La presidenza del consiglio dei ministri deve intervenire subito con un provvedimento specifico per salvaguardare il lavoro delle tantissime imprese, per lo più familiari, che compongono il comparto turistico balneare. Parlare di “scarsità della risorsa” è superfluo e comunque non può essere il tema principale sul quale discutere al tavolo tecnico convocato dal governo, mentre lo è invece il futuro che si vuole offrire alle nostre imprese, che ci auguriamo possano essere equiparate a qualsiasi altra azienda presente sul territorio italiano.
La nostra associazione ITB Italia da anni continua a portare avanti una proposta sulla sdemanializzazione che non è mai stata presa con la giusta considerazione dagli altri rappresentanti sindacali della categoria, né tantomeno dagli uffici di competenza (fatta eccezione per l’ex sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta), anche se riteniamo che possa essere definitivamente risolutiva per la vertenza dei concessionari. Questa proposta, presentata già nel 2013, chiarisce le ragioni per cui concedere le aree regolarmente urbanizzate, dove oggi insistono le strutture fisse, mobili o già acquisite dallo Stato, agli attuali gestori. La spiaggia adibita alla posa degli ombrelloni e alle attività di balneazione, invece, resterebbe sempre soggetta al pubblico demanio, con relativo pagamento di canone, normalmente fino a cinque metri dalla battigia o secondo le diverse normative applicate localmente tramite i piani regolatori della spiaggia.
La nostra richiesta di riconoscimento del diritto di superficie con riscatto non cambierebbe nulla dell’attuale gestione delle spiagge italiane (senza le inutili abrogazioni di norme storiche come gli articoli 49 e 37 del Codice della navigazione e l’articolo 10 della legge 88/2001), ma consentirebbe agli operatori del settore di avere certezza sulla gestione delle aree occupate dalle strutture degli stabilimenti balneari (secondo il valore concordato localmente in base alla valenza turistica e ai valori Omi di riferimento). Questo è l’aspetto fondamentale che andrebbe regolato. Operando in tal senso, i balneari sarebbero tutelati dal Comune e dalla Regione di appartenenza e dallo Stato italiano, che detterebbero le regole e le modalità d’uso, bypassando così le istituzioni europee, che dimostrano invece un completo disinteresse sul futuro delle aziende coinvolte. L’Ue non ha tenuto conto di quanto fatto da generazioni di concessionari di spiaggia italiani, i quali hanno duramente lavorato affinché enormi aree abbandonate a se stesse o inutilizzate per altri scopi, diventassero quello che oggi è un brand riconosciuto in tutto il mondo.
Siamo convinti che discutere di sdemanializzazione all’interno del tavolo tecnico istituito dal governo, insieme ai tecnici di provata esperienza che ne fanno parte, sarebbe di grande aiuto per risolvere definitivamente la questione balneare, riportando la discussione sul binario corretto. Per quanto riguarda invece la questione delle spiagge libere, credo di poter affermare che esse debbano restare a uso esclusivo dei cittadini anziché ulteriormente date in concessione, e che debbano essere attrezzate dai Comuni con servizi idonei al cittadino quali docce, servizi igienici a norma anche per i portatori di handicap, servizio di salvataggio a mare e pulizia dell’arenile. Al limite si può proporre di condividere la gestione di suddetti servizi con i gestori degli stabilimenti confinanti con le spiagge libere.
In definitiva, bisogna fare presto. Sono passati inutilmente ben nove governi che si sono dimostrati incapaci di risolvere il problema, dispensando solo promesse elettorali, e per questo noi balneari diciamo basta. Tutti noi abbiamo riposto le nostre ultime speranze sull’attuale governo, e a questo chiediamo che ci permetta di continuare a svolgere il nostro lavoro con la dignità e l’impegno che da sempre ci contraddistinguono.
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