Sono a rischio le nuove concessioni ventennali che gli imprenditori balneari toscani potevano ottenere grazie alla procedura di "atto formale": il governo ha infatti impugnato la legge regionale, approvata poche settimane fa, con cui la giunta della Toscana permetteva di rinnovare la propria concessione balneare da 6 a 20 anni in base alla presentazione di un piano di investimenti, nel rispetto delle leggi italiane ed europee (avevamo illustrato la nuova legge in questo articolo).
Il consiglio dei ministri, riunitosi ieri, su proposta del ministro agli affari regionali Enrico Costa ha esaminato la legge della Regione Toscana e ha deciso di impugnarla. In particolare il governo ritiene illegittima la norma che consente l’indennizzo ai concessionari in caso di subentro di un nuovo gestore dello stabilimento balneare. La legge regionale prevede infatti l’obbligo, per chi subentra in una concessione demaniale, di rimborsare al vecchio concessionario una cifra pari al 90% del valore commerciale dell’attività. In questa cifra secondo la legge regionale è compreso anche l’eventuale ammortamento di mutui contratti per gli investimenti nello stabilimento e non ancora pagati.
Così un comunicato del governo (fonte) motiva la decisione:
Si è deliberata l’impugnativa per la legge della Regione Toscana n. 31 del 09/05/2016, “Disposizioni urgenti in materia di concessioni demaniali marittime. Abrogazione dell’articolo 32 della l.r. 82/2015”, in quanto una norma riguardante le nuove concessioni demaniali marittime a scopo turistico ricreativo invade la competenza esclusiva statale in materia di ordinamento civile, di tutela della concorrenza e di tutela del paesaggio di cui all’art. 117, secondo comma, lett. l), e) e s), della Costituzione. Un’altra norma riguardante l’affidamento a terzi delle attività oggetto di concessione demaniali marittime a scopo turistico ricreativo invade la competenza esclusiva statale in materia di ordinamento civile, in violazione dell’articolo 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Tirreno (fonte), in più circostanze l’assessore regionale alle attività produttive Stefano Ciuoffo ha rivendicato la disposizione come “blindata” perché già contenuta in analoga legge regionale del Veneto. In effetti nella legge regionale del Turismo (la 33 del 2002), aggiornata con la legge del 16 febbraio del 2016, si contempla l’indennizzo per i concessionari sostituiti.
Nel caso del Veneto, la Corte costituzionale non si è espressa sull’indennizzo perché quando il governo ha impugnato la legge ha contestato altre norme. Ecco perché Ciuoffo e anche il governatore Enrico Rossi erano abbastanza sicuri che la legge sarebbe passata indenne dal consiglio dei ministri. Ma così non è stato, malgrado anche la giurisprudenza recente. Esiste perfino una sentenza del Consiglio di Stato che riconosce il diritto al risarcimento in caso di subentro fra un concessionario e un altro «perché il nuovo imprenditore – spiega la Regione – godrebbe di un indebito arricchimento grazie agli investimenti di chi c’è stato in precedenza. Lo stesso principio è stato sdoganato anche dall’Ue». Ma non dal Consiglio dei Ministri, al quale Ciuoffo sul Tirreno fa presente: «Siamo convinti che non si possano rilevare profili di illegittimità rispetto all’indennizzo da liquidare al concessionario uscente prima del rilascio della concessione al nuovo soggetto. Infatti, l’indennizzo non si calcola sul valore delle costruzioni permanenti, che allo scadere delle concessioni verranno incamerate dallo Stato, ma sui beni che si possono rimuovere in 60 giorni. Il chiarimento è già stato inviato a Roma». Resta da vedere se la spiegazione risulterà efficace per la Consulta, chiamata a a esprimersi anche su un’altra questione.
Per il governo, infatti, la Toscana ha approvato una norma in contrasto pure con il codice civile. Per evitare le «rendite di posizione», la Toscana consente ai concessionari di dare in gestione solo attività complementari rispetto alla balneazione: il bar o il ristorante. Invece, lo Stato consente al concessionario di “appaltare” anche la gestione del bagno. La Toscana sponsorizza la gestione diretta per difendere le piccole e medie imprese dall’assalto di multinazionali che possano fare incetta di concessioni. O per evitare casi “Briatore” che – cita Rossi – paga da gestore centinaia di migliaia di euro per il Twiga in Versilia a un concessionario che versa poche migliaia di euro di concessione l’anno allo Stato
«In Italia – fa presente Fabrizio Lotti, presidente regionale Fiba-Confesercenti – ci sono 30.000 aziende a conduzione familiare nella balneazione. Non tutelare la gestione diretta della concessione, come vorrebbe Confindustria, per favorire i gruppi dei villaggi turistici o le multinazionali intenzionate a investire capitali sulle nostre coste, significa affossarle. Volendo smantellare l’istituto dell’indennizzo e insistendo sul sub-affitto dell’intera attività, il governo ci darebbe un colpo mortale. Ma in Fiba siamo pronti a combattere per difendere questa legge con battaglie durissime». A fianco della Regione.
Anche se – riconosce Ciuoffo sempre sul Tirreno – la legge regionale «è più debole sul divieto di sub-affitto. Lo abbiamo introdotto come punto politico, per evitare di trasformare in rendita di posizione un bene pubblico. Ci auguriamo che lo Stato si ponga il problema e ci consenta di lasciare nella legge come parametro di “valutazione preferenziale” i progetti che prevedano la gestione diretta dei bagni». Per i quali, in presenza del contenzioso – conclude Lotti – «i balneari continueranno a presentare richieste di nuova concessione perché fino a quando la Consulta non si sarà espressa la legge della Toscana è valida. Il nostro timore è un altro: è che il contenzioso sia preso a pretesto dai funzionari comunali per tirare in lungo le pratiche. E non rilasciare le concessioni».
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