Il governo non ha in alcun modo voltato le spalle ai balneari, come ha dichiarato il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo Zucconi. L’ordine del giorno a cui il collega fa riferimento è un atto che può o meno impegnare il governo su un tema, ma non ha alcuna efficacia normativa, ed è stato respinto in quanto non necessario.
Come sa bene Zucconi, con il “decreto rilancio” ci siamo occupati del tema, operando una sospensione dei procedimenti amministrativi volti alla nuova assegnazione delle concessioni demaniali marittime o alla riacquisizione al patrimonio pubblico delle aree demaniali. Il comma 2 dell’articolo 182 della legge 77/2020, infatti, affronta il tema dell’estensione delle concessioni fino al 2033, di fatto confermando quanto era già stato deciso con la legge di bilancio 2019. Rimandando all’articolo 1, commi 682 e seguenti della legge di bilancio 2019, l’articolo 182 del “decreto rilancio” impedisce alla pubblica amministrazione di avviare, a carico dei concessionari che intendono proseguire la propria attività mediante l’uso di beni del demanio marittimo, lacuale e fluviale, i procedimenti amministrativi per la devoluzione delle opere non amovibili (ex art. 49 del Codice della navigazione), per il rilascio o per l’assegnazione, con procedure di evidenza pubblica, delle aree oggetto di concessione. La norma richiama esplicitamente la legge di bilancio 2019, la quale, passata al vaglio dei giudici del Consiglio di Stato, era stata “sospesa” per profili di incompatibilità col diritto europeo.
Nel frattempo, il governo è al lavoro proprio per rispondere alla comunicazione della Commissione europea con la quale si contesta la normativa di questi ultimi anni. Una risposta che deve essere l’occasione per chiarire definitivamente il contesto e la peculiarità delle nostre concessioni demaniali marittime, che si articolano in una serie molto diversa di tipologie. Va avviato una confronto definitivo e risolutivo con la Commissione europea che sani un errore di fondo fatto in passato, impedendo di trovare una soluzione congrua alla particolare fattispecie italiana. In tal senso, la materia deve essere esclusa dalla cosiddetta “direttiva Bolkestein”. Infatti, il nostro Codice della navigazione e il relativo regolamento di attuazione definiscono il lido, la spiaggia, i porti e le rade “beni del demanio marittimo”, e questa è la ragione per cui si parla di concessioni di beni demaniali.
È necessaria e non più rinviabile una riforma organica della materia che, nel rispetto dei principi generali del nostro ordinamento e di quello comunitario, riconosca il principio del legittimo affidamento e quanto delineato dalla Carta di Nizza. Su queste basi sono intervenute con norme regionali sia la Toscana che il Veneto, che hanno riconosciuto il valore delle aziende esistenti, ma per le quali la Corte costituzionale ha eccepito la competenza dello Stato.
La materia non riguarda solo gli ottomila stabilimenti balneari esistenti. Infatti sulle nostre coste si trovano cantieri, negozi, cinema, ristoranti, distributori di benzina, circoli sportivi, strade, piazze, oltre alle concessioni per l’occupazione di specchi acquei, per complessive 29 mila concessioni. Sono decine di migliaia di famiglie, lavoratori e imprese del nostro paese che aspettano da anni una strategia di intervento chiara e decisa.
È indispensabile far uscire da una condizione di oggettiva incertezza le imprese e i Comuni che devono esercitare la loro funzione amministrativa. Oggi, soprattutto in ragione della crisi che stiamo affrontando, bisogna lavorare alla definizione di un quadro giuridico idoneo, equilibrato e flessibile che tuteli e rafforzi il nostro sistema balneare in tutte le sue articolazioni. Un sistema che è qualificato a livello mondiale e rappresenta un asset importante della nostra economia. Non è un caso che, nell’estate post-lockdown, è stata proprio l’economia legata al mare a dare una spinta significativa e sorprendente alla crescita del Pil. Sarebbe molto grave se non riuscissimo a tutelare e promuovere un settore così importante per l’economia del Paese.
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