Molti titolari di concessioni demaniali marittime ci stanno scrivendo in questi giorni perché sono preoccupati in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato che ha valutato negativamente l’estensione dei titoli fino al 2033 (vedi notizia »), disposta dalla legge 145/2018. Nel video qui sopra, facciamo una riflessione per cercare di capire quanto questa sentenza sia pericolosa.
La pronuncia ha avuto origine da un contenzioso durato più di dieci anni. Semplificando, una società aveva fatto domanda al Comune di Santa Margherita Ligure per ottenere la concessione di uno stabilimento balneare già esistente. Il Comune si è opposto a questa richiesta, perché riteneva la concessione valida a tutti gli effetti; allora la società concorrente ha fatto ricorso, appellandosi alla sentenza della Corte di giustizia europea “Promoimpresa” del 14 luglio 2016 che ha dichiarato l’illegittimità delle proroghe automatiche.
Il Consiglio di Stato si è espresso definitivamente sulla questione lo scorso 18 novembre, con una pronuncia piuttosto particolare: i giudici infatti non solo hanno ribadito che la proroga al 2020 è illegittima, ma hanno anche detto che lo stesso ragionamento si applica all’estensione fino al 2033. Riassumendo, questi sono alcuni dei concetti espressi dal Consiglio di Stato:
- per assegnare le concessioni demaniali marittime, occorre istituire delle procedure selettive;
- le proroghe non possono essere giustificate come tutela della buona fede del concessionario;
- i funzionari sono tenuti a non applicare la proroga, poiché in contrasto con il diritto europeo.
Ma nonostante la sentenza elenchi tutte queste motivazioni contrarie alla proroga, alla fine non disapplica la norma, a causa di alcuni vizi di forma del ricorso. In poche parole, i giudici hanno accolto la tesi del ricorso, ma lo hanno respinto.
Resta il fatto che siamo davanti alla prima sentenza in cui un tribunale giudica negativamente l’estensione delle concessioni fino al 2033, e a nostro parere ci sono almeno quattro motivi per cui gli imprenditori balneari dovrebbero preoccuparsi:
- I giudici hanno espresso tutte le motivazioni per disapplicare le proroghe, e non lo hanno fatto solo per motivi tecnici.
- Le valutazioni negative dei giudici rischiano di essere riprese in altre future sentenze che potrebbero andare a disapplicare del tutto l’estensione fino al 2033.
- Il contenzioso da cui ha avuto origine la pronuncia del Consiglio di Stato dimostra che il settore balneare è in una condizione di estrema fragilità. Purtroppo, al giorno d’oggi qualsiasi competitor aggressivo può appellarsi a un tribunale, ritenendo una concessione invalida e cercando di appropriarsene.
- La sentenza del Consiglio di Stato per la prima volta ha messo nero su bianco tutte le criticità dell’estensione fino al 2033. Con questo non intendiamo dire che la norma in sé è debole, ma semplicemente che dovrebbe essere seguita da una riforma complessiva del settore. Il governo, nella stessa legge 145/2018 che ha esteso le concessioni fino al 2033, si era anche impegnato a varare un riordino generale del demanio marittimo; ma essendo caduto l’esecutivo, tutto è saltato. Dunque l’esistenza degli attuali stabilimenti balneari è ad oggi basata solo su una legge, quella dei 15 anni – e se tale legge dovesse venire a mancare, per il settore accadrebbero enormi problemi.
La norma sull’estensione di 15 anni resta comunque valida a tutti gli effetti, e per questo i titolari di stabilimenti balneari che non hanno ancora ottenuto il rilascio del proprio titolo prolungato fino al 31 dicembre 2033 devono fare pressione sulla loro amministrazione di riferimento al fine di mettersi in tasca la concessione con la nuova scadenza. Tuttavia, questa sentenza del Consiglio di Stato rappresenta un primo, preoccupante campanello d’allarme che deve portare tutta la politica a lavorare su una riforma complessiva. L’esistenza degli attuali imprenditori balneari ha bisogno di una legge certa e definitiva, che non può essere messa a repentaglio dal primo tribunale che si mette di traverso. Confidiamo che il parlamento si metta a lavorarci al più presto.
Per approfondire
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