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Sicilia, d’inverno non si smontano le attrezzature balneari

Lo ha deciso il Tar di Palermo, contrastando una misura del sindaco Orlando che aveva cominciato a ritirare le concessioni demaniali scadute anziché rinnovarle

In inverno gli imprenditori balneari siciliani non dovranno più smontare le proprie attrezzature. Lo ha deciso il Tar di Palermo, che ha accolto una sospensiva richiesta dal lido "L’ombelico del mondo" di Mondello.

L’impresa in questione non dovrà più smontare tutte le attrezzature e riconsegnare le chiavi della spiaggia entro il 17 gennaio, come aveva disposto il Comune di Palermo. L’amministrazione facente capo al sindaco Leoluca Orlando, che intendeva ridiscutere le concessioni demaniali affidate fino a oggi, aveva infatti emesso un provvedimento nei confronti dei lidi balneari ai quali alla fine del 2012 era scaduta la concessione demaniale. Tale atto aveva messo a serio rischio il lavoro di decine di impiegati che rischiavano il licenziamento, visto che il loro titolare non deteneva più la concessione demaniale.

Ma i giudici amministrativi del Tar di Palermo, presieduto da Filoreto D’Agostino, hanno dato ragione al titolare del lido "L’ombelico del mondo" che aveva presentato ricorso, estendendo la decisione a tutta la regione siciliana.

Così recita l’ordinanza: «Le concessioni demaniali marittime presupposte sono state prorogate in base alla delibera di giunta 397/2012. Inoltre, la proroga appare applicabile non solo agli stabilimenti balneari, ma anche alle spiagge libere attrezzate e alle aree attrezzate, in considerazione dell’esigenza di favorire la prosecuzione della gestione. Ciò presuppone una comunicazione e non una autorizzazione».

In questo modo sono salve le circa 9000 concessioni demaniali siciliane (di cui oltre la metà riservate agli stabilimenti balneari), che producono in media dieci posti di lavoro ciascuna e che, se ritirate come aveva iniziato a fare il Comune di Palermo, avrebbero assestato un duro colpo all’economia turistica locale.

Così commenta Alessandro Cilano di Fiba-Confesercenti Sicilia: «In un momento di crisi in cui le aziende chiudono e gli operai vengono licenziati, perché creare ancora disoccupazione e negare ai cittadini un servizio pubblico che sopravvive senza chiedere fondi ma pagando circa quindicimila euro l’anno al Comune?».

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