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Spiagge, la scarsità del bene va calcolata a livello europeo

L'obiettivo della direttiva Bolkestein è creare nuove aziende e posti di lavoro, perciò non è corretto espropriare le imprese balneari esistenti

Leggiamo ormai tutti i giorni di politici e imprenditori che si interrogano su come calcolare la scarsità del bene demaniale, per capire se le concessioni balneari rientrino o meno nell’articolo 12 della direttiva Bolkestein. Quando parliamo di questi temi, l’errore che non dobbiamo fare è aspettare che certi princìpi cadano dal cielo come se fossero intemperie volute da madre natura. Al contrario, questi concetti sono strumenti concreti contenuti nella direttiva stessa, oltre che nel trattato di Lisbona. Questi due testi ci indicano anche chiaramente come usare tali strumenti, su quali territori e soprattutto qual è l’obiettivo da raggiungere.

La scarsità del bene demaniale è proporzionale alla ricchezza che si vuole produrre sulle spiagge, quindi andrebbe calcolata prima in euro e poi in chilometri. In particolare, il concetto di scarsità del bene è funzionale alla costituzione del mercato unico europeo e alla libertà di stabilimento delle imprese su tutto il territorio continentale; quindi per calcolare la scarsità o meno della risorsa non si può prescindere dalla dimensione europea, ovvero quel grande mercato unico che è lo strumento con il quale costruire la coesione sociale europea, obiettivo primario dei padri fondatori dell’Unione.

La coesione sociale europea, come scritto nell’articolo 174 del trattato di Lisbona, è funzionale a ridurre il divario tra le aree più povere del continente europeo e quelle più ricche. Per questo fine, secondo la corretta applicazione della direttiva Bolkestein, nelle aree più povere andrebbe agevolata l’apertura di nuove aziende sulle aree demaniali (marittime, lacuali e fluviali) al fine di creare nuovi posti di lavoro e nuova ricchezza nell’interesse della crescita del Pil del continente europeo. Se questo è il vero risultato che si vuole ottenere, la scarsità del bene e la conseguente messa a gare delle imprese già avviate – ovunque esse si trovino sul territorio europeo –, come recita l’articolo 12 della Bolkestein, è da prendere in considerazione nel grande mercato unico europeo nel suo complesso, e non paese per paese, poiché questa restrizione del mercato impedirebbe di raggiungere il vero obiettivo della Bolkestein e dell’Unione europea. Tale obiettivo, come già detto, è la coesione sociale, ovvero l’aumento equilibrato e diffuso del benessere dell’intera eurozona.

La forza di questa tesi è che questa strategia dei balneari ed eventualmente del governo potrebbe cambiare completamente il fronte della partita con la Commissione europea. In questo caso saremmo noi italiani a chiedere al resto d’Europa il rispetto puntuale delle regole! E la smetteremo di elemosinare proroghe con il cappello in mano.

Riferimenti normativi

Coesione economica, sociale e territoriale (articolo 174 TFUE, ex articolo 158 TCE): «Per promuovere uno sviluppo armonioso dell’insieme dell’Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale. In particolare l’Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite».

Diritto di stabilimento (articolo 49 TFUE, ex articolo 43 TCE): «Nel quadro delle disposizioni che seguono, le restrizioni alla libertà di stabilimento dei cittadini di uno Stato membro nel territorio di un altro Stato membro vengono vietate. Tale divieto si estende altresì alle restrizioni relative all’apertura di agenzie, succursali o filiali, da parte dei cittadini di uno Stato membro stabiliti sul territorio di un altro Stato membro. La libertà di stabilimento importa l’accesso alle attività autonome e al loro esercizio, nonché la costituzione e la gestione di imprese e in particolare di società ai sensi dell’articolo 54, secondo comma, alle condizioni definite dalla legislazione del paese di stabilimento nei confronti dei propri cittadini, fatte salve le disposizioni del capo relativo ai capitali».

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Ezio Filipucci

Presidente regionale di Assobalneari-Confindustria Emilia-Romagna e titolare del ristorante Sirena di Riccione con la famiglia dal 1980. In precedenza è stato presidente dell'Associazione ristoranti di spiaggia di Riccione e vicepresidente regionale di Fiba-Confesercenti.