile ricorrere alla Nazioni Unite per porre pace: questa “guerra” va avanti da milioni di anni, magari spostandosi sulla Terra con la deriva dei continenti e l’evoluzione dei litorali. Tutta colpa della Luna!
Dopo ogni battaglia il terreno è costellato dalle buche delle bombe: piccoli fori o crateri dai quali era uscita l’aria. Questa, risalendo, si porta dietro la sabbia che aveva sopra e la deposita intorno al buco, formando appunto un vulcanetto. Anche l’acqua può uscire dai fori, e questa trasporta ancor più granelli.
Talvolta siamo anche noi che, camminando sulla spiaggia, esercitiamo una pressione che spinge fuori l’aria tanto che i buchi accompagnano la nostra passeggiata. A volte, poi, i granelli di sabbia dello strato superficiale sono incollati l’uno con l’altro dal sale o da una patina di materia organica e oppongono resistenza: si possono formare così delle piccole montagnole, che non arrivano a esplodere. L’onda successiva cancella ogni traccia della battaglia precedente, ma nuove bombe arrivano sulla battigia, o meglio da sotto la battigia, magari in punti diversi. E se la formazione di vulcanetti e montagnole ha interessato livelli di sabbia di colore diverso, lo spianamento può lasciare degli anelli ben evidenti.

Per vedere queste forme bisogna andare su spiagge costituite da sabbia fine o media, perché i granelli più grossi presentano dei vuoti più grandi e comunicanti fra di loro, dai quali l’aria esce facilmente e in modo diffuso. Lo spettacolo è finito, ma la replica è già cominciata!
Sulla vostra spiaggia l’escursione di marea non è tale da produrre queste forme? Allora consolatevi con i merletti che il run-up disegna sulla battigia. L’onda che la risale porta in alto materiali diversi: particelle vegetali che galleggiano o granelli più pesanti come abbiamo visto all’inizio. Questi vengono rilasciati quando la direzione del flusso s’inverte e rimane una linea a tracciare i punti di massima risalita dell’acqua (swash marks). Se poi arriva un’onda più forte, la traccia vene cancellata, ma se ne forma un’altra più in alto. È solo una sequenza di onde progressivamente minori che disegna sulla battigia quei merletti che ci lanciano una bella sfida: riusciamo a capire l’ordine con il quale si sono formati?

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4 commenti
ALBERTO FASCIOLO says:
Trattazione della spiaggia esaustiva, tutti fenomeni trovati e lasciati nella mente senza o con spiegazioni parziali. Ora potremo affrontare le passeggiate mattutine con maggior cognizione di causa.
cordiali saluti ALBERTO FASCIOLO (tel 348 4461530)
Enzo Pranzini says:
Grazie Alberto! L’obiettivo di questi articoletti è proprio quello di richiamare l’attenzione su cose che si vedono ma non si guardano, e di spingere i lettori a chiedersi il perchè di certe forme che caratterizzano le coste. L’interpretazione credo che sia solo la conseguenza di una osservazione fatta con curiosità, a cui tutti possono arrivare anche autonomamente. Però mi diverto ad accompagnarvi idealmente in queste passeggiate!
ALBERTO FASCIOLO says:
Bene grazie dell’attenzione, abbiamo segnalato il link agli associati della Federazione Demanio Ambiente dei concessionari residenziali, che sono responsabilizzati a salvaguardare le Dune e la fascia costiera
Saluti ALBERTO FASCIOLO
Enzo Pranzini says:
Grazie!
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