Tra chi rifiuta le evidenze pubbliche e chi invece condivide l’impianto del ddl ma avrebbe voluto comunque più tutele per gli attuali imprenditori, sono in generale di insoddisfazione i commenti raccolti da Mondo Balneare in seguito alla conclusione dell’iter, nelle commissioni congiunte VI “Finanze” e X “Attività produttive” della Camera dei deputati, del disegno di legge-delega sul riordino delle concessioni balneari.
Il testo è stato modificato da numerosi emendamenti (leggi questo articolo per conoscere tutte le novità), ma le associazioni di categoria sono ancora tendenzialmente in disaccordo con i contenuti della proposta: con l’eccezione di Federbalneari che esprime piena soddisfazione, infatti, Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti lamentano ancora la mancanza di adeguate garanzie per gli attuali imprenditori in vista delle gare, mentre Cna Balneatori, Assobalneari-Confindustria e Itb Italia rimangono sul “no alle evidenze pubbliche”. In politica, invece, è Forza Italia a continuare a opporsi al ddl che dall’altra parte ha ottenuto commenti favorevoli da esponenti di Pd, Ap e Civici e innovatori.
Raccogliamo qui di seguito una panoramica delle dichiarazioni da noi raccolte.
I sindacati
Per Riccardo Borgo, presidente Sib-Confcommercio, «il disegno di legge è sicuramente migliore rispetto a come è entrato in commissione, ma ancora non basta, e si poteva fare qualcosa di più. Nel merito, avremmo voluto una più stretta correlazione tra il legittimo affidamento e il periodo transitorio, e soprattutto qualche numero concreto in termini di anni. Inoltre si continua a dimenticare che occorre riconoscere la proprietà delle imprese balneari, le quali, anche se insistono su suolo demaniale, appartengono a chi le ha costruite o acquistate. Questo rimane al momento il principale problema irrisolto per la “questione balneare”, e auspico che ci si possa lavorare tutti insieme prima del voto in aula».
Analogamente, secondo il presidente Fiba-Confesercenti Vincenzo Lardinelli, «occorrevano prese di posizione più incisive su alcuni temi fondamentali come il legittimo affidamento e il valore commerciale. Così com’è, il testo rimanda tutto alla stesura dei decreti attuativi, mentre avremmo voluto maggiore chiarezza su tali concetti già nella legge-delega. Ma sembra proprio che in questa fase ciò non sia possibile». Lardinelli giudica inoltre «grottesco» l’emendamento di Andrea Mazziotti che obbliga gli stabilimenti balneari a pubblicare online l’entità del proprio canone: «Questi dati sono già noti e vengono divulgati ogni anno dai giornali – conclude il presidente Fiba – perché allora non ci chiedono anche tutte le altre ingenti tasse che affrontiamo, dall’Imu alla Tari?».
Questo invece il commento di Cristiano Tomei, presidente Cna Balneatori, in seguito all’approvazione degli emendamenti: «I forti princìpi sindacali sostenuti da Cna Balneatori sono stati inseriti nel disegno di legge modificato dalle commissioni. Mi riferisco al legittimo affidamento, al periodo transitorio legato al doppio binario, al valore d’impresa, al turismo integrato e al riordino dei canoni. Ora bisogna continuare a battere su un altro aspetto importante: quante saranno e potranno essere le nuove concessioni su aree libere per nuove iniziative imprenditoriali? Questo il tema da comunicare all’Unione europea per dimostrare che la “risorsa spiaggia” non è scarsa e che le attuali concessioni non devono andare a gara. Sull’impianto del disegno di legge, così come esce, termina ora il nostro contributo tecnico-giuridico che abbiamo svolto dalle audizioni fino alle proposte emendative, e si apre la parte sindacale: bisognerà infatti entrare nel dettaglio della materia e intervenire sui conseguenti decreti attuativi, che dovranno specificare meglio il tema del legittimo affidamento e di tutto ciò a esso collegato, affinché le concessioni antecedenti al 2009 non rientrino nelle procedure comparative».
Ancora più polemico è Fabrizio Licordari, presidente Assobalneari-Confindustria: «Il disegno di legge certifica le evidenze pubbliche e tutto il resto dei contenuti è solo un mucchio di chiacchiere. Portare avanti questo testo significa uccidere un comparto di trentamila imprese che ha sempre funzionato. Con le dimissioni del ministro Costa ci aspettavamo un momento di standby del ddl, che invece non è arrivato. È allora evidente che sono altri i soggetti che stanno spingendo per l’approvazione di questa vergognosa riforma, in particolare i due relatori che a quanto pare si stanno accanendo nel loro piano di distruggere il turismo balneare italiano. Ma noi andremo avanti nella nostra irremovibile battaglia che chiede pari condizioni rispetto a Spagna e Portogallo, dove le imprese balneari esistenti non sono state mandate a evidenza pubblica nonostante la Bolkestein».
