Un’onda rossa, quella che oggi ha affollato Piazza Montecitorio a Roma per manifestare contro il disegno di legge approvato dal governo lo scorso 27 gennaio per istituire le evidenze pubbliche delle concessioni demaniali marittime. Le organizzatrici dell’associazione Donnedamare parlano di «duemila imprenditori balneari» (800 secondo fonti della questura) che con pullman e treni provenienti da tutte le regioni d’Italia – Liguria, Toscana, Romagna, Marche, Abruzzo le più rappresentate, ma non mancavano Molise, Puglia, Sardegna – hanno presidiato la capitale vestiti di felpe rosse e con maschere, bandiere, fischietti per opporsi a quello che definiscono “ddl ammazzabalneari”. Bettina Bolla, presidente di Donnedamare, ha detto senza mezzi termini che il disegno di legge è «carta straccia» e chi lo appoggia «va ripudiato», riferendosi sia al governo che ad alcune associazioni di categoria. Lo scenario, infatti, è di profonda spaccatura: da una parte i partiti di maggioranza (Pd e Ncd) che stanno coordinando la riforma delle concessioni balneari in accordo con i sindacati Sib-Confcommercio, Fiba-Confesercenti, Oasi-Confartigianato e Federbalneari ritenendo le evidenze pubbliche inevitabili ma proponendo dei meccanismi di tutela per gli attuali imprenditori (periodo transitorio, valore commerciale, riconoscimento della professionalità); dall’altra l’opposizione (Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia) che rifiuta le evidenze pubbliche e la direttiva europea Bolkestein che le impone, sulla stessa linea delle sigle Assobalneari-Confindustria, Cna Balneatori, Itb Italia e Comitato salvaimprese turistiche, presenti oggi in piazza insieme a diverse centinaia di imprenditori.
Numerosi gli esponenti politici e istituzionali presenti a manifestare il loro sostegno, da Maurizio Gasparri (Forza Italia) a Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), da Marco Scajola e Angelo Vaccarezza (Regione Liguria) a Manuela Granaiola (Pd), quest’ultima coperta di fischi perché accusata di avere appoggiato il disegno di legge. «Continuo a sostenere i balneari – si è giustificata la senatrice – con cui è sorto un malinteso: il fatto che io abbia presentato il ddl in conferenza stampa al Senato non significa che lo appoggi in toto, anzi sono consapevole che la legge va migliorata, ma allo stesso tempo non può essere stralciata».
Molto chiare le richieste della piazza, così riassunte da Fabrizio Licordari, presidente Assobalneari-Confindustria: «Oggi qui a manifestare ci sono i veri balneari, quelli che rifiutano il disegno di legge del governo e che non vogliono periodi transitori che ci portano dritti alle evidenze pubbliche e all’esproprio delle nostre aziende. Noi chiediamo una proroga secca di 30 anni, come i nostri colleghi di Spagna e Portogallo hanno ottenuto, e delegittimiamo chi non porta questa richiesta alle trattative. Sono felice che il ministro Calenda ieri non abbia convocato Assobalneari, perché non potevamo sederci a un tavolo in cui si parla di evidenze pubbliche; e sono felice anche di vedere in piazza molti balneari aderenti ai sindacati che appoggiano il disegno di legge del governo: significa che si sono resi conto del pericolo che si sta manifestando con la collusione dei loro presidenti nazionali». Non a caso, dopo la manifestazione in Piazza Montecitorio, un gruppo di balneari si è spostato davanti alla sede di Confcommercio per allestire un ulteriore presidio di protesta, mentre un’altra delegazione è stata ricevuta a Palazzo Chigi da una rappresentanza tecnica del governo Gentiloni.
Anche Cristiano Tomei, coordinatore Cna Balneatori, non accetta il disegno di legge attualmente in discussione in parlamento: «Il ddl va modificato – ha detto Tomei – per venire incontro alle richieste di uno dei comparti produttivi più vivaci del nostro Paese. Come? Prevedendo un doppio binario, che da una parte sancisca il principio del legittimo affidamento ai titolari di concessioni già in essere, a tutela e garanzia della continuità del lavoro svolto; e dall’altra sancisca il via libera al sistema delle aste limitato solo alle nuove aree, per nuovi insediamenti gestiti da nuovi imprenditori. Queste esigenze sono state rappresentate all’incontro tenuto in mattinata con la struttura tecnica di palazzo Chigi che ha ricevuto una delegazione di manifestanti».
Secondo Giorgia Meloni, il pericolo è che «il governo vi tenga buoni con un misero periodo transitorio e assicurando di tutelare la vostra esperienza in fase di evidenza pubblica, ma l’Europa non accetterà nessun tipo di premialità e questa sarà la scusa per mandarvi subito all’asta. Ma i balneari non devono farsi prendere in giro; devono anzi pretendere che il governo apra subito una vertenza con l’Europa per escludere le spiagge dalla direttiva Bolkestein, come hanno fatto altri paesi con le loro specificità».
Così invece Maurizio Gasparri: «La direttiva Bolkestein per il commercio ambulante e per gli imprenditori del settore balneare va cancellata. Mezze misure sono inaccettabili. Anche oggi sono sceso in piazza accanto ai piccoli commercianti e ai balneari per dire no a una direttiva che, attraverso delle gare, di fatto discrimina e mortifica tutta la gente che lavora da anni sul territorio facendo sacrifici enormi. L’atteggiamento sin qui assunto dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, è stato all’insegna dell’arroganza e della discriminazione come ha fatto ieri, ricevendo solo alcune organizzazioni dei balneari e tenendo alla porta altre. Calenda rispetti il lavoro degli italiani. Si sospenda la Bolkestein e anche il presidente dell’Anci, Decaro, che pure aveva denunciato l’impossibilità di bandire le gare per alcuni Comuni mancando le condizioni minime necessarie, abbia più coraggio. Conta più l’Anci o Calenda? Non siamo contro la concorrenza e il libero mercato. Siamo contro chi massacra i piccoli imprenditori mentre si permette ai grandi potentati del web di non pagare le tasse in Italia. Sono queste le vere insidie del mercato moderno, non gli ambulanti o i balneari».
ultimo aggiornamento: ore 22.05
qui sotto una galleria fotografica della manifestazione tratta da facebook
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