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Dossier balneari torna in Ue, pugno di ferro della Commissione

Durante la discussione delle petizioni di alcuni imprenditori del settore, Bruxelles ribadisce la necessità di gare pubbliche

A Bruxelles si riaccendono i riflettori sull’annosa vicenda delle concessioni balneari. L’occasione è stata la discussione, tenutasi ieri nella sede della Commissione petizioni, di alcune iniziative avviate nel 2015 da un gruppo di imprenditori balneari per rivendicare il diritto di proprietà delle imprese, a rischio in caso di passaggio di mano dei titoli secondo quando prevede la direttiva Bolkestein. Ma la Commissione europea continua a mantenere il pugno di ferro nel pretendere le gare pubbliche.
A rappresentare i petizionari erano presenti l’avvocato demanialista Ettore Nesi e il presidente dell’associazione Federbalneari Marco Maurelli, ma tra i banchi era rappresentata anche la posizione contraria agli attuali concessionari di Roberto Biagini, il presidente del comitato “Mare libero”, e quella della Commissione europea. Molto nutrita anche la presenza di europarlamentari italiani, fra i quali Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia), Rosa D’Amato (Verdi), Annalisa Tardino, Rosanna Conte e Matteo Adinolfi (Lega). Il video dell’interessante discussione è recuperabile, in italiano, sul sito web della Commissione petizioni.

Durante la discussione, piuttosto dura è stata la posizione espressa da Salvatore d’Acunto, intervenuto in rappresentanza della Commissione europea. «Il dato normativo di partenza è che le concessioni balneari negli ultimi dodici anni in Italia sono state oggetto di quattro interventi legislativi di rinnovo automatico», ha sottolineato D’Acunto. «A riguardo ci sono state due prese di posizione nette da parte della Corte di giustizia europea, che ha ribadito la necessità chiara di procedure di selezione con garanzia di trasparenza e imparzialità, senza rinnovi automatici. E la Commissione Ue ha avviato una procedura d’infrazione, che ad oggi è aperta».

Ha aggiunto ancora D’Acunto, che ricopre il ruolo di capo unità presso la Direzione generale per la crescita: «Mi sembra che emerga la necessità di fornire chiarezza a tutte le parti interessate e a tutto il settore turistico. Quello che posso dire è che ci sono dei contatti in corso tra Commissione Ue e governo nell’ambito della procedura d’infrazione, che è in corso. Quindi non è possibile fornire ulteriori dettagli».

Fra gli interventi degli europarlamentari italiani, ha spiccato quello di Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia: «Le imprese balneari rappresentano un valore importante per l’industria turistica italiana, migliaia di imprenditori e decine di migliaia di addetti, nonché per un indotto che per lungo tempo è rimasto bloccato in termini di investimenti. C’è bisogno di una legge di riordino nazionale che ponga fine all’incertezza normativa: su questo il governo italiano è impegnato, a valle di un’importante opera di mappatura della disponibilità delle aree attualmente in concessione e di quelle concedibili in futuro. Tale opera non era mai stata realizzata da nessun governo precedente».

«L’interlocuzione in corso tra il governo e la Commissione europea deve portare alla definizione di un provvedimento quadro che riordini in maniera definitiva la materia, salvaguardando l’esperienza, la storicità, la qualità e la professionalità delle aziende che hanno investito in questi decenni, e al contempo consentendo l’apertura del mercato su nuove aree disponibili e concedibili», ha concluso Fidanza. «Questo è l’unico modo per risolvere questa atavica vicenda, tenendo in debita considerazione sia gli interessi di chi ha investito creando un’eccellenza nel turismo italiano sia quelli di operatori, anche transfrontalieri, che vogliano aprire una nuova azienda turistico-balneare senza penalizzare quelle esistenti».

Nel player video qui di seguito è possibile riguardare tutta la discussione.

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