Si fatica a stare dietro alle numerose dichiarazioni che gli esponenti del governo Conte hanno fatto negli ultimi mesi in merito all’annosa questione della direttiva Bolkestein e delle concessioni balneari. Le intenzioni sembrano molto buone – si parla infatti di escludere gli attuali stabilimenti balneari dalle gare previste dalla famigerata normativa europea – ma al momento non sono ancora arrivati degli atti concreti. Un primo passo avverrà solo con il tavolo interministeriale convocato per il prossimo 9 ottobre al fine di discutere l’iter di riforma del demanio marittimo tra i dicasteri competenti, e nell’attesa di questo fondamentale appuntamento, ripercorriamo i punti salienti degli ultimi mesi.
Il 18 maggio, nel contratto siglato da Lega e Movimento 5 Stelle per dare vita al governo giallo-verde, i due leader politici Matteo Salvini e Luigi di Maio si prendono l’impegno di “superare gli effetti pregiudizievoli della direttiva Bolkestein”, pur non riferendosi specificatamente alle concessioni balneari (vedi notizia).
Il 27 giugno, il governo accoglie una risoluzione presentata da Forza Italia che impegna il premier Giuseppe Conte a «porre all’attenzione del consiglio europeo e degli organi comunitari competenti la necessità di intraprendere tutte le iniziative volte all’avvio della procedura di esclusione delle concessioni demaniali dall’applicazione della direttiva 2006/123/CE» (vedi notizia).
Il 15 agosto, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, il ministro al turismo Gian Marco Centinaio annuncia che «a settembre costituiremo un gruppo di lavoro per risolvere la questione Bolkestein nel modo più veloce possibile» (vedi notizia).
Il 14 settembre, sempre il ministro Centinaio interviene a un convegno della Confcommercio per rendere noti gli intenti del governo: il “piano A” è l’esclusione dalla Bolkestein per le concessioni balneari, mentre il “piano B” – da intraprendere se l’Europa si dovesse opporre alla prima strada – consiste nell’istituire una lunga proroga agli attuali stabilimenti (vedi notizia).
Il 21 settembre, ancora Centinaio annuncia al Salone Nautico di Genova, nel corso di un’iniziativa organizzata da Federturismo Confindustria, di avere convocato per il prossimo 9 ottobre un tavolo interministeriale dedicato alla riforma delle concessioni, che coinvolgerà Danilo Toninelli (infrastrutture), Paolo Savona (affari europei), Erika Stefani (affari regionali) e Massimo Garavaglia (economia) (vedi notizia).
Da ultimo, il 25 settembre il ministro del turismo ribadisce i suoi impegni in sede ufficiale, rispondendo cioè all’audizione delle commissioni congiunte X di Camera e Senato, e sostenendo che l’esclusione dalla Bolkestein sarebbe la «strategia del governo» (vedi notizia).
In poco più di quattro mesi di vita, il governo ha insomma dimostrato con le parole di avere molto a cuore l’annosa questione dei balneari. Ma è importante e urgente che alle dichiarazioni seguano i fatti: la necessaria riforma del demanio marittimo è molto complessa e articolata, e i tempi sono già di per sé stretti, dal momento che le attuali concessioni scadranno per legge il 31 dicembre 2020 (data di termine dell’ultima proroga concessa dal governo Monti) e, se non arriverà una normativa adeguata, il rischio è quello delle evidenze pubbliche immediate e senza alcun paracadute per gli imprenditori che sinora hanno investito confidando nel precedente contratto di rinnovo automatico con lo Stato, poi frettolosamente abrogato nel 2010 per recepire la direttiva Bolkestein.
La convocazione del tavolo interministeriale per il prossimo 9 ottobre è una prima e importante tappa, ma è fondamentale fare in fretta e, soprattutto, non compiere passi falsi e varare una riforma che sia impeccabile dal punto di vista tecnico, al fine di evitare successivi problemi di impugnative o ricorsi che farebbero precipitare la situazione.
Occorre dare un segnale concreto entro il termine di quest’anno, senza trascinare la vicenda fino alle elezioni europee in programma a primavera 2019 (peraltro in contemporanea con il voto in alcune regioni chiave come l’Emilia-Romagna). L’ennesima campagna elettorale fatta sulla pelle dei balneari sarebbe inopportuna e disonesta a prescindere, soprattutto dopo che il governo ha fatto promesse che hanno incontrato il favore di tutte le associazioni di categoria. Quindi non c’è alcuna ragione per prolungare ulteriormente questa tortura. Chi siede al governo ha in questo momento una responsabilità storica davanti all’intero comparto turistico italiano: ci auguriamo che il senso di coscienza non venga meno e che non si arrivi al 2020 senza avere restituito a ogni balneare il diritto che gli spetta.
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