Sib-Confcommercio

Riforma spiagge, le proposte tecniche del Sib al governo

L'associazione ha inviato un corposo dossier per dimostrare le ragioni dei balneari che si oppongono all'esproprio delle loro aziende

Il Sindacato italiano balneari – Confcommercio ha inviato al governo i suoi documenti tecnico-giuridici chiesti per i lavori del tavolo tecnico sulla riforma delle concessioni balneari. Tra questi c’è anche la risposta che il governo italiano ha inviato lo scorso 4 febbraio alla lettera di messa in mora recapitata a dicembre 2020 dalla Commissione europea. Il Sib ha anche incaricato gli avvocati Carlo Curti Gialdina e Stefania Frandi come i tecnici che rappresenteranno l’associazione al tavolo.

«Le 30.000 aziende balneari operanti nel nostro paese, per la maggior parte a conduzione familiare, dal 2010 vivono una situazione di precarietà amministrativa per la messa in discussione prima e per l’eliminazione poi del diritto di insistenza che aveva garantito sino ad allora la continuità aziendale», scrive il presidente del Sib Antonio Capacchione nella lettera che accompagna l’invio dei documenti. «È stato un grave errore aver eliminato dal nostro ordinamento giuridico tale diritto di insistenza, perché lo stesso costituiva la condizione giuridica per il sorgere e l’affermarsi della balneazione attrezzata italiana che, con la sua storia plurisecolare, ha reso competitivo il nostro paese nel mercato internazionale delle vacanze costituendo una delle più importanti espressioni del made in Italy. Questo errore è stato possibile a causa di un’errata applicazione della direttiva Bolkestein che riguarda le concessioni di servizi e non di beni come sono le concessioni demaniali qualificate tali, del resto, proprio dalla Corte di giustizia europea (v. considerando 9 della direttiva e sentenza CGUE 25 ottobre 2007 CO.GE.P.). La direttiva Bolkestein, pertanto, meritava e merita una decisa iniziativa del governo italiano in sede europea per una sua revisione che escluda la sua applicabilità alle concessioni demaniali marittime».

«Nelle more di siffatta doverosa e irrinunciabile iniziativa dello Stato italiano – prosegue Capacchione – la direttiva medesima non può essere applicata dal nostro paese se non attraverso l’esercizio puntuale delle facoltà previste dal paragrafo 3 dell’articolo 12 (obiettivi di politica sociale, salvaguardia del patrimonio culturale, motivi imperativi d’interesse generale, eccetera) e sulla base dei presupposti chiariti dalla sentenza della CGUE “Promoimpresa”: a) solo laddove vi sia la cosiddetta scarsità della risorsa (punto 43); b) tutelando il legittimo affidamento (punto 56)».

«Dopo i diversi tentativi nelle scorse legislature – aggiunge la lettera – il vigente articolo 1 commi 675 e seguenti della legge 30 dicembre 2018 n. 145 costituisce la corretta disciplina per la riforma della materia che, per il colpevole ritardo dei governi che si sono succeduti dalla sua emanazione, attende ancora di essere applicata, a iniziare dall’immediata emanazione del dpcm ivi previsto. Nel mentre sono assai discutibili le sentenze dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato n. 17 e n. 18 del 9 novembre 2021 (viziate da un eccesso di giurisdizione che ci si riserva di sollevare nelle sedi giudiziarie competenti) perché hanno invaso una competenza esclusiva attribuita al legislatore e che il governo farebbe bene a sollevare davanti alla Corte costituzionale in difesa delle prerogative del parlamento e delle istituzioni rappresentative. Del resto anche le sentenze del Tar Lazio (n. 139 e 140 del 10 gennaio 2022), laddove deducono la validità dell’articolo 1 comma 682 e 683 della legge n. 145/2018, confermano la confusione giurisprudenziale in materia se non, addirittura, il non uniformarsi a quanto affermato dall’adunanza plenaria dello stesso consesso».

Conclude la lettera del Sib al governo: «Insistiamo nel sottolineare come qualsiasi nuova e diversa iniziativa normativa che il governo intendesse emanare deve avvenire previo un confronto con le rappresentanze della categoria e con il coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni che, per la vigente ripartizione dei poteri, sono direttamente interessati all’esercizio delle funzioni e titolari di competenze costituzionali concorrenti. E, comunque, sarebbe inaccettabile la lesione dei legittimi diritti dei concessionari attualmente operanti così come lo stravolgimento di un modello di gestione del demanio marittimo incentrato sui principi giuridici contenuti nel Codice della navigazione ancora validi e fecondi. Confidiamo nel positivo accoglimento di queste sintetiche considerazioni e proposte, stante la necessità di salvaguardare un modello di balneazione attrezzata che si è rivelato sin qui efficiente e vincente e di tutelare i diritti legittimi degli attuali operatori che hanno avuto l’unico torto di fidarsi delle leggi dello Stato italiano».

Questo l’elenco dei documenti inviati dal Sib-Confcommercio al governo:

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Sib Confcommercio

Il Sindacato italiano balneari si è formalmente costituito il 14 dicembre 1960 e, attraverso la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE), aderisce alla Confcommercio - Confturismo.
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