Positivo è invece Renato Papagni, presidente Federbalneari: «Le ultime modifiche al ddl ci fanno ben sperare. Siamo ormai vicini a una soluzione definitiva per il settore balneare, e la riforma che speriamo sarà presto votata alla Camera rappresenta l’unica chance per risolvere i problemi del demanio marittimo».
Furioso è infine Giuseppe Ricci, presidente Itb Italia: «La legge-delega di riforma del demanio marittimo è un crimine contro la categoria dei balneari. Se i due rami del parlamento dovessero licenziare questo scellerato disegno di legge, le concessioni balneari andrebbero immediatamente all’asta. Faremo una battaglia sindacale e legale contro il crimine della legge delega e alle elezioni politiche faremo votare chi la contrasterà».
La politica
I relatori Tiziano Arlotti (Pd) e Sergio Pizzolante (Ap-Ncd) «esprimono soddisfazione per il lavoro svolto nelle commissioni» in una nota divulgata ieri per informare in merito alla conclusione dell’iter. «Il testo così elaborato verrà ora inviato alle commissioni competenti in sede consultiva per i pareri – aggiungono i due deputati – quindi verrà dato mandato ai relatori di riferire in aula. L’obiettivo è portare la delega al voto a fine ottobre».
Favorevole anche il commento di Dorina Bianchi, sottosegretario al turismo in quota Ap: «Introdotte oggi importanti novità al ddl spiagge in materia di concessioni demaniali a uso turistico. Un passo in avanti soprattutto in termini di ricaduta sociale e salvaguardia dei nostri territori».
Immediata la replica di Forza Italia, che si è sempre opposta al ddl in questione. Così recitano, in un comunicato congiunto, il senatore Maurizio Gasparri e la deputata Deborah Bergamini: «Il disegno di legge-delega di riordino delle concessioni demaniali marittime delegittima il lavoro, i sacrifici e gli investimenti di migliaia di aziende e famiglie italiane, mettendo all’asta le concessioni e aprendo il mercato ai grossi operatori internazionali. Forza Italia si è sempre opposta a questo assurdo provvedimento che danneggia le imprese italiane, l’interesse nazionale e un comparto che è una eccellenza della nostra economia. Continueremo la nostra battaglia contro questo provvedimento in aula, nelle piazze e in tutte le sedi opportune, sempre al fianco dei balneari per ribadire la necessità di prorogare le concessioni in essere ed escludere poi definitivamente questo settore dall’assurda direttiva Bolkestein, così come hanno fatto Spagna e Portogallo, che non tiene minimamente conto della specificità delle nostre coste rispetto a quelle del resto di gran parte dell’Europa».
Il deputato Andrea Mazziotti (Civici e innovatori) esprime invece soddisfazione per l’approvazione del suo emendamento che obbligherà gli stabilimenti balneari e le amministrazioni comunali a pubblicare sui rispettivi siti web l’entità dei canoni corrisposti. «Finalmente la trasparenza delle concessioni balneari entra nei principi di una legge delega molto giusta e da troppo tempo attesa. Grazie a un nostro emendamento, sia i Comuni che i concessionari dovranno pubblicare online i canoni e l’oggetto delle concessioni. Oggi non esiste alcuna trasparenza e i dati disponibili sono scarsi e incompleti: si sa solo che che lo Stato incassa appena 103 milioni di euro all’anno da queste concessioni. Una cifra ridicola, se si considerano il giro d’affari del settore e le tariffe esorbitanti applicate da molte strutture. Vogliamo che ogni cittadino possa sapere con un click quanto paga il suo stabilimento per la concessione sulla spiaggia e raffrontare questo costo con quello dei servizi ricevuti. Cercheremo di migliorare il provvedimento in aula per ulteriori forme di trasparenza e per responsabilizzare i Comuni. E continueremo la nostra battaglia per la concorrenza in un settore in cui troppo spesso le concessioni sono state fraintese per un diritto di usucapione, con la complicità di una classe politica capace solo di proporre proroghe (anche fino al 2080!) e rinvii. Anche per questo speriamo che la legge sia presto in aula».
© Riproduzione Riservata