di Alex Giuzio
Forse il governo Renzi ha una doppia personalità. O forse sta giocando sporco con gli imprenditori balneari italiani. Sta di fatto che, da una parte, i sottosegretari che si stanno occupando dell’urgente riforma del demanio marittimo continuano ad assicurare i concessionari di spiaggia sull’accoglienza delle loro richieste – periodo transitorio di 30 anni, evidenze pubbliche nel 2020 solo per le porzioni di litorale non ancora assegnate, alienazione con diritto di opzione per le imprese balneari, riforma equa dei canoni. Ma, dall’altra parte, continuano a circolare bozze di un decreto legislativo che non è affatto favorevole agli attuali imprenditori. E che nella sua ultima versione vorrebbe espropriare le loro imprese senza alcuna proroga, far schizzare i canoni demaniali alle stelle e addirittura sdemanializzare solo le imprese balneari sprovviste di regolare concessione demaniale (!).
L’ultima bozza risale a pochi giorni fa: Mondo Balneare l’ha ricevuta da autorevoli fonti vicine al governo, e per dovere di informazione invitiamo a leggerla per intero cliccando qui. Il governo non l’ha mai presentata ufficialmente, né ha mai proseguito la trattativa con le associazioni rappresentanti gli imprenditori balneari, incontrate una sola volta lo scorso 28 ottobre (vedi notizia). Eppure il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta, tra gli esponenti in prima linea al lavoro sulla riforma, ha affermato lo scorso venerdì, nel corso dei lavori in commissione Bilancio della Camera sulla Legge di Stabilità 2015, che «entro due settimane arriverà il disegno di legge per il riordino complessivo della materia delle concessioni demaniali marittime e dei canoni demaniali». Un ddl previsto per lo scorso 15 ottobre, ma rimandato perché i sottosegretari competenti – oltre a Baretta ci stanno lavorando Sandro Gozi (affari europei) e Francesca Barracciu (turismo) – hanno voluto prendersi più tempo per una materia così complessa, come affermato dallo stesso Gozi (vedi notizia).
Allora perché far uscire clandestinamente queste bozze, sondando le reazioni della categoria anziché confrontarsi con i loro rappresentanti davanti al tavolo tecnico più volte promesso? E, soprattutto, perché mandare in fallimento trentamila imprese familiari che hanno investito sulla base di un contratto con lo Stato, poi cambiato a tradimento? Dal rinnovo automatico delle concessioni demaniali marittime a uso turistico-ricreativo (il cosiddetto 6+6), che assicurava stabilità e floridità al comparto balneare italiano, nel giro di tre brevi governi si è riusciti a bloccare gli investimenti negli stabilimenti balneari di tutta Italia, in favore della volontà di istituire le evidenze pubbliche che, così come ipotizzate dalle bozze di legge, porterebbero il dominio delle multinazionali e delle organizzazioni malavitose (ne abbiamo avuto numerosi esempi recenti, vedi ad esempio questa notizia).
Sappiamo che questa rovina non si sta portando avanti in nome dell’Unione europea: la cosiddetta “Direttiva Bolkestein”, dalla quale tutto ha avuto inizio, non impone le evidenze pubbliche delle spiagge italiane, seppure sia stata la scusa che ha portato il governo Monti ad abrogare il rinnovo automatico delle concessioni. Il problema è tutto italiano: sulle spiagge della nostra penisola sembra incombere un disegno complesso, che si sta portando avanti da vari anni col tentativo di allontanare gli attuali concessionari balneari.
Alla principale fiera del settore balneare, il Sun di Rimini, i presidenti nazionali di tutte le associazioni di categoria hanno proclamato lo stato di agitazione degli imprenditori. Da allora – è passato esattamente un mese – si stanno portando avanti con successo un’iniziativa giudiziaria per tutelare le concessioni demaniali marittime davanti alla Corte di giustizia europea e una raccolta di firme indirizzata al premier Renzi. Ma sembra che tutto questo non basti. Gli stessi sindacati avevano annunciato l’intenzione di una “manifestazione democratica” a Roma, in caso la trattativa con il governo non fosse proseguita con successo. Alla luce di queste notizie, non è escluso che possa essere convocata.
P.S. Questa è una tabella di calcolo nella quale è possibile inserire i metri quadri di superficie coperta e scoperta di ogni concessione balneare, per ottenere il valore che il proprio canone avrebbe in seguito alla nuova riforma. Non c’è dimostrazione più tangibile del rischio che gli imprenditori balneari stanno correndo. CLICCA QUI per scaricare la tabella.
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