(ore 9.57) – Lunedì scorso il governo ha annunciato di avere raggiunto un accordo per approvare un emendamento alla legge di bilancio che estenda le attuali concessioni demaniali marittime di 15 anni. Subito si sono scatenate le più svariate reazioni di politici e associazioni di categoria (che potete leggere in questo articolo), nonché decine di commenti degli operatori balneari sulla nostra pagina Facebook. In attesa di leggere il testo dell’emendamento per divulgare e valutare i dettagli tecnici della questione, tentiamo di dire la nostra opinione per far capire i motivi che rendono fondamentale l’approvazione di questa misura, pur essendo imperfetta e insufficiente. E forniamo qualche inedito dettaglio sulle possibilità che si arrivi a buon fine.
Una misura temporanea per far ripartire gli investimenti
Sin dal controverso recepimento della direttiva europea “Bolkestein” avvenuto nel 2010, i titolari di stabilimenti balneari si trovano in una situazione di totale incertezza sul loro futuro. Da allora, infatti, le loro imprese sono state decretate alla stregua di uno yogurt, cioè con una scadenza al 31 dicembre 2020 (tra due anni esatti). Per come è la situazione normativa attuale, ciò significa che il 1° gennaio 2021 potrebbero avvenire gare certe e indiscriminate su tutte le spiagge attualmente in concessione, mentre in precedenza era in vigore un contratto di “rinnovo automatico” che garantiva la titolarità eterna. Nel giro di poco tempo si è dunque passati da un estremo all’altro. Ed è ovvio che, in una situazione del genere, nessun imprenditore può programmare quegli investimenti a lungo termine di cui il settore turistico balneare ha bisogno per essere competitivo.
A rendere ancora più grave la situazione ci hanno purtroppo pensato le gravi mareggiate abbattutesi lungo tutta la costa italiana lo scorso 29 e 30 ottobre, che hanno distrutto centinaia di stabilimenti balneari (vedi notizia). A maggior ragione, in questi casi sono necessari investimenti di centinaia di migliaia di euro che non saranno possibili, finché gli imprenditori avranno il rischio di perdere la propria impresa nel 2020. Anche in questo caso, non risolvere subito la situazione significa impedire la ricostruzione di aziende che devono essere pronte entro la prossima Pasqua, mettendo a repentaglio la reputazione turistica del paese.
Per questo è necessario approvare entro la fine dell’anno una misura di salvaguardia temporale come la proroga su cui si è accordato il governo. Si tratterebbe di un segnale concreto di sostegno e di impegno – il primo da questo governo che per mesi ha fatto molte promesse – e per questo vale la pena lavorare tutti insieme verso questo obiettivo, mettendo da parte le perplessità. Sappiamo che potevano essere più di 15 anni, sappiamo che la proposta è frettolosa e incompleta e incondizionata, sappiamo che il settore ha bisogno di una riforma di più ampio respiro, sappiamo che restano gli scogli della legittimità costituzionale, e sappiamo che ci sono degli inghippi tecnici che potrebbero portare a una procedura di infrazione europea (il meccanismo della proroga generalizzata ai balneari è infatti stato dichiarato illegittimo da una sentenza della Corte di giustizia Ue il 14 luglio 2016). Ma allo stato attuale, nessun’altra soluzione è mai arrivata a buon fine durante le precedenti legislature (per i motivi più svariati e per responsabilità politiche e sindacali da cui nessuno è esente). Per questo, a nostro parere, bisogna prendere atto dello “stato dell’arte” e accettare questa proposta come la migliore possibile politicamente, dovendo per forza conciliare posizioni molto differenti sia tra i partiti che tra le associazioni di categoria.
L’importante è che la legge sia blindata dal punto di vista tecnico, anche con eventuali decreti attuativi da scrivere dopo l’approvazione della legge di bilancio, al fine di proteggerla dal primo tribunale che potrebbe facilmente disapplicarla. Ed è altresì fondamentale inserire in manovra il definitivo salvataggio delle imprese balneari pertinenziali, che si trovano nella situazione peggiore di tutti, stabilendo sin da subito una revisione dei canoni che elimini le ingiustizie di chi paga troppo e di chi paga troppo poco.
Solo una volta approvata questa misura temporanea, si potranno poi avere il respiro e la lucidità necessari per guardare avanti e per lavorare a un provvedimento organico rivendicando i diversi temi in campo, dalla sdemanializzazione all’uscita dalla Bolkestein, dal legittimo affidamento al doppio binario di evidenze pubbliche. Ognuno portando avanti le sue idee, che in questo settore sono anche troppo variegate.
La politica sembra più compatta che mai
Queste considerazioni sembra averle capite anche la politica, che sui balneari mai è stata così compatta come in questa fase. Lega e Movimento 5 Stelle sono riusciti a trovare un compromesso partendo da posizioni opposte (coi grillini che ieri si sono persino “giustificati” in qualche modo con il loro elettorato) e trovando l’accordo sia delle opposizioni di centrodestra (Forza Italia e Fratelli d’Italia) che di centrosinistra (Partito democratico). Su cosa dovrà avvenire dopo questi 15 anni, ognuno continua ad avere idee diverse, ma ci sarà abbastanza tempo per discuterne e arrivare a una soluzione.
L’unica eccezione è rappresentata dai Verdi, che hanno espresso malumori sull’estensione di 15 anni, dando un quadro impreciso della situazione. A loro chiediamo come si possano invocare le gare immediate e indiscriminate sulle spiagge, che richiamerebbero i grandi capitali e i giri malavitosi, anziché tutelare quelle piccole imprese familiari che finora hanno garantito il rispetto dell’ambiente e della legalità. Ma purtroppo, è un vizio di un certo ambientalismo di minoranza quello di concentrarsi su temi di facile appeal al fine di ottenere il consenso dell’opinione pubblica, anziché sulle reali battaglie che occorrono per salvare un pianeta prossimo alla fine.
Il punto della situazione e gli ultimi aggiornamenti
Occorre tuttavia essere prudenti finché la proroga non sarà definitivamente approvata dal parlamento e pubblicata in Gazzetta ufficiale. La situazione, infatti, non è affatto semplice: la commissione bilancio del Senato è bloccata da circa una settimana, in attesa degli emendamenti del governo che a sua volta sta concordando in queste ore le misure fiscali più urgenti con l’Unione europea. Un contesto forse mai avvenuto fino a oggi nella storia italiana, che non riguarda direttamente i balneari ma che li rende vittime passive della situazione.
In base alle ultime informazioni che ci sono giunte stamane da Roma, il testo dell’emendamento sulla proroga di 15 anni sarebbe già stato inviato alla presidenza del consiglio per essere inserito nel maxiemendamento di governo. Resta poi da superare lo scoglio della Ragioneria di Stato che – come le ripetute bocciature delle leggi salva-pertinenziali ci insegnano – ha sempre l’ultima parola e può decidere di bocciare o meno qualsiasi emendamento di natura economica, come anche quello sulla proroga al 2034 rappresenta in parte.
La procedura di infrazione europea paventata dai più pessimisti è dunque l’ultimo dei problemi in questo momento. E ai balneari non resta che incrociare le dita, sperando di poter passare finalmente un Natale sereno dopo dieci anni di angoscia sul loro futuro.
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