«Abbiamo bisogno di una buona politica di sviluppo, e non di quella politica traballante e inefficace che abbiamo dal 2006». È l’appello che Giuseppe Ricci, presidente dell’associazione Itb Italia, rivolge alla presidente del consiglio Giorgia Meloni in una lettera in cui chiede il «riconoscimento del diritto di superficie con riscatto» al fine di «salvare il futuro delle famiglie balneari italiane e delle loro imprese». Per fare ciò, prosegue Ricci, «basterebbe ripristinare l’articolo 37 del Codice della navigazione e l’articolo 10 della legge 88/2001», che prevedevano il diritto di insistenza e il rinnovo automatico delle concessioni balneari ai medesimi titolari. Tali norme furono abrogate tra il 2009 e il 2010 per adeguarsi alla direttiva europea Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi, e da allora è stata approvata una serie di proroghe poi contestate dalla Corte di giustizia Ue e dal Consiglio di Stato, senza che la gestione delle concessioni demaniali marittime abbia più avuto un assetto definitivo che restituisse certezza agli imprenditori del settore.
«Ci siamo incontrati molte volte e abbiamo collaborato col tuo partito per difendere le imprese balneari italiane», esordisce il presidente di Itb nella lettera rivolta alla premier Meloni. «In tanti anni di attività ho conosciuto politici e personaggi importanti che, come te, hanno creduto nel nostro lavoro e ci hanno sempre sostenuti. Ora finalmente la categoria si è coalizzata, superando le differenze per votare te, una persona pulita, corretta e appassionata, cresciuta tra la gente comune e senza cordoni ombelicali politici e non. Gli stessi cordoni che tante volte non hanno permesso di risolvere l’annoso problema del riconoscimento della legittima proprietà delle nostre imprese».
Conclude Ricci: «Ripristinare il diritto di superficie potrebbe farci ripartire come se nulla fosse accaduto, cancellando una brutta pagina della nostra storia, scritta da politici incompetenti. Noi gestori di stabilimenti balneari siamo persone oneste e non colluse con la malavita, abbiamo passione per il nostro lavoro e prestiamo la massima attenzione al benessere e alla tranquillità dei nostri ospiti. Confidiamo che tutto ciò possa essere recepito nella tua azione di governo: i balneari oggi hanno una scadenza sul collo, quella del 31 dicembre 2023 imposta dalla legge sulla concorrenza, e non possono più aspettare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA