di Alex Giuzio
Proseguono i tentativi di una costola del Partito Democratico di impedire la sdemanializzazione delle spiagge italiane, a cui sta lavorando il sottosegretario dell’economia Pier Paolo Baretta su delega del governo. Dopo che l’assessore regionale al turismo dell’Emilia-Romagna Maurizio Melucci ha duramente criticato (vedi notizia) la proposta di Baretta per salvare gli stabilimenti balneari dalle evidenze pubbliche imposte dalla direttiva europea Bolkestein, lunedì è stato reso noto che il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, un altro esponente molto critico contro la sdemanializzazione, è stato nominato presidente della commissione turismo dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani).
Con la nomina di Gnassi, dentro all’Anci si è creato un equilibrio precario per gli imprenditori balneari: a fianco del delegato al demanio marittimo Luciano Monticelli, schierato da sempre contro lo scenario aperto dall’Unione europea, c’è ora un uomo che invece questo scenario lo ha pubblicamente approvato e sostenuto. In Emilia-Romagna l’apparato del Pd ha inizialmente visto la Bolkestein come un’opportunità di rinnovo del comparto balneare, tanto che le associazioni balneari il 20 novembre 2012 hanno organizzato una grande manifestazione sotto la sede della Regione per ricordare che sulle concessioni demaniali ci sono circa 28 mila piccole imprese familiari che hanno effettuato notevoli investimenti, e che non possono essere cancellate con tale leggerezza.
Gnassi, da parte sua, sembra essere al corrente della storica importanza degli imprenditori balneari italiani, che non ha negato in questa breve intervista che ci ha concesso la scorsa domenica alla fiera Sun di Rimini:
Tuttavia, la sua posizione è rimasta ambigua e va necessariamente chiarita, tanto più alla luce dell’importante incarico che gli è stato appena assegnato e che sarà ratificato alla prossima seduta del consiglio nazionale Anci. Martedì Gnassi ha avuto l’occasione di confrontarsi con gli operatori balneari, ma purtroppo non lo ha fatto: il sindaco di Rimini doveva infatti essere presente al Sun anche l’ultimo giorno, ma ha disertato la sua visita dopo che un quotidiano locale ha calcato la mano su presunte "minacce" contro il sindaco da parte dei balneari. In realtà la mail incriminata non era veemente come si è fatto credere, anche se è bastata per sollevare un caso.
Ma le difficoltà in arrivo dall’Anci non finiscono qui. Se l’ex presidente Graziano Delrio, attualmente ministro per gli affari regionali, si era pubblicamente scheirato a tutela degli attuali imprenditori balneari, lo stesso non vale per il nuovo presidente Piero Fassino (sempre in quota Pd). Quest’ultimo ha infatti chiesto al sottosegretario Baretta «un incontro urgente per fare il punto sulla tematica del demanio marittimo e valutare insieme proposte e percorsi che non compromettano le potenzialità di sviluppo territoriali degli enti locali». Questo perché, nonostante abbia dichiarato di apprezzare l’impegno del sottosegretario ad affrontare questi problemi e l’intenzione del governo di inserire la soluzione di questi temi nella prossima legge di stabilità, «tuttavia – ha evidenziato – non nascondiamo che le notizie emerse sulle possibili modifiche normative che prevedono la sdemanializzazione e la vendita dei beni demaniali, senza evidenza pubblica e senza diretto coinvolgimento delle Regioni e degli enti locali rischia di non tener conto delle diverse situazioni di fatto, delle esigenze e delle specificità dei territori e delle coste italiane. In particolare, ci preoccupa la portata applicativa di tali norme in quanto possono progressivamente e negativamente incidere sulla possibilità dei Comuni di sviluppare e innovare i propri territori laddove vi è la possibilità, grazie alle previsioni e alle programmazioni territoriali, di procedere alla riqualificazione integrale di intere parti di costa e territorio. Inoltre, la vendita di un bene pubblico come le spiagge potrebbe aprire scenari di contenzioso che produrrebbero ancora una volta incertezze e impossibilità di procedere alla risoluzione delle problematiche del settore».
Fassino ha comunque dichiarato che «l’Anci segue con particolare attenzione e preoccupazione le problematiche inerenti al demanio marittimo», sottolineando di ritenere «urgente e non più procrastinabile un ammodernamento, una riorganizzazione e una razionalizzazione della disciplina legislativa di questo settore. Risulta indispensabile – ha aggiunto – un riordino chiaro delle competenze, definendo una legislazione al passo con i tempi che definisca un quadro normativo, che superi gli istituti arcaici, risolva il problema dell’applicazione della direttiva Bolkestein e che riveda il meccanismo di determinazione dei canoni demaniali, oltre che la loro distribuzione, in quanto oggi i Comuni sono destinatari di meno del 10% del canone concessorio».
Insomma, la posizione di Fassino riassume l’ondata di contrarietà contro la proposta di sdemanializzazione degli stabilimenti balneari. La proposta ha dunque trovato un nutrito gruppo di politici con numerose perplessità, e non tutte sono ingiustificabili: al di là delle questioni politiche interne ai partiti, è innegabile che una riforma così complessa e strutturale non può che essere contestabile se effettuata così in fretta e senza confronto. Gli stessi sindacati balneari, pur condividendo gli assunti di base della proposta di riforma, al Sun hanno messo su carta alcuni dubbi sui tempi e sui modi della riforma (vedi notizia).
Il governo Letta ha bisogno di fare cassa in breve tempo, e ha trovato nella sdemanializzazione delle spiagge una strada veloce per far quadrare i conti statali e allo stesso tempo tutelare un’importante peculiarità italiana. Ma non ha contato che, inserendo questa novità nella legge di stabilità che va approvata entro il 15 ottobre, i lavori dovranno essere fatti con troppa fretta. E questo non è un bene, poiché le spiagge italiane sono un bene fondamentale che ha bisogno di maggiore cura e cautela. La strada intrapresa è insomma un ottimo inizio dopo anni di buio, ma proprio per questo occorre fare il prossimo passo con più calma. Magari cominciando a dialogare con questi soggetti ancora favorevoli alle evidenze pubbliche, in un tavolo tecnico meno intermittente di quello attuale che porti alla stesura di un testo di legge adeguato e completo. Che è ciò che gli imprenditori balneari si meritano.
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