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Santanchè: “Governo difenderà balneari, faremo ciò che loro chiedono”

La ministra del turismo: "Abbiamo ascoltato le dieci associazioni più importanti, ora faremo sintesi e avvieremo riforma strutturale"

Sulla riforma delle concessioni balneari «insieme al ministro Fitto abbiamo ascoltato le dieci associazioni più importanti che rappresentano il settore; adesso andremo a fare le sintesi e seguiremo ciò che la categoria ci chiede. Noi difendiamo i balneari senza se e senza ma». Lo ha detto la ministra del turismo Daniela Santanchè, intervenendo ieri al “Focus sulle città balneari” organizzato ieri a Roma dal network G20 Spiagge.

«Ho la certezza che questo governo farà di tutto per tutelare gli stabilimenti balneari; si tratta per la maggior parte di aziende a conduzione familiare», ha aggiunto Santanchè. «Vogliamo farlo però in maniera strutturale e individuando lo strumento più giusto, perché queste proroghe e non proroghe fanno sì che non ci siano più gli investimenti, dal momento che un imprenditore non investe quando non ha certezza».

Ha espresso apprezzamento per le parole della ministra il presidente del Sindacato italiano balneari di Confcommercio Antonio Capacchione, anch’egli presente al “Focus sulle città balneari”: «Per le concessioni balneari serve una riforma strutturale che preveda una legge di riordino del demanio marittimo, da condividere con Regioni e Comuni e da concordare con l’Europa. Anche la premier Giorgia Meloni ha detto che serve una soluzione strutturale e noi condividiamo questa posizione».

«La legge vigente sulla concorrenza del governo Draghi non va bene», ha aggiunto Capacchione riferendosi alla norma, approvata lo scorso agosto in via definitiva, che stabilisce la scadenza delle attuali concessioni il 31 dicembre 2023 e la successiva riassegnazione tramite gare pubbliche. «Noi chiediamo che gli articoli 3 e 4 siano abrogati, perché secondo noi sono sbagliati. Riteniamo che siano un palliativo la proroga della messa gara delle concessioni al 31 dicembre 2023 e sbagliata la proroga della delega al governo per disciplinare le gare, perché quella delega è stata scritta male», ha concluso Capacchione riferendosi alle due scelte sottoposte la settimana scorsa dal ministro agli affari europei Raffaele Fitto durante le audizioni con le associazioni di categoria.

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