La manifestazione di ieri dei balneari a Roma ha reso evidente un paradosso che sarebbe comico, se per la situazione non fosse tragico. Tutti i balneari e le loro organizzazioni di rappresentanza sono contro la messa a gara delle proprie aziende e per il raggiungimento di questo obiettivo hanno individuato tre concrete soluzioni: trent’anni nel minimo per tutti, indennizzo pari al valore commerciale al termine di questo periodo e sdemanializzazione delle aree di sedime. C’è chi, come il Sib-Confcommercio, lo dice da anni e chi invece si è convertito di recente. Ma tutti ci siamo posti questi obiettivi.
L’unica eccezione, come è noto, è quella di Federbalneari (si veda l’illuminante dichiarazione del presidente Renato Papagni a Carrara del 22 febbraio 2017, riportanta fedelmente da Mondo Balneare, clicca qui) che, per questo motivo, abbiamo tenacemente e significativamente tenuto fuori dalla nostra grande e importante iniziativa di Bari del 13 marzo scorso (ho tralasciato e tralascio di rispondere alla loro reazione polemica). L’unità dei balneari non può avvenire a discapito della chiarezza delle posizioni!
Analogamente, tutti i balneari e le loro organizzazioni di rappresentanza sono per una modifica del disegno di legge presentato dal governo, ritenendolo non idoneo al conseguimento dei suesposti obbiettivi (l’assemblea di Bari è stata pensata e organizzata per tale scopo).
Allora perché il tentativo di taluni di scagliare una parte dei balneari contro gli altri? L’unica spiegazione plausibile è il proselitismo sindacale per qualcuno (con la contraddizione comportamentale di avere un atteggiamento dialogante negli incontri ufficiali e “barricaderi” in pubblico) e il fiancheggiamento politico-elettorale per qualcun altro (anche qui con il paradosso di voler portare sostegno alla parte politica che era al governo nel 2010, quando è stato introdotta nel nostro paese la Bolkestein!).
In entrambi i casi la preoccupazione e l’esasperazione dei balneari vengono strumentalizzate per fini diversi dalla loro tutela, con il risultato di una divisione tanto immotivata quanto pericolosa per tutti, perché non aiuta al conseguimento dei nostri tanto sacrosanti quanto praticabili obiettivi.
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