Dopo l’avvio del tavolo tecnico sulla riforma delle concessioni balneari, col governo che ha chiesto alle associazioni di categoria di comunicare entro lunedì i nomi dei tecnici da loro incaricati per confrontarsi nel dettaglio sui contenuti del provvedimento di riordino, si stanno moltiplicando i malumori di alcune forze politiche e associazioni ambientaliste che chiedono di allargare il confronto ad altri soggetti oltre ai titolari di stabilimenti balneari.
Tra i principali fautori del pressing c’è il Movimento 5 Stelle: dopo la nota diramata nei giorni scorsi dal senatore Mario Turco, una richiesta analoga è arrivata dal deputato Leonardo Donno, secondo il quale «il tavolo di lavoro sulle concessioni balneari rischia di non giungere ad alcuna soluzione condivisa e risolutiva. Una tematica così complessa, che chiama in causa il futuro dei balneari e delle nostre coste, non può essere trattata in un tavolo d’elite, che taglia fuori i diretti interessati e non consente una pluralità di opinioni e vedute. C’è bisogno di un metodo di lavoro diverso e aperto ai diversi soggetti interessati alla vertenza; invece si persevera a percorrere una strada sbagliata e inconcludente, alla ricerca di consenso politico sulla pelle di chi merita una soluzione definitiva, dopo oltre 15 anni di rinvii e proroghe, che hanno creato solo incertezza a un settore strategico per il paese. Tutte le forze di maggioranza meritano di essere coinvolte, a garanzia di una più ampia partecipazione e di un’accelerata nell’individuazione di una soluzione seria e concreta. Riteniamo inoltre che il tavolo di discussione, oltre a dover essere gestito dall’autorità titolare delle aree demaniali, ossia il Ministero dell’economia e finanze, debba vedere la partecipazione di tutte le categorie imprenditoriali, titolari e non di concessioni, così come la categoria dei consumatori, le rappresentanze dei lavoratori, dei Comuni, delle Regioni, l’autorità della concorrenza e gli altri interessati. Per questo chiediamo con urgenza un cambio di rotta nel metodo finora scelto».
Anche Legambiente chiede un allargamento del tavolo. Così in un tweet il vicepresidente Edoardo Zanchini: «Le spiagge non sono dei balneari e i “loro” tecnici non dovrebbero partecipare alla scrittura di una normativa che riguarda tutti. Che si proceda in segreto e coinvolgendo solo i balneari è gravissimo».
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