Attualità

Vertice di governo su balneari: “Varie opzioni sul tavolo”

Meloni convoca i ministri a poche settimane dalla scadenza delle concessioni, ma c'è ancora il massimo riserbo sulla riforma

Il governo si è riunito ieri con grande riserbo per prendere una decisione sulle concessioni balneari, ma non ha comunicato nulla di ufficiale sulle sue intenzioni. L’iniziativa è arrivata dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni, che secondo quanto riferito dall’Ansa, ha convocato nel pomeriggio un vertice con i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e i ministri dell’economia Giancarlo Giorgetti e degli affari europei Raffaele Fitto proprio per affrontare il tema delle spiagge. Le uniche indiscrezioni sono arrivate dall’europarlamentare di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza, che si è limitato ad affermare come vi siano «varie opzioni» sul tavolo, «dalla possibilità di non applicare la direttiva europea fino a ipotesi intermedie». Una nota del ministro Salvini ha invece rimarcato la «piena soddisfazione» dopo l’incontro, aggiungendo: «Avanti compatti a difesa del lavoro, delle spiagge e del mare italiano».

Gran parte delle attuali concessioni balneari sono in scadenza il 31 dicembre 2023 in base alla legge 118/2022 del governo Draghi, ma nell’ultima campagna elettorale Giorgia Meloni aveva più volte promesso che avrebbe trovato il modo di garantire la continuità degli attuali titolari, nonostante la direttiva europea Bolkestein obblighi a fare delle gare pubbliche. Il problema è che la scadenza è diventata molto vicina e l’esecutivo non ha ancora preso nessuna decisione, mentre le amministrazioni comunali sono divise tra chi sta preparando subito i bandi per riassegnare i titoli e chi invece si sta avvalendo della deroga di un anno prevista dalla legge 118/2022. Per ora Palazzo Chigi ha solo lavorato a una mappatura del demanio marittimo che ha calcolato come il 67% delle coste italiane sia concedibile: l’idea è quella di applicare l’articolo 12 della direttiva Bolkestein, che prevede le gare solo in caso di “scarsità della risorsa“, facendo aprire nuovi stabilimenti balneari nelle spiagge libere per garantire la concorrenza senza espropriare quelli esistenti. Ma questa tesi necessita di essere applicata in una legge, che però non è ancora arrivata, nonostante manchino poche settimane alla scadenza dei titoli.

Così l’europarlamentare Carlo Fidanza, che ha partecipato al vertice in quanto referente di Fratelli d’Italia sulle concessioni balneari, ha riferito gli esiti dell’incontro tenutosi a Palazzo Chigi: «Abbiamo fatto il punto della situazione. La questione è complessa e c’è un’interlocuzione aperta con la Commissione europea per chiudere entro l’anno la questione e giungere a una soluzione. Partiamo da quanto emerso dal tavolo tecnico, che ha riconosciuto la non scarsità delle risorse. Ora come andrà lo vedremo nelle prossime settimane. Alcuni Comuni stanno procedendo con le gare, quello che cerchiamo di fare è evitare l’incertezza normativa. Era importante che la maggioranza fosse compatta, per lavorare su una norma che parta da quanto stabilito dal tavolo tecnico. Ci sono varie opzioni: dalla possibilità di non applicare la direttiva europea fino a ipotesi intermedie. Vogliamo lasciare meno spazio possibile ad amministrazioni locali, magistrati e altre istituzioni dello Stato offrendo norme chiare, per tutelare un settore fondamentale».

Sulla stessa linea i commenti degli esponenti di Forza Italia e Lega. Così il senatore azzurro Maurizio Gasparri: «Il tavolo tecnico del governo di centrodestra ha accertato che in Italia le spiagge non sono una risorsa scarsa. Ce ne sono in abbondanza per nuovi imprenditori che volessero entrare nel settore. Non c’è quindi ragione per molestare le imprese esistenti. Pertanto il governo ha deciso di continuare un confronto in sede europea per dimostrare che ciò che anche la sentenza degli organi europei prevedeva é stato constatato sul campo. Ci sono due terzi di coste disponibili per nuove iniziative e quindi non essendo scarsa la risorsa, ai sensi della direttiva Bolkestein, non c’è motivo di applicare procedure di gara a questo settore. Ci auguriamo che quanto emerso, anche dagli incontri odierni, trovi l’adeguato ascolto in sede europea, dove tra mille emergenze che ci sono in questo momento così difficile per l’Europa e per il mondo, non si capisce la ragione di questo accanimento sulle imprese balneari. Quindi attendiamo con serenità gli esiti dell’ulteriore confronto che sarà avviato per volontà del nostro governo». Queste invece le parole del deputato leghista Edoardo Rixi: «A Palazzo Chigi, sul nodo balneari, maggioranza compatta nel portare avanti il lavoro serio condotto con tempistiche record dal tavolo tecnico. Tavolo che ha operato una mappatura di tutte le attività turistiche che insistono sul demanio marittimo per una coerente applicazione della direttiva servizi. Si è convenuto che bisogna far comprendere all’Europa che è necessario ancora qualche mese in vista della cristallizzazione della riorganizzazione del settore. È necessario partire dal presupposto della non scarsità della risorsa. Un aggravarsi della procedura d’infrazione con un parere motivato non pregiudicherebbe il percorso avviato, ma sarebbe a oggi inspiegabile visto che nessuna decisione è stata formalizzata dall’attuale governo».

Delle rassicurazioni agli imprenditori balneari sono arrivate ieri dal ministro del mare Nello Musumeci, intervistato dal quotidiano La Nazione durante un’iniziativa a Forte dei Marmi. Queste le parole del ministro: «La direttiva Bolkestein è la priorità. Il governo ha fatto e sta facendo tutto quello che è possibile fare. Il governo sta resistendo, era un impegno che avevamo assunto con gli operatori balneari. È chiaro che non sappiamo fino a quando e fino a che punto resistere. La Corte di giustizia europea ha offerto una scappatoia: vediamo se tutta la costa italiana è impegnata o se rimane spazio e per consentire nuove autorizzazioni demaniali» (il riferimento è alla sentenza della Corte Ue del 20 aprile scorso, che ha invitato il legislatore a valutare la disponibilità di risorsa, NdR).

Ha aggiunto Musumeci: «Non vogliamo mandare al macero questo patrimonio, stiamo mantenendo l’impegno di difendere questo tessuto e lo difenderemo fino all’ultimo. Da una ricognizione risulta un impegno di costa del 33% circa. Non sappiamo ancora quanta altra tara possa esserci, forse il 10-15%, di fascia costiera occupata. Ma rimane sufficiente spazio per dire che non c’è motivo di non consentire, a chi ha investito e a chi si è indebitato, di continuare a gestire un impianto, portato avanti anche da generazioni della stessa famiglia. Il turismo percepisce l’improvvisazione rispetto all’esperienza consolidata di padre in figlio: una foto di 50 o 100 anni fa arricchisce la credibilità di quell’impresa. Abbiamo sufficiente spazio per fare nuove gare senza bisogno di dire grazie a chi per tanti anni ha dato qualità coi servizi offerti al turismo del mare. Una delegazione di esperti del governo sarà alla Commissione europea per aprire un confronto su cosa altro serve. Non abbiamo ancora adottato un atto formale per non creare attrito con la Commissione europea e per capire se possiamo a convincerla di questo patrimonio di imprese che hanno fatto qualità. Non vogliamo mandare al macero questo patrimonio, ma poi alla fine deciderà l’Unione europea».

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Alex Giuzio

Caporedattore di Mondo Balneare, dal 2008 è giornalista specializzato in economia turistica e questioni ambientali e normative legate al mare e alle spiagge. Ha pubblicato "La linea fragile", un saggio sui problemi ecologici delle coste italiane (Edizioni dell'Asino, 2022), e ha curato il volume "Critica del turismo" (Grifo Edizioni 2023).
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